“Spiacente di deludervi ma la notizia della mia morte è grossolanamente esagerata” questa la risposta che avrebbe dato Mark Twain, quando nel 1910 Associated Press diede la notizia della scomparsa dello scrittore americano. Qualcosa di molto simile è successo qualche ora fa, quando sui social media è stata diffusa una “notizia” secondo cui il maestro Zubin Mehta, l’ottantasettenne direttore onorario della Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino, era mancato. L’annuncio ha ricevuto immediatamente numerosi retweet, e l’assenza di doverose verifiche ne ha alimentato la diffusione.
Invece, Il maestro è a Los Angeles, ha risposto in piena notte al telefono dicendo “Hello, I’m still alive” e poi si è fatto una risata di gusto. Insomma, il grande direttore d’orchestra è vivo ed è pronto a ricevere un caloroso applauso da sopravvissuto alla sua morte.
La falsa notizia è arrivata dopo che il direttore aveva cancellato alcuni concerti con la Filarmonica di Berlino per problemi di salute, segno che le fake news non si improvvisano. L’inganno era iniziato lo scorso maggio con l’apertura di un falso account a nome dell’ufficio stampa della Filarmonica di Los Angeles. L’account ha pubblicato post e condivisioni raggiungendo addirittura 12mila follower e poi il colpo: l’annuncio della morte del maestro. Seguito dopo circa tre ore da un messaggio ormai diventato familiare a chi si occupa di fake: “Questo è un account falso creato da Tommaso Debenedetti”.
Chi è costui? Nipote del celebre critico letterario Giacomo Debenedetti e figlio di apprezzato giornalista, ha esordito nel 2000, con un’intervista immaginaria a Gore Vidal.
Del resto, aveva promesso alla testata per cui lavorava che l’avrebbe intervistato, e quando lo scrittore si è tirato indietro “non sapevo che fare”, racconta Debenedetti, “alla fine ho deciso di utilizzare le cose che aveva detto pubblicamente e quelle che già conoscevo attraverso i suoi libri per scrivere una specie di dialogo”. La creatività deve poi avergli preso la mano: in poco più di dieci anni la sua penna ha fissato pensieri e parole dei principali protagonisti della letteratura internazionale, in una raccolta di interviste (tutte rigorosamente inventate) che pochi al mondo possono vantare.
Questo atteggiamento di sfida nei confronti del sistema informativo è valso a Debenedetti una citazione nel saggio del 2015 “Note sulla morte della cultura”, nel quale lo scrittore Mario Vargas Llosa lo definiva «un eroe della civiltà dello spettacolo». Dal canto suo Debenedetti prometteva che la sua carriera da falsario non si sarebbe esaurita con le interviste contraffatte sui giornali, ma che il suo obiettivo era quello di diventare «il campione italiano della menzogna» e il progetto sembra sorprendentemente funzionare.
La notizia della morte di Zubin Mehta potrebbe essere l’ultimo capitolo di un trattato sulla post-verità in cui si dimostra che la realtà è stata eclissata e che è diventata irrilevante. Non è solo mentire, è qualcosa di più sottile e ambiguo, un’operazione di comunicazione in cui oggi molti di noi sono diventati davvero bravi. Le fake news, non sono semplicemente notizie false, ma notizie deliberatamente false, create per uno scopo preciso: indurre la gente a reagire in qualche modo alla disinformazione, andare a verificare e non prendere per buono tutto ciò che la rete diffonde. Nel caso di oggi è bastata una telefonata al diretto interessato che, tra l’altro, ha reagito con grande senso dell’umorismo.
Che dire direttore, da noi si crede che gli annunci di morte allunghino la vita e allora: lunga, lunghissima vita, maestro!