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I temi delle europee: quale stile di vita per gli Europei?

by Luigi Gravagnuolo
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Penultima tappa del nostro giro di orizzonte sui temi della campagna elettorale in corso per il rinnovo del Parlamento Europeo. A giugno voteremo anche sull’Europa che ci piace e contro quella che non ci piace. In sintesi: Dio-Patria-Famiglia V/s Pride-Gender-Lgbtq+.

Fin qui abbiamo parlato di alternative legate a scelte politico-amministrative, il Patto di Stabilità ed il MES, i migranti, la protesta dei trattori, la transizione ecologica e quella digitale. Ed abbiamo rinvenuto un comun denominatore a tutte queste problematiche, il nuovo bipolarismo che attraversa l’Europa: da un lato gli europeisti, globalisti e liberoscambisti; dall’altra i populisti, sovranisti e protezionisti.

Solo uno sforzo di fantasia riesce a ricondurre i due nuovi poli della dialettica politica europea alle vecchie distinzioni tra Destra, Centro e Sinistra. Siamo proprio sicuri che i globalisti liberoscambisti siano di sinistra? E che i populisti siano di destra? Difatti, con gli inevitabili distinguo, propri di chi si trova a fare i conti con una realtà nuova in rapporto alla sua storia personale ed alla sua coscienza, troviamo tra i populisti e sovranisti tanti, davvero tanti, con una storia di sinistra alle spalle; come tra gli europeisti ce ne sono altrettanti formatisi nella destra e tuttora autocollocantisi a destra.  Non c’è trasformismo in questa nuove collocazioni, solo ricerca di un orientamento aderente alla nuova realtà, che impone di andare oltre gli schemi che sono stati bussola dei propri orientamenti passati ed ai quali non è facile per nessuno rinunciare.

C’è però un tema che attraversa sia i globalisti che i sovranisti e che contribuisce ancora di più a sparigliare le carte: i diritti civili.

Sul trattore che marcia su Roma e su Sanremo puoi trovare un populista inferocito contro la perfida Europa, che chiede la chiusura dell’Europa – meglio: dell’Italia – ai prodotti agricoli provenienti dall’estero, la fine dei limiti posti alla produzione e la possibilità di usare fertilizzanti di basso costo e gasolio a basso prezzo, pur se inquinanti. Lo diresti un reazionario nostalgico dell’autarchia del ventennio e del corporativismo. Poi vai a scoprire e ti accorgi che magari è gay e partecipa ai pride arcobaleno; o che, pur etero, è per la libertà dei costumi sessuali di tutti e di ciascuno.

Ma a giugno voteremo anche sullo stile di vita che vogliamo nello spazio europeo. Anzi, questo sarà uno dei fili conduttori della campagna elettorale. Come voterà il nostro cavaliere errante sul suo trattore?

Pur se, sotto il profilo quantitativo, il mondo sovranista è abitato in maggioranza da tradizionalisti e quello globalista da libertari, in entrambi gli schieramenti si trovano gli uni e gli altri. Il sovranista di turno si troverà a dover mettere la croce sul simbolo di un partito sul cui progetto economico magari concorda, ma che nega i diritti civili ai quali è legato; e l’europeista convinto, che però vorrebbe che si ponesse un freno al libertinismo imperante – com’è nel caso, ad esempio, di molti cattolici – dovrà trovare la lista giusta, globalista in economia e conservatrice sui temi etici. Su questi ultimi temi, il Parlamento europeo avrà dagli elettori il mandato a rafforzare il proprio ruolo su tutto lo spazio politico dell’Unione o quello a rispettare le prerogative sovrane di ciascuno Stato, quand’anche fossero in contrasto con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea 2012/C326/02?

Prendiamo il caso di Ilaria Salis, attivista antifascista in carcere in Ungheria e condotta in udienza in catene ed al guinzaglio come un animale al mercato bovino. Lasciamo perdere se lei si è resa davvero protagonista di un atto di violenza perseguibile dal codice penale ungherese, e non solo. Lì è in gioco il diritto di ogni persona – quand’anche fosse colpevole, cosa peraltro ancora non sentenziata – ad un trattamento carcerario umano e ad un processo giusto, con pari diritti tra accusa e difesa. È giusto, è opportuno che l’Unione Europea esiga, come condizione per l’adesione degli Stati ad essa, il rispetto dei diritti civili della Salis o l’Ungheria ha diritto a mantenere una sua giurisdizione sovrana in totale autonomia da qualsiasi vincolo europeo? Non è un caso che le forze politiche sovraniste, anche quelle al governo nel nostro Paese, siano riluttanti ad esigere il rispetto del diritto della Salis ad un trattamento rispettoso della sua dignità.

Analoghe problematiche si sono poste più volte negli anni e nei mesi scorsi nei confronti della Polonia e dei Paesi detti del Gruppo di Visegrad, nei quali lo stato di diritto è di per lo meno parziale vigenza.

Sembrerà paradossale, ma quelli che polemizzano con maggior veemenza contro l’Europa dei burocrati e propugnano la riduzione radicale delle competenze dell’UE in ambito comunitario, finiscono per desiderare esattamente ciò che pensano e dicono di voler combattere, la burocrazia di Bruxelles. Se l’Europa non ha poteri di intervento nei singoli Stati, difatti, si riduce ad una mera intesa commerciale coordinata dalla burocrazia comunitaria.

Vogliamo dunque l’Europa dei diritti civili, anche di quelli di ultima generazione, Pride-Gender-Lgbtq+, o difendiamo le tradizioni peculiari di ciascun Paese, pur se esse fossero antitetiche rispetto a tali diritti? Vogliamo l’Europa della libertà di culto o quella dei libri del Corano bruciati? della libera circolazione delle persone, delle merci e delle idee, oppure del ciascuno è padrone a casa propria? della progressiva cessione da parte di ciascun Paese membro di quote della propria sovranità all’Europa o della retrocessione ai singoli Stati delle quote di sovranità già trasferite all’UE? E, per quanto ci riguarda direttamente, siamo per il prima l’Europa o per il prima l’Italia?

L’otto e nove giugno voteremo anche su questa scelta.