Lo scorso 28 ottobre 2023, nel complesso monumentale di Santa Maria La Nova di Napoli, il prof. Alessandro Bianchi, Direttore della scuola nazionale di rigenerazione urbana, ha tenuto una lectio magistralis dal titolo: “La rigenerazione urbana: un nuovo modo di fare urbanistica”, rivolta agli amministratori locali under 35.
Questi gli argomenti trattati:
- Il concetto di rigenerazione urbana
- Il patrimonio edilizio dismesso
- Il requisito della sostenibilità
- Casi esemplari e ferite aperte
Vi proponiamo una sintesi della lectio a puntate, suddivisa per argomenti (precedenti: https://www.genteeterritorio.it/la-rigenerazione-urbana-1-il-concetto-di-rigenerazione-urbana/).
- Il patrimonio edilizio dismesso
2.1. La dimensione quantitativa
Così definita dal punto di vista concettuale, la rigenerazione urbana ha come riferimento un patrimonio edilizio dismesso di una dimensione enorme.
A partire da un rilevamento ISTAT che indica in 15 milioni il totale degli immobili presenti nel territorio italiano, il CRESME (2017) ha stimato che il 10% – 1.500.000 – sono inutilizzati o collabenti.
Poiché non esiste un censimento puntuale di tale patrimonio si può solo costruire un quadro sommario per le diverse tipologie di oggetti urbani, facendo riferimento a fonti informative parziali.
Per i siti industriali da un documento dell’ANCI di deduce che quelli dismessi coprono complessivamente una superficie di circa 9.000 Kmq (come la regione Basilicata) vale a dire il 3% del territorio nazionale, e che i relativi immobili sono circa 130.000.
Per i siti ferroviari dagli studi delle Ferrovie dello Stato si desume che sono inutilizzate 1.700 stazioni e 1.900 Km di linee ferrate, molte delle quali già alienate e trasformate per usi diversi.
Per i siti militari un sito del Ministero della Difesa indica in 1.500 quelli non più utilizzati e disponibili per essere alienati.
Per comparti di minore rilievo le informazioni sono ancora più labili per cui le indicazioni quantitative vanno intese come stime di larga massima:
- gli impianti e gli edifici sportivi: circa 25.000;
- gli edifici religiosi: circa 20.000;
- gli orfanatrofi: circa 3.000;
- cinema e teatri: alcune migliaia;
- le cave: 16-17.000;
- carceri e le case mandatarie: 100.
Per le miniere si hanno indicazioni più precise da uno studio dell’APAT (2006): sono 2.990 distribuite tra Sicilia (765), Sardegna (427), Toscana (416), Piemonte (375), Lombardia (294) e Veneto (114).
Per le colonie una dettagliata indagine di Arne Winkelmann (2010 segnala 334 colonie, di cui 159 marine, 100 montane e 75 elioterapiche
2.2. Il nodo della conoscenza
Da queste sommarie indicazioni si evince la forte criticità rappresentata dalla mancanza di informazioni adeguate, dovuta al fatto che non esiste tuttora un censimento sistematico che fornisca per gli oggetti urbani dismessi le indicazioni occorrenti per intervenire: ubicazione, tipologia, dimensione, proprietà, stato di consistenza, destinazione d’uso e quanto altro.
Nel DDL “Misure per la rigenerazione urbana” già richiamato, era prevista una “Banca Dati del Riuso” costruita sulla base di censimenti effettuati dai Comuni.
Ma, come detto, il DDL è decaduto con la fine della legislatura.
A livello regionale solamente due Regioni hanno emanato norme in questo senso:
- la Regione Emilia-Romagna, che ha previsto la costruzione di un “Albo degli immobili resi disponibili per la rigenerazione urbana” demandandone la realizzazione ai Comuni;
- la Regione Lombardia, che ha effettuato nel periodo 2008-2010, con la collaborazione delle Province e della Assoimpredil-ANCE, il rilievo di tutte le aree dismesse non residenziali nel territorio lombardo i cui dati sono confluiti in una banca dati consultabile on-line composta da 745 schede che contengono i dati identificativi dell’area: l’estensione superficiale; le informazioni sullo stato di conservazione degli immobili; le previsioni di utilizzo; i vincoli esistenti; lo stato di contaminazione e bonifica; l’accessibilità.
E’ esattamente quanto occorre ai fini della rigenerazione urbana, per cui sarebbe auspicabile che tutte le Regioni si dotassero di un analogo sistema informativo.