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È già oggi, Neuralink: più di un’atomica!

by Bruno Gravagnuolo
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Ci siamo. Il post umano è qui: Neuralink, dal nome di un’azienda di Elon Musk. Un microchip inserito nel cervello, fatto di 64 elettrodi e 1024 sottili filamenti. Serve a collegarsi wireless con dispositivi, a comandarli e a bypassare lesioni mieliniche SLA che bloccano gli impulsi motori. Lo ha annunciato Elon Musk in un post su X il 28 gennaio, ripreso dai media mondiali.

Si tratta di auto-telepatia e telepatia vera e propria. Riceve, trasmette, impara, insegna, codifica, incide, muove le cose. Micro biochip compatibile. Già inserito in maiali e scimmie, oggi animali intelligenti. E ora anche nel cervello di un tetraplegico anonimo, in un luogo segreto.

Significa tutto. Bene e male. Diagnosi mediche e abusi. Tempo libero e tempo incatenato. Cyborg schiavi e cyborghesi padroni. Altro che cyber punk!

Negli USA la ricerca è in atto. Segreta e liberale, autorizzata a Elon Musk. Tra poco sarà come la chirurgia estetica: mi rifaccio il cervello oltre al viso. Aghi robotici micro ti infilano il chip nella corteccia frontale o in amigdala, o nell’area del ‘Paul Broca linguaggio’.

Risposta agli stimoli. Super poteri. Soldati terminator senza orpelli e antenne, che agiscono in un nano secondo. E decodificano i segnali del nemico distruggendo obiettivi. Super lavoratori titani elettronici telecomandati. Manager cyborg. Finanza e gnomi cyborg. Poliziotti cyborg. Nessun limite in teoria.

E chi ha in mano tutto questo? Musk di Tesla e il complesso militare industriale USA. Altro che le ricerche sulla telepatia e i medium su cui si arrovellava il KGB sovietico negli anni ‘70 e narrati in un celebre racconto Sellerio, scritto dallo storico Viktor Zaslavskij: “Il dottor Petrov parapsicologo“.

Per ora sul chip Neuralink di Musk vige il top secret assoluto, ma filtra quel che basta per non perdere investimenti. Siamo ben al di là delle distopie terrificanti di Orwell, Huxley e Dick. Con grande fratello, sotto-uomini e terminator.

Siamo piuttosto in vera e piena profezia di Martin Heidegger. Che profetizzò il destino della tecnica come impianto universale che spianta uomini e natura. Una mutazione antropologica che muta il vivente in frequenze elettroniche, sciogliendone il sostrato in pura luce ed energia. E anche in colossali distruzioni. Trionfo quantistico. Dominio benefico e medico sul caos biologico e fisico, che può tramutarsi in supremazia del caos. Ovvero: la razionalità della tecno scienza che si rovescia in nullificazione e potenziale nichilismo assoluto. Con distruzione persino della necessità del linguaggio convertito in impulsi e immagini istantanee potenti.

Cambierà anche il pensiero logico razionale con le sue leggi e ricadute etiche? Penseremo senza linguaggio, per figurazioni e non più per segni o parole? E chi deterrà gli algoritmi logici e matematici che controllano tutto questo?

Sono domande cruciali, che investono l’animale uomo, sociale, esistenziale e politico di cui parlava Aristotele, e che ha regnato per millenni. Vincerà – questo è certo – chi possiede lo strumento per applicarlo in larga scala. E cioè i manager finanziari, come Elon Musk, integrati nel complesso militare e industriale.

Al momento è solo un colossale affare, che va già ben oltre il chat box, ormai telefono con spago. Perché? Perché così l’AI entra direttamente e fisicamente nei neuroni. Come un peacemaker, e non siamo noi a entrarci o dialogare ma è lei, l’AI, ad essere noi. A entrare in noi. Tesla. Post cervello, post pensiero, post testa. Può girare la testa.

Ma occorre prepararsi. Capire e conoscere il dispositivo con le sue tremende possibilità. Per impedirne l’uso senza regole e a disposizione di pochi cervelli. O almeno per difendersi! Ne va di noi, del mondo tutto, della terra. Quanto e forse più dell’atomica nella storia!

E non da domani. Perché non è domani, è già adesso!