«La verità e la forza dimorano presso gli umiliati e oppressi, e chi dà loro la parola diventa signore. (…) La verità dimora presso i deboli perché la ragione è superflua al forte, ma è l’unica forza dell’oppresso, che dall’oppressione è costretto a forgiarsi con ogni cura quella sua unica arma (la teoria del diritto divino e di natura, delle norme che trascendono le vicissitudini umane). Chi geme sotto un’oppressione alimenta con sudore e sangue la pianta della conoscenza; per il potente la conoscenza è oggetto di disprezzo o di curiosità o di ornamento, solo la vittima ne ha fame e bisogno.
La verità dimora presso gli umiliati, ma anche la forza (futura) è loro appannaggio. Infatti ogni potere si regge in grazia di uno scheletro, che è la sua gerarchia; ciascuno strato riceve autorità dall’alto e trasmette tributi dal basso, tale è la circolazione del sangue della forza politica. Però ogni potenza suscita, quando non la trovi, una potenza opposta (e se non ne ha una davanti a sé, fatalmente si scinde all’interno) e la potenza rivale spinge gli strati sofferenti contro la gerarchia, facendo salire il basso in alto: la meccanica degli equilibri sociali vuole che la potenza nemica abbia per alleati coloro che la gerarchia imperante schiaccia con la sua mole. È fatale perciò che il Tempo lavori a favore dei reietti, che i generali prussiani mandino Lenin a San Pietroburgo.»
Elémire Zolla, Gli arcani del potere.