La notte delle streghe si avvicina, i simboli di Halloween li vediamo nelle vetrine dei negozi che in questo periodo si tingono di toni foschi e mettono in mostra zucche e scheletri. Tutto per ricordarci che sta arrivando la festa più controversa di tutte e ci si chiede ogni anno se sia giusto festeggiare Halloween tra schiere di favorevoli e contrari che si arroccano su posizioni inconciliabili. Secondo alcuni in Italia abbiamo già abbastanza feste e ricorrenze e non vedono la necessità di prendere in prestito una che non deriva dalla nostra cultura. Come dire, per indossare maschere abbiamo il Carnevale e per commemorare i defunti c’è il 2 novembre.
Che Halloween non discenda dalla nostra tradizione è ben chiaro a tutti, le sue origini sono celtico-irlandesi e precolombiane, si pensi alle celebrazioni del Día de los Muertos ma, detto questo, è mai possibile pensare che in un mondo globalizzato come il nostro, si possano mettere frontiere ai fenomeni di costume? O forse, difendere ciò che è strettamente nazionale denuncia più semplicemente una resistenza culturale, un timore per il diverso, per quello che arriva da un’altra area del mondo? Celebrare le feste degli altri non toglie nulla alla possibilità di festeggiare le nostre: nulla vieta, dopo, di commemorare i cari defunti secondo le usanze e le tradizioni che più ci appartengono.
C’è poi l’accanimento della chiesa contro questa ricorrenza. Gli ammonimenti sono così accorati da sfiorare il grottesco nel metterci in guardia da una festa pagana, americana che potrebbe mettere i bambini su un piano spirituale insicuro e spingerli verso l’esoterismo e l’occulto! Poco importa che la festa sia di origine europea e con i riti satanici non c’entri niente.
Lo ammetto, io amo Halloween perché, quando ero bambina non esisteva e questi erano i giorni più lugubri dell’anno, appesantiti dal senso di morte, pieni di lumini, crisantemi e visite al cimitero. Halloween invece, affronta la paura della morte portandola vicino a noi, scherzandoci e ridendoci sopra, che è un modo per comprenderla e accettarla. O esorcizzarla, nel senso di tenerla distante dalla nostra coscienza nella sua immagine dolorosa, spaventosa e irrazionale.
Questa festa ha il merito di farsi largo nel mistero della morte con i travestimenti: se gli spettri siamo noi non possiamo più essere danneggiati dagli spiriti maligni perché noi siamo diventati come loro. Halloween ci permetta di avvicinarci alle cose che ci spaventano in modo sicuro, ironico e distaccato. Per una volta all’anno, zombie e spiriti maligni ci bussano alla porta e possiamo sbeffeggiarli e attenuare del loro potere terrificante. La morte non può più colpirci perché abbiamo preso le sue sembianze. Almeno nel gioco di una notte i bambini imparano a elaborato le paure più profonde.
Amo Halloween anche perché, per le streghe ho un debole. La strega porta con sé il fascino dell’arcano, di qualcosa che si pone ai margini del vitale, della pratica terapeutica che cura o ammalia. E perché provo affetto per quei milioni di donne in tutta Europa, bruciate vive perché troppo libere intellettualmente e sessualmente. Le condannarono perché esprimevano un desiderio di autonomia di scardinamento delle regole che poteva essere purificato solo con il fuoco.
Infine, amo Halloween, perché riesce ad accendere una luce anche dentro una zucca vuota e non mi sembra una cosa da poco.