Claudio Marro – Direttore Tecnico ARPAC, Gianluca Ragone – Titolare di funzione di incarico.
Il 25 ottobre, nell’ambito dell’assemblea nazionale Anci, che si è tenuta a Genova, è stato presentata l’edizione 2023 del Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” a cura del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente.
Il Rapporto, a cui ARPA Campania contribuisce attivamente, insieme alla cartografia e alle banche dati di indicatori disponibili per ogni comune italiano, fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione della copertura del suolo e permette di valutare il degrado del territorio e l’impatto del consumo di suolo, dell’urbanizzazione e delle infrastrutture sul paesaggio e sui servizi ecosistemici.
Qual è l’andamento registrato da SNPA? Purtroppo, il consumo di suolo continua a trasformare il territorio nazionale con velocità elevate e crescenti. Nell’ultimo anno le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 76,8 km2, ovvero in media più di 21 ettari al giorno, 2,4 m2 al secondo. Un incremento che conferma una forte accelerazione rispetto ai dati rilevati nel recente passato, raggiungendo i valori più elevati degli ultimi 11 anni.
A livello regionale il rapporto consumo di suolo/superficie regionale, con un valore pari al 10,52% vede la Campania confermare la posizione sul gradino più basso del podio, preceduta solo da Lombardia (12,16%) e Veneto (11,88%).
In termini di incremento percentuale rispetto alla superficie artificiale dell’anno precedente, il valore più elevato è quello della Sardegna (+0,67%), seguono Molise (+0,46%) e Puglia (+0,45%). Sopra la media nazionale (+0,33%), ci sono anche Campania, Sicilia, Piemonte, Lazio, Veneto e Marche.
Tabella 1: classi di consumo di suolo tra il 2006 ed il 2022 – Fonte SNPA
La densità dei cambiamenti netti del 2022, ovvero il consumo di suolo rapportato alla superficie territoriale, presenta i valori più alti in Campania (4,09 m2/ha), Veneto (4,03 m2/ha), Lombardia (3,80 m2/ha) e Puglia (3,71 m2/ha).
In termini di suolo consumato pro capite i valori regionali più alti risentono della bassa densità abitativa tipica di alcune regioni: il Molise presenta il valore più alto (598 m2/ab, quasi 20 m2 in più rispetto allo scorso anno), di molto superiore al valore nazionale (362 m2/ab), seguito da Basilicata (588 m2/ab) e Valle d’Aosta (569 m2/ab). Lazio, Campania, Liguria e Lombardia presentano i valori più bassi e al di sotto del valore nazionale.
A livello provinciale, Monza e Brianza si conferma la provincia con la percentuale di suolo artificiale più alta al 2022, con circa il 41% di suolo consumato in rapporto alla superficie provinciale e un ulteriore incremento di 48 ettari, dopo i quasi 11 dello scorso anno. Sopra il 30% troviamo anche le province di Napoli (35%) e Milano (32%), e sopra al 20% ci sono Trieste (21%) e Varese (21%) e, poco al di sotto, Padova (19%) e Treviso
(17%).
Per quanto riguarda il territorio della regione Campania nel periodo 2021-2022 sono stati consumati ulteriori 557 ha di suolo, con una perdita media di 4,09 m2 per ettaro, che porta il computo totale di suolo regionale urbanizzato a oltre 143 mila ha.
Nella tabella successiva sono sintetizzati, per la Campania, i dati di consumo di suolo, distinti per provincia con relativi indicatori.
Tabella 2 – Indicatori consumo di Suolo per la Regione Campania, suddiviso per singola provincia e rapportato all’andamento Nazionale.
Nel periodo di riferimento 2021-2022 Maddaloni (Ce) è il comune campano ad aver consumato più suolo in assoluto (20,24 ha), seguito da Nola (Na) (18,01 ha) e Telese Terme (Bn) (16,86 ha). Piccola nota positiva è rappresentata dal dato del Comune di Ercolano che, con solo 0,2 ettari di suolo consumato, risulta essere, tra i comuni con più di 50 mila abitanti, il più virtuoso d’Italia.
Le cause del consumo di suolo sono molteplici e diversificate fra cui costruzione di edifici, strade, piazzali, impianti fotovoltaici a terra, ecc. Tutto ciò oltre a determinare frammentazione del territorio e del paesaggio, aumento del fenomeno dell’isola di calore, alta fragilità ambientale, perdita di ecosistemi, comporta anche effetti sui servizi ecosistemici e sulla biodiversità, le cui conseguenze sono già visibili e con le quali, se non si inverte il trend, possibile solo attraverso una legge dedicata, occorrerà fare i conti nei prossimi anni.