Ci lascia Sandra Milo, si è spenta nella sua abitazione a Roma a novant’anni. L’attrice ha rappresentato l’epoca d’oro del cinema italiano, un’era ricca di fascino e magia. La sua presenza esuberante, la sua simpatia, la leggerezza e il sorriso luminoso l’hanno resa un’icona degli anni Cinquanta e Sessanta.
La Milo aveva, tuttavia, una singolarità: il suo modo di essere, la sua voce infantile, la sua vitalità inesauribile hanno quasi oscurato la sua lunghissima e straordinaria carriera, mantenendo, invece, vivo l’interesse intorno al suo personaggio, ai suoi amori e alle vicende più insolite e drammatiche della sua vita. Una vita che Sandra Milo ha sempre raccontato con la sua voce inconfondibile. Ma sempre senza nostalgia, piuttosto con la grinta che l’ha sempre accompagnata. In occasione del suo novantesimo compleanno, qualche mese fa, aveva detto: «Non temo niente, neanche la morte. La paura non fa parte della mia anima».
Una settantina i film in cui ha lavorato: si va da Roberto Rossellini ad Antonio Pietrangeli, da Sergio Corbucci a Federico Fellini, da Luigi Zampa a Dino Risi, da Luciano Salce a Duccio Tessari, da Pupi Avati a Gabriele Salvatores fino a Gabriele Muccino, solo per citarne alcuni.
Cruciale l’incontro con Fellini che la chiamava affettuosamente ‘Sandrocchia’ e la rese protagonista di due capolavori: “8½” del 1963 in cui la trasforma in una femme fatale indimenticabile; e “Giulietta degli spiriti” del 1965 in cui condivide il set con Giulietta Masina, moglie di Fellini.
Da quel momento in poi è stata definita (anche da sé stessa) la “musa di Fellini”, definizione che metteva insieme la dimensione artistica e quella affettiva che sarebbe andata ben oltre. Per Sandra quella storia fu “un grande amore”, per Federico una passione diventata nel tempo anche amicizia e segreto rifugio. Sulla strana coppia che Giulietta aveva in qualche modo accettato, si è molto favoleggiato e oggi è perfino difficile distinguere tra realtà e leggenda.
Molto più intelligente e determinata di quanto facesse apparire il suo personaggio da “bionda svampita” è lei stessa a dichiarare: «In quegli anni per le donne non era consigliabile mostrarsi troppo intelligenti. Gli uomini preferivano bellezze che non danno pensiero».
Nel 1987, recita con Jeanne Moreau in “Remake” poi, spinta dall’amicizia con Bettino Craxi, si improvvisa conduttrice televisiva su Rai Due con il programma “Piccoli fans”, programma per bambini che la riporterà nuovamente in auge. Nel 1990 durante la trasmissione “L’amore è una cosa meravigliosa” il brutto scherzo telefonico fattole in diretta dove la si avvertiva di un incidente, mai accaduto, del figlio Ciro. La Milo scappa in lacrime dallo studio, ma le sue urla diventano un tormentone per programmi come “Blob” e “Target”.
Negli ultimi anni l’abbiamo vista nel docu-reality di Sky “Quelle brave ragazze”, ma ha lavorato anche nella serie comedy “Gigolò per caso”. Il momento però più significativo dell’ultima parte della sua vita professionale arriva nel 2021, quando riceve un meritatissimo David di Donatello alla carriera.