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La Direzione Tecnica di Arpac 3. Acque interne

by Flavio Cioffi
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Terza tappa del viaggio nella Direzione Tecnica di Arpa Campania. Siamo con il Direttore Claudio Marro e con il dottor Cristiano Gramegna, titolare dell’incarico di funzione relativo al monitoraggio della qualità delle acque interne (MAIN), superficiali e sotterranee.

Come si svolge il monitoraggio?

Marro. In linea generale il monitoraggio si articola in quattro fasi: programmazione, campionamento, analisi ed elaborazione dei dati. La programmazione e la elaborazione dei dati viene svolta dalla Direzione Tecnica, i campionamenti vengono effettuati dai Dipartimenti, le analisi dai laboratori competenti. In alcuni casi supportiamo i Dipartimenti anche nelle attività di campo.

Gramegna. La nostra Unità Operativa si occupa prima di tutto della programmazione delle attività per le strutture dipartimentali. Ma, come detto, interveniamo anche con l’affiancamento per il monitoraggio degli elementi biologici dei fiumi e la ricerca di alcuni pozzi. Alla fine, i dati confluiscono alla Direzione Tecnica per la elaborazione e la definizione della qualità dell’ambiente.

Iniziamo dalla salute dei fiumi, partendo da sud.

Gramegna. Il primo è il Bussento, che rappresenta una particolarità. Forse uno dei fiumi messi meglio qualitativamente, ma il più complesso dal punto di vista morfologico, con forti criticità legate sia alla sua natura carsica (entra in un inghiottitoio e scorre sotterraneo per riemergere circa tre chilometri a valle) sia all’interruzione della sua continuità (è stato imbrigliato e interrotto dalla diga di Sabetta). L’Enel in particolare ha costruito una centrale a valle, oggi gestita dall’Iren, che genera un forte impatto idraulico.

Poi viene il Cilento.

Gramegna. Con i bacini minori del Mingardo e del Lambro, in discreta salute.

Quindi il Sele.

Gramegna. Nel bacino del Sele stiamo riscontrando negli ultimi anni una qualità accettabile. Sicuramente la depurazione è gestita bene e non si registra un significativo impatto da attività industriale.

E veniamo al famigerato Sarno.

Gramegna. Prima del Sarno esistono alcune importanti criticità. Come il Tusciano, che ha problemi dovuti alla pressione sia civile sia industriale (il monitoraggio rivela la presenza di mercurio) e arriva a mare in una condizione pessima. Il Sarno, come si sa, è una delle grandi criticità della Regione Campania, sulla quale l’Arpac presta anche la massima collaborazione alle Autorità inquirenti.

A nord del Sarno?

Gramegna. Troviamo alcune criticità, piccole per dimensioni ma importanti, come il Canale Quarto – Alveo dei Camaldoli, che arrivano direttamente sul litorale di Licola. Una criticità dovuta agli scarichi fognari dei quali si sta occupando la Procura. Il Canale Borbonico, che fa tutto il giro della provincia di Napoli e ne raccoglie gli scarichi. Il bacino dei Regi Lagni, un’altra ben nota grandissima criticità, che parte dal nolano i cui piccoli affluenti sono già inquinatissimi.

Siamo al Volturno.

Gramegna. E’ il bacino più grande della Campania. Una realtà molto complessa perché raccoglie l’area montana delle province di Benevento e di Avellino, portandosi dietro tutti i problemi legati alla carenza di depurazione. I tratti alti del Volturno, in Molise, sono in discreta salute ma dalla confluenza del Calore-Irpino in poi il fiume si porta dietro tutta la pressione del territorio campano. Anche lì abbiamo quindi seri problemi che arrivano a mare.

Infine, il Garigliano.

Gramegna. Prima di arrivare al Garigliano ci sono piccole criticità, piccole ma rognose, lungo il litorale Domitio: l’Agnena-Savone presso Mondragone e il Rio D’Auria a Baia Felice. Noi non monitoriamo più il Garigliano dal 2020, perché è passato nella competenza della Regione Lazio, ma posso dire che il fiume grazie alla portata riesce a sopravvivere come qualità.

Proviamo a fare un bilancio.

Gramegna. C’è una componente che sta incidendo molto sulla qualità dei corsi d’acqua: il cambiamento climatico. Sta diminuendo l’acqua nei fiumi e la quantità di sostanze inquinanti oggi ha un effetto più forte a causa della diluzione che sta venendo meno.

Marro. Noi come Direzione Tecnica programmiamo l’attività su 231 corpi idrici, tratti fluviali omogenei, sui quali effettuiamo oltre 2.500 analisi all’anno per la ricerca delle sostanze chimiche e circa 200 sugli elementi biologici. Per quanto riguarda lo stato chimico, il monitoraggio rivela che l’87% dei corpi idrici raggiunge l’obiettivo di qualità “buono”. Per quanto riguarda lo stato ecologico, solo il 35%.

Gramegna. Questo ci dice che la Campania soffre un inquinamento di tipo civile più che industriale. Lo stato chimico dipende infatti dalla pressione industriale e quindi l’87% vuol dire che non è fortissima. Lo stato ecologico deriva dall’incrocio di parametri chimici e biologici e rivela sia una inefficiente depurazione dei reflui civili sia un forte inquinamento proveniente dal comparto zootecnico e dall’utilizzo agricolo dei suoli. Il 35% dei corpi idrici in stato non buono vuol dire che il nostro territorio non sta bene. Poi c’è un problema che non emerge da nessun monitoraggio: l’aumento indiscriminato di rifiuti solidi abbandonati e veicolati dai fiumi.

Dai fiumi ai laghi.

Gramegna. In Campania non abbiamo laghi importanti, ma piccolissime realtà non facilmente monitorabili perché la normativa italiana è tarata su laghi tipo il Garda. Anche se, proprio quest’anno, abbiamo avviato il controllo della qualità delle acque da destinare alla produzione di acqua potabile. Stiamo, cioè, cercando di valutare l’utilità degli invasi. Sinora dieci, tra i quali Conza e Campolattaro.

Acque sotterranee.

Gramegna. Le acque sotterranee vengono monitorate sostanzialmente attraverso pozzi, che sono di sempre più difficile accesso e utilizzo perché spesso sono su aree private. Stiamo quindi ampliando la rete di monitoraggio. I corpi idrici sono 81 e la rete attualmente conta circa 300 siti attraverso i quali controllarne la qualità e soprattutto la quantità, un dato questo che fino ad oggi avevamo difficoltà a reperire e per il quale ci stiamo attrezzando.

Ma qual è lo stato di salute?

Marro. 86% in stato chimico “buono”. Lo stato ambientale dei corpi idrici sotterranei sta migliorando ed è migliore di quello dei corpi superficiali, che sta peggiorando.

Concludiamo con le acque di transizione. Cosa sono?

Gramegna. Le acque di transizione sono quelle acque che hanno una caratteristica intermedia tra le marino costiere e le acque interne. Sono acque di passaggio tra quelle dolci e le salate, come le foci fluviali o le lagune. In Campania sono state individuate solo le lagune costiere delle quali l’ARPAC ne monitora quattro, i laghetti Flegrei: Fusaro, Miseno, Patria e Lucrino. Presentano delle criticità legate a come sono stati gestiti fino ai primi anni ’90. Il lago Patria ha forse i problemi maggiori, perché riceve le acque della bonifica della piana. Gli altri stanno bene sotto l’aspetto chimico-fisico dell’acqua, ma hanno un sedimento molto inquinato.

 

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