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Un caffè ricco di Spirito

by Flavio Cioffi
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Un’ottantina di piccole pagine che si leggono di getto, col sorriso sulle labbra. Perché parlano di te. Di te in quanto consumatore di caffè ed entrambi napoletani, sia tu che il caffè. E’ Na tazzulella ‘e cafè, il nuovo libro di Pietro Spirito per i tipi di Giannini Editore.

Dico il nuovo libro perché l’Autore, abituale collaboratore di questo giornale, ne ha scritti non pochi. Ma di tutt’altra natura. Gli ultimi due, per esempio, sono stati: Il nuovo capitalismo della mobilità e La digitalizzazione del lavoro. Quello che ci si aspetta da chi è stato per vent’anni un manager delle Ferrovie e poi Presidente dell’Autorità portuale di Napoli e ora insegna all’università economia applicata e management delle infrastrutture. Invece adesso il caffè.

“Le origini del mito”: Fu nel XVII secolo che, quello che ormai veniva definito “il vino d’Arabia”, giunse in Europa e vi si stabilizzò.

“La preparazione del caffè”: “Pulire la bocca” prima di sorseggiare il caffè è per il napoletano l’inizio del rito, la cerimonia di purificazione che consente poi di trattenere il sapore il più a lungo possibile. Alcune scuole eretiche di pensiero sostengono addirittura che l’acqua vada bevuta al termine della degustazione, ma siamo evidentemente all’opposto del recinto della ortodossia.

“Il rito”: …già da bambini si ambisce ad assaggiare con le labbra un cucchiaino di caffè, per poi sorseggiarne infinite tazzine durante la vita

“Le 5 M e le 3 C del caffè”: Le operazioni fondamentali che il barista deve eseguire per ottenere un buon espresso stanno nella regola delle 5M: miscela, macinatura, macchina per il caffè, manutenzione e mano del barista (…) La famosa “tazzulella” deve essere calda, comoda e carica: sono le 3C che devono accompagnare la qualità della bevanda dal lato della domanda.

“Il caffè sospeso”: Questa tradizione è stata un’usanza viva nella società napoletana per diversi anni, ma poi ha conosciuto un declino, che ora pare nuovamente invertito in favore di un ritorno alla tradizione.

“I locali del caffè”: Andiamo a prendere un caffè è l’espressione che viene usata più frequentemente. Non a bere, bensì a prendere. È un altro tratto distintivo della napoletanità nell’atto del consumo di caffè. Il lessico dice molto. Andare a prendere qualcuno, o qualcosa, instaura un incontro, non una relazione mercantile.

“Le frasi sul caffè”: da Voltaire a Pino Daniele passando per tanti altri.

Ecco, il racconto si sviluppa così. Pragmaticamente ma suscitando qualche dolce ricordo. Senza autocompiacimenti territoriali ma dando per scontato che il vero caffè, quello veramente buono, è solo il caffè napoletano. E’ un libro che va letto caldi, comodi e carichi. Con un bicchiere d’acqua e, ça va sans dire, un buon caffè.