I tifosi, si sa, sono volubili come piume al vento ed ognuno è un allenatore che ne sa più dei professionisti della pelota. Sulla scia dei tifosi anche buona parte dei giornalisti sportivi oscilla tra entusiasmi esagerati e stati depressivi. Spesso lo fanno per lisciare il pelo al tifo e guadagnarne le simpatie. Insomma, a seguire gli umori di tifo e stampa, si rischia di perdere la bussola. Il caso classico degli sbalzi di umore del tifo e della stampa è il rapporto con gli allenatori. La squadra fa un filotto di tre quattro partite vincenti e il mister è un mago, ne sbaglia due, a volte una sola, ed è subito #misterout. Figuriamoci se un allenatore, che subentra ad un altro che ha vinto lo scudetto dopo 33 anni facendo vedere un gioco strepitoso, perde una partita e ne pareggia un’altra quando, sulla carta, ci sarebbero stati un pareggio ed una vittoria. Apriti cielo, l’allenatore via subito, il presidente che torna pappone ed ha preso dei giovani non pronti per sostituire i campioni, lo spogliatoio che non rispetta né l’uno, né l’altro.
È quanto sta capitando a Napoli, lo avete capito vero?
Ebbene, io sto col mister. Intanto per rispetto. Stiamo parlando di un allenatore di lungo corso, vincitore con le sue squadre, mai eccelse sulla carta quanto a rosa, di titoli importanti quali lo scudetto e la coppa nazionale in Francia e chiudendo due dei suoi tre campionati italiani come allenatore della Roma al secondo posto, dietro la Juve che allora faceva storia a parte. A Roma ha valorizzato fior di calciatori, allora ancora semisconosciuti, quali l’ivoriano Gervinho e l’egiziano Salah. Da Totti tirò fuori il meglio. Se non altro per prudenza converrebbe ai vari #Garziaout di aspettare prima di dare del pirla al mister. Potrebbero anche ricordare quante ne dissero contro Sarri, che aveva perso le prime tre partite della sua prima stagione a Napoli, o anche verso Luciano Spalletti, reo ai loro occhi di non aver vinto lo scudetto nella sua prima stagione azzurra. Qualcuno gli rubò l’automobile, una panda, e subito comparve lo striscione Spalletti la panda te la restituiamo, ma usala per tornartene a casa. Ed il Presidente che doveva prendere l’A16 e andarsene a Bari perché aveva acquistato un merluzzone coreano?
Al di là della cautela motivata dalla considerazione della carriera del mister, ci sono motivi di merito per essere fiduciosi. Lo scorso anno Spalletti ha avuto un grande vantaggio su tutti gli altri suoi colleghi della Serie A. Lui, per aver allenato in Russia, era l’unico ad avere esperienza di campionati spezzati a fine novembre e ripresi a gennaio. A causa delle condizioni climatiche in Russia funziona così tutti gli anni. Le squadre fanno una doppia preparazione pre-campionato, una estiva, l’altra invernale. Quest’ultima in genere la fanno in Turchia. E lo scorso anno Spalletti fece esattamente due preparazioni, quella invernale proprio in Turchia. La squadra restò in forma fino alla fine mentre le altre annaspavano; contrariamente all’anno precedente, quando in primavera il Napoli era crollato.
Le squadre che invece negli anni ‘ordinari’ sono arrivate sempre alla fine in eccellente forma fisica sono state quelle di Allegri, che però nelle prime partite hanno sempre faticato e perso punti. La causa della fatica iniziale e della forma finale stava nella preparazione atletica, finalizzata proprio a durare fino alla fine. È appena il caso di segnalare come quest’anno, forse perché l’ambiente juventino era ormai poco propenso ad accordargli il tempo necessario, Allegri abbia fatto una preparazione finalizzata ad una partenza sprint. Vedremo se e quanto durerà.
