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Sinner, come non amarlo (nonostante Montecarlo)?

by Francesca Pica
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Non si fa in tempo a gioire per la vittoria agli Australian Open di un tennista italiano che vince, dopo quasi cinquant’anni da Adriano Panatta, un torneo del grande slam di tennis che arriva qualcuno di autorevole a rovinarci la festa!

È niente meno che il giornalista Aldo Cazzullo a criticare la scelta del giovane tennista italiano, Jannik Sinner, di spostare la residenza nel principato di Monaco, dove c’è un regime fiscale enormemente più conveniente rispetto all’Italia. Ed è convincente, Cazzullo, perché non pone l’accento solo sulle tasse che il campione non paga in Italia, ma anche sulla delusione che arriva dall’atleta che diventerà il portabandiera dello sport italiano senza però contribuire al bene pubblico dei suoi concittadini.

È un peccato perché a noi Jannik piace davvero, prima di tutto come persona. Ci piace il modo di esprimersi, il tono che usa, la determinazione forte e gentile che lo spinge. Ci piace anche quando non cade nei trabocchetti di tanti che vorrebbero farne un “personaggio” senza riuscirci, perché è “un ragazzo semplice” e i giochetti con lui non funzionano.

Non ha ceduto (finora) neanche alle lusinghe di Amadeus che lo ha invitato a Sanremo e lui risponde di no: “Per Sanremo farò il tifo da casa, è un evento bello ma io devo lavorare per preparare i prossimi tornei quindi non andrò”.

Ci fa tenerezza quando dice che non è social perché lì c’è gente che si fa le foto sorridendo mentre cinque minuti prima si era asciugata le lacrime e che ci sono troppo notizie false. E ci piace quando raccomanda ai ragazzi di stare attenti. Insomma, senza scomodare la categoria di “modello”, fa piacere notare che è un ragazzo umile, che lavora sodo e si ricorda da dove viene e per questo rappresenta un buon punto di riferimento per tanti ragazzi della sua età.

E allora Montecarlo? Lui risponde semplicemente che ci è andato perché lì era la scuola del suo allenatore e ci è rimasto perché lì può allenarsi con i grandi campioni in strutture bellissime e, soprattutto, perché può andare al supermercato come un qualunque ragazzo senza essere notato.

Ovviamente non c’è nulla di illegale in questa scelta, ma Nadal e Federer dimostrano che non c’è bisogno del principato di Monaco per fare carriere sfavillanti e, loro due, di vittorie epocali ne hanno collezionate parecchie.

Le tasse non sono “il pizzo di Stato” come abbiamo incredibilmente sentito dire. Sono invece il mezzo che la società ha scelto per costruite la civiltà. Per finanziare gli ospedali, le scuole, le forze dell’ordine. Discutere se questo avvenga bene o male è un’altra storia. Solo per questo, dispiace che campione così ammirevole da mille punti di vista non partecipi anche lui, per il suo, al bene comune del suo Paese.

Di sicuro non smetteremo certo di fare il tifo per questo ragazzo altoatesino dal talento sensazionale e con una carriera destinata a grandi successi. Successo che ha scelto di non festeggiare nella sua città e con la famiglia per “rispetto” verso la tragedia capitata nel suo paese con la morte di una mamma e dei suoi due figli in un incidente d’auto. Ha ritenuto che fosse il caso di aspettare prima di organizzare una festa proprio lì, come si fa a non amarlo?