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Scavi di Pompei: Amedeo Maiuri e Matteo Della Corte

by Federico L.I. FEDERICO
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Nei prossimi giorni a Pompei si terrà la quinta edizione del PIAAM – Premio Internazionale di Archeologia Amedeo Maiuri. L’evento – che si svolgerà il giorno 30 di Novembre – ci dà la occasione di ricordare la figura di Amedeo Maiuri, che fu l’assoluto protagonista dell’Archeologia Pompeiana del Novecento.

Non vogliamo però dimenticare la figura di Matteo Della Corte, uomo dotto, schivo e “autentico” fino alla rudezza, che fu un sommo Epigrafista pompeianista e Direttore degli Scavi di Pompei, allora dipendenti dalla sede napoletana del Museo Archeologico Nazionale. Della Corte fu sicuramente il più autorevole deuteragonista sulla scena internazionale degli Scavi Pompeiani, senza scadere nell’antagonismo con il più famoso – ma anche più giovane e poliedrico – Soprintendente Maiuri che, da Napoli, operava con continuità nei prediletti Scavi di Pompei.

I due, insieme, attraversarono l’arco temporale di alcuni decenni che furono straordinari per il solido e definitivo riaffermarsi della fama di Pompei nel Mondo che la Seconda Guerra mondiale aveva intanto trasformato profondamente, cambiandolo alla fine completamente.

A ciascuno dei due oggi sono intitolati altrettanti Istituti Comprensivi nella città nuova di Pompei.

Proviamo a fare brevemente i ritratti delle loro due personalità per i lettori più giovani, che probabilmente li ignorano.

Amedeo Maiuri, oltre che Soprintendente e grande archeologo pompeianista fu anche raffinato scrittore di memorabili passeggiate, tra le quali le inarrivabili “Passeggiate campane” e le dotte “Passeggiate in Magna Grecia” la cui lettura consigliamo a tutti coloro che amano leggere bella e dotta prosa. Più singolari e intime, ma sostenute dallo stesso intento divulgativo, sono le altre sue opere come “Breviario da Capri” e “Vita d’Archeologo”, in cui la leggerezza consapevole del cronista, che non vuole apparire pedante, traspare dal testo rendendolo agile e idoneo a un racconto lieve. Come i tanti “racconti” divulgativi del mito di Pompei che Maiuri rilasciava sulla stampa nazionale e su quella internazionale con la sua prosa discorsiva e faconda da “guida colta” e non da cattedratico.

Maiuri passò dal Fascismo alla Seconda guerra mondiale – prima fascista e poi “alleata” – percorrendo l’intero primo quindicennio post-bellico fino al 1961, da protagonista riconosciuto e rispettato dal Potere del momento storico contingente, di cui fu interlocutore leale, finissimo di penna e parola.

Uomo di grande attaccamento al proprio dovere, Maiuri fu anche vittima di un mitragliamento a bassa quota, mentre in bicicletta faticosamente si recava dalla prediletta Pompei al Museo Nazionale di Napoli. Amedeo Maiuri, ciociaro di Veroli, amava sentirsi chiamare a Pompei ‘on’Amedè, o anche prufessò, sui cantieri di scavo, con la schiettezza rispettosa che concedeva ai propri collaboratori, come un bonario sovrano, anche quando era divenuto Accademico d’Italia e si confrontava alla pari con le più alte sfere ministeriali italiane e internazionali.

Al contrario, Matteo Della Corte: trascorse oltre mezzo secolo nello studio quasi esclusivo degli scavi di Pompei, di cui fu a lungo Direttore, anche se la sua fama era internazionale. Personaggio suo malgrado, era per carattere ruvido ed immediato.

Riporto qui di seguito alcune cose che ho già scritto di lui: Amava esprimersi spesso in impeccabile… dialetto napoletano. Famoso tra gli addetti è ancora il gustoso episodio che lo vide accusare un custode degli scavi di essere un “cacasicco”.

In breve: il malcapitato custode pompeiano infatti, sorpreso lontano dal proprio posto di custodia – forse perché intento a guadagnarsi qualche mancia dal turista di turno per il quale si era improvvisato guida turistica – si era giustificato dicendo di avere avuto necessità di un bisogno corporale urgente. Costretto a dare evidenza testimoniale di quanto diceva di avere appena evacuato, il custode in evidente difficoltà aveva indicato come propri alcuni escrementi già essiccati dal sole.

Da qui la accusa urlata a piena voce: Allora tu si’ ’nu cacasicco!

(pagg 108-109 del volume “Mons. Roberto Ronca prelato e partigiano combattente a Pompei nel dopoguerra” di F.L.I. Federico. 2011 POMPEI).