Oggi può dirsi soddisfatto chi – come questo giornale – ha creduto nella Grande Pompei, non solo come idea forza, ma anche come occasione e mezzo per far decollare concretamente verso il Turismo il territorio, che ha come epicentro Pompei e come connettivo naturale, comune a tutti, il Vesuvio,
E’ un territorio che – ripresosi dopo lo sconvolgimento e la parziale cancellazione fisica subita a causa della eruzione vesuviana pliniana – ha poi dovuto subire una nuova “modellazione” fisica e giuridica fin dalla fase re-insediativa romana.
Poi esso, dopo la caduta dell’Impero Romano, è stato più volte ridisegnato ancora dai popoli che, avvicendandosi, occuparono l’area che era stata il bastione a mare della grande e ferace pianura detta dai Romani conquistatori Campania Felix.
Quel bastione, rappresentato dal complesso vulcanico Somma/Vesuvio – ‘a Muntàgna, per i vesuviani – sia pure irrequieto e a volte furente, ha svolto e mantenuto sempre e comunque il proprio ruolo di attrattore delle genti che tenacemente si insediavano ai suoi piedi, fino a formare una corona abitativa ininterrotta.
E’ un fenomeno insediativo che costituisce un unicum nel paesaggio urbano del territorio italiano. E non solo. E’ un problema, ma dal problema stesso può scaturire la soluzione.
La Grande Pompei, per esempio, va nella giusta direzione del rilancio comprensoriale del territorio vesuviano e quindi al sito archeologico di Boscoreale riserviamo l’attenzione dovuta come cronisti, precisando già però che la “Festa” di Villa Regina rappresenterà per sempre e per tutti il momento del decollo effettivo della Grande Pompei.
Va riconosciuto comunque il fatto che quel momento è stato colto con tempestività dal Direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, il quale – lasciandosi definitivamente alle spalle la linea tracciata in passato da chi lo ha preceduto, troppo elitaria e romacentrica – ha aperto lo scavo di Villa Regina alla gente comune.
E Zuchtriegel ha trovato hereusement, in sintonia, la sensibile attenzione e la fattiva collaborazione del Sindaco di Pompei Carmine Lo Sapio e del Sindaco di Boscoreale Pasquale di Lauro.
Qui finisce l’analisi di chi scrive che – per la cronaca viva e vibrante dell’evento, cui non ha partecipato per impegni inderogabili – accoglie nell’articolo quella di un amico, onesto e serio studioso di archeologia, Giuseppe Di Leva, sapendo di fargli piacere.
Egli, sul proprio sito fb ha scritto sull’evento, che ha vissuto in prima persona, queste parole: Mai vista roba del genere. Mai vista una festa dell’archeologia vesuviana che si trasforma in festa di paese. Sembra davvero passata un’era geologica da quando le celebrazioni di musei che riaprivano si svolgevano solo tra addetti ai lavori e pochi appassionati. Poche ore fa, Boscoreale ha avuto restituito il suo museo, quell’Antiquarium – nato dalla passione di Annamaria Ciarallo – che racconta la cultura materiale del territorio vesuviano di epoca romana, fino alla fatale eruzione del 79. Anfitrione della serata-evento un raggiante Zuchtriegel, per certi versi sorprendente motore di una iniziativa di autentica archeologia pubblica. Proprio così. Non c’erano solo autorità istituzionali, archeologi, membri di associazioni a celebrare la festa, ma anche un pezzetto di quel popolo boschese che vedeva nell’Antiquarium una sorta di corpo estraneo, al pari di un’astronave di marziani planata in mezzo alle loro case. E così, assieme ad una sala tutta nuova del museo dedicata ai reperti degli Scavi della villa di Civita Giuliana, c’era da ammirare soprattutto quel popolo variopinto che ha ballato e bevuto vino come in una gioiosa estasi dionisiaca. Una perfetta e degna chiusura di una serata che rimarrà negli occhi di chi ci ha partecipato.
Prima di chiudere mi sembra giusto e soprattutto doveroso estendere il ricordo e l’omaggio a Fausto Zevi, oggi Accademico d’Italia, ma da sempre grande interprete dell’Archeologia classica contemporanea.
Egli – da Soprintendente Archeologico di Napoli e Caserta, ai tempi del Sisma ’80 – ebbe il coraggio e la lungimiranza di salvare la Villa Rustica romana, poi detta Villa Regina, già più volte ferita e bucata da palificate, lasciandola incastonata nell’insediamento di case popolari post-terremoto. Poi lo stesso Zevi, annetté il sito di Villa Regina agli Scavi di Pompei, affidò il relativo Progetto antiquariale a chi scrive e lo scavo archeologico all’Archeologo Stefano De caro, oggi cittadino onorario di Boscoreale per i suoi noti meriti scientifici, di livello internazionale
De Caro volle al suo fianco chi scrive, per innovative e ardite soluzioni tecniche: “pareti” abbattute e fratturate duemila anni prima, furono “cucite” e consolidate in sito, poi rimesse sulla verticale, in quota originaria, dopo lo scavo. Un mezzo miracolo, per i tempi. In quella occasione la Soprintendenza archeologica, “pompeiana ante litteram”, stabilì un primato assoluto, dunque. L’ultimo evento di Villa Regina può considerarsi un ulteriore primato dell’archeologia pompeiana.