«Ogni ragazza è moralmente superiore all’uomo, perché è incomparabilmente più pura di lui. La ragazza che si sposa è sempre superiore a suo marito. È superiore a lui da ragazza e resta superiore da moglie, nel nostro modo di vivere.»
Lev N. Tolstój, Sonata a Kreutzer (passo nella variante VIII, espunto dalla versione definitiva).
Quello rappresentato da Tolstoj ne La sonata a Kreutzer è un uxoricidio. E già la scelta del titolo, dopo i precedenti: L’assassino di sua moglie o Come un marito uccise sua moglie, testimonia la cifra del racconto. Il protagonista, Pozdnyšev narra ad un occasionale compagno di viaggio in treno il delitto nel quadro della propria visione del mondo, dei propri valori, sulla base delle proprie valutazioni, a partire dall’occasione che scatena la sua incontenibile gelosia: la sonata di Beethoven eseguita dalla moglie al piano (il principio femminile) e dallo spasimante al violino (il principio maschile). Il racconto è del 1890 – già ben oltre, quindi, la sua conversione mistica del 1880 – e sconta una visione dei rapporti tra i sessi improntati al rifiuto di ogni carnalità, nella prospettiva di una vita casta e ascetica, che si rifiuta ai rapporti sessuali: “Il sesso, in qualsiasi modo si realizzi, è sempre un male terribile e va respinto, non certo incentivato”. Nella “Postfazione” auspica l’astinenza fino a preconizzare una “umanità destinata prima o poi a finire”.
Il racconto scatenò fin dalla sua uscita furiose polemiche. Ivan Turgenev, morente, gli indirizzò un messaggio: “Siete un ottimo scrittore e un pessimo predicatore, Continuate a scrivere e smettetela di predicare”. Il figlio Lev L’vovic ne Il preludio di Chopin auspica il matrimonio precoce. Nikolaj Leskov propone l’accettazione di ogni contraddizione dei rapporti sessuali con un racconto polemico fin dal titolo: A proposito della sonata a Kreutzer. Anton Cecov con Mia moglie, del 1892, ci rappresenta una relazione in cui i coniugi sono infelici ma inseparabili. Sul matrimonio non dice nulla. Non condanna e non assolve. Ognuno resta com’è.