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L’Europa, vista da Milano, non è mai stata tanto lontana

by Brian Curto
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Ieri Bruxelles bruciava. A metterla a ferro e fuoco gli agricoltori. Li abbiamo visti un po’ ovunque. La terra non mente e non conosce finzioni. Sarà per questo che l’ecologismo, chi campa di ecologia, che poi è la conoscenza della Natura, ha sempre fatto fatica a comprenderlo. Vale nella civilissima Olanda, vale in Germania e vale in Val Padana.

Non vale, invece, in corso Buenos Aires, in Montenapoleone e nemmeno in Brera. Qui, alla rivoluzione verde ci hanno creduto così tanto che hanno pure tentato di proibire agli abitanti della periferia di recarvisi in auto. L’inquinatore, pensavano, non passerà. E invece, anche con l’intervento di Sala, l’inquinatore è passato. Ecco, il passaggio. La Milano Europea, quella di Expo, quella internazionale sta lentamente passando. E dietro il suo passaggio restano solo Bed and Breakfast e case carissime.

L’Europa aveva promesso un futuro verde, inclusivo e privo di populisti e nazionalisti. E invece. E invece Draghi è passato come le nuvole sulla Pianura Padana: senza pioggia e senza frutto. La cappa di smog è insopportabile. La siccità divorante. E Milano si domanda cosa ne sia stato di questi cinque anni e delle promesse della vigilia. Andando verso il voto molto mancherà, qualcosa ritornerà e qualcosa di nuovo accadrà. È normale in politica, ma questo non lo rende meno sconcertante.

Mancheranno, innanzitutto, quasi tutti i leghisti. L’altra volta erano stati eletti in undici nel Nord Ovest. Una squadra di calcio. Adesso la prospettiva è di rischiare di cambiare sport e passare al tennis: un doppio. Forse un tris. Ma il poker, quello no. Mancherà, assai probabilmente, l’Onorevole Angelo Ciocca. Con la sua scarpa usata per calpestare i trattati. Addirittura si parlava di un passaggio in Forza Italia, mai concretizzatosi. Al suo posto è passato Toby Iwobi. Ma mancherà soprattutto quel sogno di una Lega Nazionale che metteva l’unità nazionale sopra le autonomie. Fregare il Sud era decisamente più complesso di quanto certi strateghi dei social credevano.

Mancherà la lotta spasmodica per un posto all’Europarlamento in casa Forza Italia, qui i posti da due si spera non scendano a uno. Sarebbe un ben misero regalo per i 30 anni del movimento. Quest’ansia da prestazione cancella anche le lotte tradizionali. E sposta il terreno di scontro sulla sopravvivenza dell’ottimismo nel centrodestra. Una merce sempre più rara, sostituita da rabbia e rivendicazione.

Mancherà il pathos nel PD, con i candidati più forti chiari già dalla vigilia. Normale portato dell’amministrare il potere per quasi tre lustri in una grande città. I quartieri sono stati spartiti con precisione e nessuno rompe le linee. Anche se ormai l’amore con il sindaco è finito e toccherà loro correre contro il proprio enfant prodige diventato terrible tutto d’un tratto.

Ma ci sarà molto altro al posto di quanto sopra.

Ci sarà probabilmente Roberto Formigoni. Dove e come non è ancora dato sapere, ma ben informati dicono in Forza Italia. A Fratelli d’Italia in lista bastava il patteggiamento per corruzione dell’Onorevole Fidanza e il passato pesante di Mantovani. Quindi toccava ripiegare su un antico amore, per trovare tanti antichi amici. Alcuni con antiche colpe, da ripagare all’antica. Con l’umiliazione delle preferenze.

Ci sarà Silvia Sardone, la volta scorsa seconda come preferenze, stavolta proiettata a vincere per mancanza di avversari interni. E vincere è l’unica strada sicura per tornare a Bruxelles. Anche se i numeri di Amazon della sua ultima fatica letteraria non fanno ben presagire. Ma si sa, l’elettorato leghista e la cultura non hanno molto in comune. Certo, corresse Vannacci, quinto in classifica nazionale con le vendite del suo “Mondo al Contrario” nel 2023 tutto diventerebbe molto più complesso…

Ci sarà infine Fratelli d’Italia, pronta a prendere il doppio degli eletti della scorsa volta. E i nomi in lista potrebbero far rivoltare nel Campo X più di qualche reduce di Salò…

Ma soprattutto ci sarà tanta, tanta stanchezza. È finita una stagione e quella successiva non è ancora nata. È il momento migliore per riflettere. E molti, a naso, staranno a casa a riflettere. In attesa che passi la buriana e torni il buonsenso. Draghi o un suo erede, magari…