Ho seguito il ritiro di Dimaro dove torno da una decina di anni. Non c’erano i big della squadra, in pratica il mister allenava la primavera, ma non avevo mai visto un ritiro così impostato. Quasi solo palestra e preparazione fisica. Pesi, flessioni, potenziamento muscolare e poco, molto poco pallone e schemi. A Castel di Sangro non sono stato, lì c’erano tutti i titolari. Ma chi ci è stato mi ha riferito che in pratica è cambiato poco, la priorità è stata data ancora al potenziamento atletico. Tant’è che si sono anche ripetuti problemi muscolari, con indolenzimenti ed elongazioni che hanno fermato per qualche giorno alcuni calciatori. Mi aspettavo perciò un inizio in salita, anche se contavo che la differenza di qualità tecnica tra i campioni d’Italia e i calciatori del Genoa, ad esempio, avrebbe potuto comunque consentire di portare a casa i tre punti. Così non è stato, ma siamo ancora in questa fase di smaltimento della fatica muscolare e di acquisizione della velocità. Col tempo andrà molto meglio, credo già a cominciare dalla partita di Champions di domani sera in Portogallo.
A ciò si è aggiunto il difficile rapporto stabilitosi in avvio tra il mister e parte dello spogliatoio. A parte l’assenza di un soldato quale Kim, si tocca con mano il malessere di alcuni calciatori. I due di maggior classe, Kvaratskhelia e Osimehn, l’estate scorsa palesemente volevano lasciare il nostro golfo ed andare in Premier o in Arabia a decuplicare i propri redditi. E poi, con Spalletti, molto probabilmente nello spogliatoio la comandavano loro. Il nuovo mister non avrà accettato di far loro da paravento e qualche problema si sarà creato. Spalletti ha vinto quando non ha avuto più nello spogliatoio i leader storici dello spogliatoio, quali Insigne, Koulibaly e Mertens; e Antonio Conte ha vinto all’Inter quando ha ottenuto che dallo spogliatoio uscissero Perisic, Icardi e Nainggolan.
Se dunque il problema del Napoli non è solo di preparazione atletica, ma di gestione dello spogliatoio, è la società che deve intervenire per tutelare l’allenatore. A me pare evidente che, a seguito di una partita mediocre, quasi dispettosamente svogliata, di Kvaraskhelia, il mister abbia voluto dargli un segnale, sostituendolo con Zerbin ad un minuto dalla fine. Come a dire, faccio giocare chi si allena con scrupolo e rispetta il mister, non chi fa capricci da primadonna. È poi intollerabile che il calciatore sostituito, che peraltro sono sei mesi che non brilla più e neanche segna, si lasci andare a plateali gesti offensivi verso la sua guida tecnica. Ecco, io domani sera terrei in panchina il georgiano per Lindstrom e, fossi nella società, terrei a rapporto lo spogliatoio chiarendo che Rudi Garcia è il mister di quest’anno e lo sarà fino alla fine.
Infine, sul modulo di gioco. I tifosi vorrebbero che Garcia riproponesse il gioco di Spalletti, ma il francese non ne è un clone. Lui gioca col baricentro più basso e punta sulle ripartenze, non gli si può chiedere di fare il copia e incolla degli schemi di Spalletti. Finora però il gioco di Garcia lo abbiamo solo intravisto, in particolare i centrocampisti pare che non ne abbiano ancora assimilato i movimenti. Su questo il mister deve lavorare sodo.
Quanto alla qualità dei calciatori, in attesa di vedere Natan – considerato già un brocco prima ancora che sia entrato in campo per un solo minuto! – essa è di ottimo livello, con due soli punti deboli: il portiere, quasi un mimo alla Jacques Tati, e i due laterali bassi di sinistra. Olivera è appena sufficiente, Mario Rui troppo avanti negli anni per poter dare garanzie.
Domani la prima del girone di Champions, il Napoli giocherà una grande partita, quale che ne sarà il risultato, ne sono certo. La vetrina della Champions è troppo importante e ogni giocatore ce la metterà tutta per mettersi in mostra e per andare avanti. Poi, passo dopo passo, troverà la quadra.