«Ho aperto di nuovo gli occhi sull’oppressione che vede il sole: lacrime degli sfruttati, senza alcuno che li conforti, solo violenza dagli sfruttatori, e ancora nessuno che li conforti. Meglio i morti – ho finito per pensare – che ormai non sono più dei vivi che respirano ancora; anzi, meglio degli uni e degli altri chi ancora non è nato e non ha visto il male che il sole vede diffondersi. Io ho visto sforzi e successi degli uomini: ed è tutto solo uomo che invidia uomo e aspira a sopraffarlo, anche questo, niente, vuoto, rincorrere sbuffi di vento. Lo stupido, dalla sua, incrocia le braccia e si condanna a morire di fame. Meglio, a questo punto, un pugno di grano ed esserne soddisfatti che due manciate fra sofferenze e corse dietro al vento.
Altro vuoto che vede il sole mi è caduto sotto gli occhi: un uomo è solo, non ha nessuno, figlio o fratello che sia… e mai smette di brigare, la sua fame di denaro non conosce sazietà. “A chi in fondo” – pensa – “mira ogni mio sforzo? Per chi rinunciare alla mia fortuna?”: vuoto anche questo, solo un feroce sfiancarsi.»
Ecclesiaste, 4, 1-8.