Davvero dire che le fiabe sono sessiste può risultare sconvolgente? Allora, proprio perché sconvolge, annunciarlo in un discorso pubblico è utile. In fondo rintracciare una vocazione maschilista nelle favole non dovrebbe dirci niente di nuovo, eppure qualcuno si è irritato. Si è anche acceso l’immancabile dibattito sui social per via del monologo che Paola Cortellesi ha recitato durante l’inaugurazione dell’anno accademico all’università Luiss Guido Carli.
L’attrice e regista, regina del botteghino italiano grazie allo straordinario successo di C’è ancora domani, ha scatenato le polemiche per alcune battute relative alla condizione della principessa nella fiaba. «Siamo sicuri che se Biancaneve fosse stata una cozza il cacciatore l’avrebbe salvata lo stesso? – ha detto provocatoriamente – Perché il principe ha bisogno di una scarpetta per riconoscere Cenerentola, non poteva guardarla in faccia? Biancaneve faceva la colf ai sette nani».
Paola Cortellesi inaugura l’anno accademico con quello che diverse testate segnalano come monologo sugli “stereotipi sessisti”. Alcune battute del discorso riguardano Cenerentola, Biancaneve e compagnia, sostenendo l’esistenza di luoghi comuni che hanno nutrito la fantasia e l’immaginario di intere generazioni entrando nell’immaginario collettivo e nella rappresentazione femminile nelle favole. Ha anche detto: «L’unica dote delle protagoniste è quella di essere belle mentre il potere salvifico è affidato agli uomini, specie se potenti come il principe azzurro, mentre Biancaneve faceva la colf ai sette nani. Oppure eccole cattive nella parte della strega, matrigna, sorellastra».
Secondo la celebre attrice, regista e sceneggiatrice, è necessario saper riconoscere questi stereotipi apparentemente innocenti, contenuti anche nel mondo delle favole perché hanno contribuito a costruire la cultura patriarcale e maschilista che lei stessa, nel suo film, ha voluto scardinare. Cliché che costruiscono l’immaginario collettivo sulle donne, ingabbiandole solo in certi ruoli. Ha poi rivolto un appello agli studenti maschi chiedendo rispetto verso le compagne e tutte le donne, aggiungendo inoltre: «Rimanete originali, siate pazzi, ma non per forza straordinari». Parole, le sue, che hanno acceso la polemica e sono state tacciate di andare dietro alla cosiddetta “cultura woke”.
Il suo monologo si è concluso con l’intervento di Paola Severino, Presidente della Luiss School of Law, la quale ha posto l’accento sulle donne che hanno segnato la vita di altre donne. Donne eccezionali come Lina Merlin (nel primo comma dell’articolo 3 della Costituzione della precisazione “senza distinzione di sesso”), Rosa Oliva (grazie a lei si sono aperti i concorsi pubblici alle donne), Franca Viola (che si è opposta al matrimonio riparatore dopo una violenza sessuale) e Tina Anselmi (suo il merito del riconoscimento della parità salariale).
Resta ancora molta strada da percorrere, ma l’educazione, la scuola, l’università e il senso della legalità e del riconoscimento del merito sono determinanti nel raggiungere il fondamentale risultato della uguaglianza di genere.