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Epifania o Befana. Cosa festeggiamo il 6 gennaio?

by Francesca Pica
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Cosa festeggiamo il 6 gennaio? Mettiamola così: celebriamo tre Curdi che rendono omaggio a un bambino profugo, nato da una coppia singolare che migrava in qualche angolo di mondo arabo. Sintesi convincente? Andiamo per ordine. A chi si chiede se i personaggi delle tre statuine, che si collocano nel presepe proprio in questi giorni, sono veramente esistiti, può trovare risposte in Erodoto. Secondo lui i Magi erano i sacerdoti dei Medi (avi degli attuali Curdi) che interpretavano i sogni e studiavano le stelle, insomma, astronomi e filosofi. Ma perché duemila anni fa i Magi, sacerdoti di una religione straniera, andarono a rendere omaggio a Gesù?

Nel Vangelo di Matteo, si parla di loro solo in dodici versetti dove è scritto che venivano da Oriente e seguivano un astro fermatosi sulla grotta di Betlemme. Qui videro, in un bambino povero e fuggiasco, la manifestazione del divino.

La loro presenza a Betlemme ha una grande importanza simbolica nel cristianesimo perché testimonia l’universalità del messaggio di Cristo, venuto per la salvezza non del solo popolo d’Israele ma dell’umanità intera. Anche i doni avrebbero un profondo significato simbolico: l’oro per la regalità di Gesù, l’incenso per la divinità e la mirra, usata nelle sepolture, con riferimento alla sua passione. La tradizione successiva li ha chiamati Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, proprio per suggerire la provenienza da terre orientali.

E la Befana? La vecchia signora con le scarpe rotte che vien di notte è una figura popolare tutta italiana, quasi sconosciuta nel resto del mondo. Quello che lega la tradizione cristiana alla nostra Befana è una leggenda, tra sacro e profano, che riguarda proprio i Magi.

Diretti a Betlemme, i tre sapienti non furono unicamente guidati dalla stella. Durante la strada, chiesero informazioni a un’anziana signora che stava trascorrendo, come al solito, la giornata a pulire e spazzare. Quando i Re Magi bussarono alla sua porta chiedendole informazioni sulla capanna in cui stava per nascere il bambino Gesù, lei li allontanò bruscamente perché era troppo indaffarata, ma in seguito fu presa del rimorso.

Così, qualche ora dopo, partì con un cestino di dolci. Fermandosi a bussare a ogni porta in cerca di Gesù, li regalò a ogni bambino che incontrava. Da quel momento la Befana ha smesso di fare le pulizie e ha usato la sua scopa di saggina per volare sui tetti, regalando dolci a chi è stato buono o carbone a chi non lo è stato. Ma volando da tanti anni di casa in casa, ha capito che i bambini cattivi non esistono e ha trovato il modo per ovviare all’equivoco. Lascia ancora qualche pezzo di carbone qui e là, ma squisito carbone di zucchero, così tanto per rispettare la tradizione.