«Amleto: Udite attenti. Io ho qui da ultimo (e non so il perché) perduta tutta la mia giovialità, ripudiato ogni sorta di esercizi, e mi sento tale tristezza, che questa meravigliosa macchina, la terra, non mi sembra più che uno sterile promontorio; questo superbo baldacchino, l’aria, vedete… questo nobile firmamento, questa maestosa volta seminata di stelle, altro più non mi somiglia che una pestilenziale congerie di vapori. Qual capolavoro è l’uomo! Come nobile nell’intelletto! Come infinito nelle sue facoltà! Quale espressione ammirabile e commovente nel suo volto, nel suo gesto! Un angelo allorché opera! Un Dio quando pensa! Splendido ornamento del mondo! Re degli animali!… E nullameno che è per me questa quintessenza di polvere? L’uomo non mi alletta; no, né la donna tampoco…, sebbene dal vostro sorriso si direbbe che nol crediate.»
William Shakespeare, Amleto.