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Un Tik Tok vi nutrirà

by Luca Rampazzo
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“A tutti coloro che fanno video mostrando che non c’è gente, perché vengono a prima mattina, voglio solo dire che settimana scorsa abbiamo fatto il record di incasso. Abbiamo persone che vengono da tutto il mondo. Abbiamo inserito altre quattro risorse e chiudiamo alle ore 22.00. Anche a Milano sta andando tutto alla grande e ogni giorno i napoletani vengono e mi ringraziano che ho aperto Napoli e i suoi prodotti in Lombardia.”

Così Donato De Caprio (“Con mollica o senza?”) su NapoliToday a proposito del suo locale milanese e della sua concorrenza, l’Antico Vinaio. Due considerazioni preliminari: non posso dire se i cittadini partenopei vadano davvero a stringergli la mano, complimentandosi per il riuscito sbarco a Milano, a due passi dal Duomo. Posso però testimoniare che a due e tre settimane dall’apertura, all’ora di pranzo e pure dopo, la fila faceva il giro dell’isolato. Io non ho avuto la fortuna di mangiarci (sono a dieta, il mio problema non è la mollica, ma l’intero panino), ma di sicuro se avessi aspirato a farlo avrei dovuto attendere a lungo.

Però, guardando la fila, non ho potuto resistere dal fare delle considerazioni generali su Milano e sul suo rapporto col cibo. Seguitemi, vi prego. Immaginate il cuore di Napoli. Scegliete un posto che vi faccia proprio dire “sono a casa, questo è il centro di Napoli”. Immaginate di farci un giro attorno. Di guardare il cielo, ammirare le pietre, vecchie di secoli, quando non di millenni. E poi, per diletto e per curiosità, di contare i locali gastronomici. E girare per ore. SENZA TROVARE UN SOLO LOCALE TIPICO. E siete stati attenti eh, separando i locali da turisti dagli altri. Ci sono i locali stellati magari, ma non c’è un solo ristorante che la domenica faccia il ragù. Le uniche pizze che trovate sono piatte, come la terra secondo decine di video su YouTube. Che effetto vi farebbe?

Questa è la situazione della Piazza del Duomo a Milano. I milanesi, a cui questa situazione non dà, e non mi risulta abbia mai dati negli ultimi 50 anni, fastidio la vivono ogni volta che ci passano. Per la cronaca, esiste, che io sappia, almeno un fast food di cibi milanesi tradizionali (ma rivisti, sotto forma di panino). A San Siro. Lottando contro kebab e ristoranti cinesi. Ma al Duomo, al momento io conto un McDonald’s, un Five Guys (sempre hamburger) poco più in là, Cracco e Igino Massari. Più ovviamente bar e quant’altro. Ma sempre con menu internazionale.

Milano, capitale della moda, nella cucina è, a tavola, da sempre vittima delle mode. L’ultima è quella, nata in lockdown, degli chef da Tik Tok. Qualcuno se ne stupisce, altri addirittura si scandalizza. Ma è solo questione di mezzo con cui il messaggio arriva al pubblico. Negli anni ’80, con le copertine patinate, abbiamo (sempre a Milano peraltro) imparato che fare la fame poteva essere chic ed estremamente costoso. Era la nouvelle cuisine del maestro Marchesi. Con l’arrivo di YouTube abbiamo scoperto che la carbonara era un patrimonio intangibile dell’italianità da secoli (cosa falsa, ma ormai fortemente introiettata) e abbiamo lanciato una crociata mediatica per difenderla da panna e abusivi di vario genere.

Ora va di moda il panino all’Italiana. E “Con mollica o senza” è stato bravissimo a gestire la notorietà. Arrivando subito in una piazza che adora la moda, il nuovo, non ha una storia da contrapporre e ha spazio per tutti. I clienti, peraltro, da ché ho potuto vedere, erano tutti molto giovani e in formato studente/turista. Magari, se calo vi è stato, è dipeso che se Milano non è allegra in primavera, figuratevi voi in novembre.

Insomma, la scelta è stata indovinata. Una curiosità. Un tempo quel locale, mi dicono gli storici frequentatori della piazza, era un enorme negozio di abbigliamento. Ora tutte le vetrine sono dedicate al cibo. Quello che resiste nel settore moda, oltre i grandi marchi, sono commercianti romani. Ormai, come dice la saggezza popolare da queste parti, i veri milanesi li trovi solo al Famedio, dove riposano i nomi che hanno reso illustre la città.