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Auguri di buon anno, tra cose vecchie e nuove

by Flavio Cioffi
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A Capodanno si buttano le cose vecchie. Quelle che non servono o non funzionano più e magari non hanno mai veramente funzionato. Quelle che ci possiamo finalmente permettere di sostituire con esemplari più performanti o carini. Quelle che ci sono sempre state sulle scatole e finalmente ci decidiamo a gettare. Lo faremmo anche con le persone, se potessimo. Pur essendoci sempre il rischio che siano gli altri a gettare noi. E nello scegliere le cose di cui vogliamo o vorremmo disfarci, automaticamente individuiamo quelle che vogliamo tenerci. Con le quali, fossero anche vecchie e brutte e inutili, abbiamo un rapporto quasi affettivo. Che so, la divisa che portasti durante il servizio militare. Quel vecchio portafogli ormai logoro che negli anni è stato a volte anche vuoto ma ti ha comunque accompagnato fin qui. L’orologio che ti fu regalato quel dì e che non usi più ma conservi religiosamente nel cassetto. Per non parlare delle persone.

Ebbene, cosa getteremmo di questo 2023 ormai finito? Certamente le guerre in Ucraina e in Palestina. Gli incidenti sul lavoro, che 9 su 10 incidenti non sono ma veri e propri delitti. I femminicidi, con tutto il connesso carrozzone: violenza di genere, discriminazione sessuale, patriarcato e via dicendo. Si potrebbe proseguire per pagine e pagine ma fermiamoci qui.

E cosa invece conserveremmo? Gli amici, come sono sono.

Cosa vorremmo che ci portasse di nuovo il 2024? Beh, qui si apre una cascata di desiderata. Un vero e proprio Niagara. Perciò, passo.