Dal 2 al 5 novembre si è tenuta a Paestum la venticinquesima Borsa mediterranea del turismo archeologico. In questo ambito, il Touring Club ha organizzato una sessione di discussione sul tema della accessibilità quale leva strategica per lo sviluppo del turismo nelle regioni meridionali. Abbiamo intervistato Giuseppe Roma, vicepresidente del Touring.
Intanto, come sta cambiando il turismo dopo la brusca ed imprevedibile interruzione della pandemia?
Con l’anno in corso torniamo ai numeri del 2019. Per turismo viaggiano nel mondo 1,4 miliardi di persone. Al tempo stesso stiamo assistendo ad una grande trasformazione del modello turistico, non solo perché in prospettiva si allargherà ancora di più il mercato, ma anche perché i paesi emergenti che si affacciano come prossimi futuri protagonisti sul fronte del turismo cambieranno completamente il volto, non solo alla geografia della domanda ma anche ai comportamenti ed alle aspettative dei clienti.
Come si configura oggi il mercato internazionale del turismo dal punto di vista delle quote di mercato e delle caratteristiche della offerta?
Il Mediterraneo è la prima destinazione mondiale, con il 27%. Due terzi di questi turisti si concentrano nella riva Nord del Mare Nostrum, anche per la costante instabilità della riva Sud. Ma quantità di domanda elevata non significa necessariamente elevati fatturati e profitti. Mentre nelle Americhe il 16% dei flussi turistici generano il 24% del fatturato turistico mondiale, nei paesi della Unione Europea il 61% dei flussi determinano il 52% del fatturato.
Quali possono essere le ricette per affrontare la sfida strategica del turismo del futuro?
Innanzitutto bisogna valorizzare l’identità, non sacrificando le caratteristiche della destinazione turistica alle mode della domanda in quel momento. Il rischio di gentrificazione è dietro l’angolo, e conduce alla perdita progressiva delle capacità attrattive che invece vanno valorizzate. Alcune delle leve tradizionali di marketing turistico si stanno invece appannando, mentre abbiamo bisogno di puntare su nuovi strumenti operativi per vincere la sfida competitiva.
Come possiamo cogliere i segni di questo cambiamento nella cassetta degli attrezzi del marketing turistico?
La destagionalizzazione, sulla quale si è lungamente lavorato nei decenni precedenti, è ormai nei fatti, per mutamento degli assetti climatici ma anche per internazionalizzazione delle provenienze turistiche. Non dobbiamo però dimenticare che la metà dei turisti che viaggiano in Italia sono ancora italiani, ed è questa una caratteristica che ci distingue dagli altri principali Paesi turistici del mondo. Si viaggia in modo sempre più consapevole, con un bagaglio di conoscenze ed informazioni che prima era impensabile, grazie alle tecnologie ed alla digitalizzazione.
C’è una questione turistica meridionale?
C’è ancora una questione turistica meridionale, ma la dobbiamo interpretare come una grande opportunità per le regioni del Sud. Nel Mezzogiorno arrivano il 19% dei turisti, rispetto al 57% del Nord. Se consideriamo il giacimento culturale, paesaggistico e naturalistico presente nel Sud, c’è da lavorare ancora molto intensamente per raggiungere i risultati potenziali che le regioni meridionali possono conseguire con la valorizzazione turistica. Serve un piano per la valorizzazione del turismo nel Mezzogiorno, riconnettendo le regioni del Sud alle dorsali della cultura.
Come si inserisce il tema della accessibilità nel quadro strategico sul futuro del turismo tracciato sinora?
L’accessibilità è uno dei tasselli più rilevanti per la costruzione di un piano di valorizzazione turistica nelle regioni meridionali. Lo dimostrano i fatti. L’alta velocità ferroviaria ha consentito di rafforzare l’attrattività turistica di Napoli, mentre l’aumento della connettività aerea grazie all’aeroporto di Capodichino ne ha consolidato la capacità attrattiva da molte località di origine europea. Anche muoversi nelle città diventa una delle sfide di accessibilità che dobbiamo affrontare. Sempre per fare riferimento a Napoli, ma non solo, l’efficienza del trasporto pubblico locale e il funzionamento del servizio taxi non sono più corollari dell’offerta ma componenti primarie del servizio che i turisti richiedono.
Quali possono essere le direttrici strategiche per un intervento di riforma radicale alla accessibilità nelle regioni meridionali?
Serve uno sguardo complessivo alla mobilità nel suo insieme, nella duplice chiave delle connessioni di lungo raggio ed in quella dei collegamenti di corto raggio. La congestione è il problema che devono affrontare le grandi città e le località già note al turismo nazionale ed internazionale. La rarefazione dei servizi di mobilità è invece il tema che devono affrontare le località che possono essere attrattive ma sono ancora fuori sai circuiti non solo del grande turismo ma anche della rete di mobilità.