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La stesa di Caivano, sfida allo Stato

by Luigi Gravagnuolo
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Eravamo stati facili profeti la scorsa primavera, dopo la tragedia di Cutro, sulle misure assunte dall’appena insediatosi governo Meloni. Il decreto, che da quella tragedia prese il nome, era di sole parole e non avrebbe avuto alcuna efficacia.

Al di là delle considerazioni valoriali – dell’essere cioè d’accordo o no con l’obiettivo di bloccare, o quanto meno contenere, gli sbarchi dei migranti sulle nostre coste – e prendendo per buono l’intento del governo, il Dl non contemplava alcuna misura atta a fronteggiare un fenomeno di quella portata. Nella migliore delle ipotesi rinviava a successivi decreti attuativi. Che ci sono anche stati, ma non hanno aggiunto nulla all’efficacia delle misure assunte: dopo il Dl Cutro i flussi migratori in ingresso in Italia hanno avuto un’impennata come mai negli ultimi anni; siamo ancora a settembre e già sulle nostre coste sono sbarcati oltre centomila migranti.

Non stiamo qui a criticare il governo per vis polemica o per partito preso, nessuno ha la bacchetta magica. Il fenomeno migratorio è di proporzioni e di una complessità tali che sarebbe difficile per qualsiasi governo gestirlo. Però forse – anche senza forse, a mio parere – il problema è irrisolvibile se ci si pone come obiettivo il blocco dei flussi, cosa velleitaria ed anche poco conveniente per il nostro Paese.

Ma tant’è, il governo è stato eletto da una maggioranza di Italiani ossessionati da manie securitarie e da fobìe anti-migranti ed a questa maggioranza di elettori esso dà conto. Il suo obiettivo era di fermare, o quanto meno di frenare gli sbarchi in Italia e su questo ha fallito. Il Dl Cutro ha funzionato alla stessa stregua di un pupazzo spaventapasseri messo sulle coste per far paura agli squali.

Però, sotto il riguardo della comunicazione politica, fu al momento utile al governo che, di fronte all’allarme sociale ed all’emozione collettiva suscitata dalla tragedia, reagì tempestivamente. Doveva dare una risposta, qualcosa doveva fare e qualcosa fece.

In questi giorni assistiamo ad una vicenda analoga. L’estate che va a concludersi è stata segnata da stupri e femminicidi, a volte perpetrati con modalità atroci a cadenza quasi quotidiana, e da scontri tra baby gang, spesso finiti col morto sull’asfalto.

Efferatezze che avvengono con altrettanta frequenza al Nord, al Centro, al Sud e nelle Isole; nessuno può liquidare il fenomeno come un ennesimo segnale di una presunta arretratezza sociale e culturale del Mezzogiorno. Ed allora: Palermo, Caivano, l’infermiera del Trentino trucidata dal vicino con un’accetta, la giovane di Pozzuoli uccisa dal marito che poi si suicida, l’analogo caso a Marsala, Giulia Tramontano avvelenata per mesi e poi giustiziata dal fidanzato fedifrago, una mattanza. L’opinione pubblica è scossa e chiede che si faccia qualcosa. Ed il governo la fa.

La premier ci mette la faccia. Va a Caivano a violare il Parco Verde, il santuario delle gang di spacciatori, e dopo pochi giorni vi invia una unità operativa di forze dell’ordine che setacciano il famigerato quartiere palmo per palmo. Lei stessa incontra don Patriciello. Poi anche la madre di Giovanbattista Cutolo, il musicista giovanissimo freddato da un minorenne in Piazza Municipio a Napoli. Convoca il Consiglio dei ministri a stretto giro e vara un nuovo Dl: Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile.

Per scontati motivi di spazio non ci inoltriamo nell’analisi delle singole misure contemplate nel Dl, su cui confidiamo che il lettore abbia già attinto i contenuti dall’ampia copertura di stampa conferitogli dai media, ed a cui rimandiamo DL Disagio giovanile poverta (regione.campania.it) .

Funzionerà? Ci limitiamo qui ad esprimere il nostro scetticismo, pronti a ricrederci qualora questi provvedimenti dovessero manifestarsi efficaci alla prova dei fatti.

Le misure più rilevanti riguardano la ‘bonifica’ del Parco Verde di Caivano; il daspo urbano per gli autori di reati penalmente rilevanti pur se minorenni; il divieto di accesso o di avvicinamento ai locali pubblici, ai pubblici esercizi, ai locali di pubblico trattenimento e alle scuole per gli imputati di spaccio; l’arresto in flagranza per quanti fossero trovati in possesso di armi; l’estensione di alcune imputazioni ai genitori degli autori dei reati, qualora essi siano minorenni; il divieto dell’uso dei cellulari, se fossero serviti per coordinare azioni delittuose ovvero per diffonderne le immagini sui social; la possibilità per i questori di ‘ammonire’ i ragazzi dai 12 ai 14 anni e per i giudici minorili di disporne la custodia cautelare, se l’autore tentasse la fuga; infine il potenziamento dell’organico dei docenti nelle aree a forte incidenza di dispersione scolastica con il parallelo incremento per 6 milioni di euro del Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (MOF).

Per quali motivi siamo scettici? Intanto la materia è di per sé altrettanto complicata di quella delle migrazioni, risalendo a problematiche di natura sociale, storica, culturale – in sintesi, una su tutte: la morte di Dio, quindi anche la morte del timor di Dio, in altri termini di un freno morale alle efferatezze – tali da rendere improbabile un approccio ad essa di tipo meramente securitario. Ci sono poi questioni rilevanti che rinviano alla organizzazione ed alla formazione delle forze dell’ordine, dei magistrati, degli insegnanti e degli educatori in genere. Delle 79 donne assassinate dal primo gennaio ad oggi non poche avevano denunciato chi le minacciava, senza che tanto sia loro valso per salvarsi la vita. Aggiungiamoci l’oggettiva difficoltà di applicare misure quali l’interdizione dell’uso dei cellulari e dei computer per ragazzi che in questo campo ne sanno una più del diavolo.

Intanto, neanche pochi giorni, per non dire poche ore, dall’incursione delle forze dell’ordine al Parco Verde di Caivano e già ci arriva notizia di una stesa consumata la notte scorsa proprio lì, a Caivano: diciannove colpi sparati da malviventi che, a bordo di grosse moto, hanno scorrazzato per il quartiere, armati addirittura di mitra. Ed a Ponticelli altri 21 colpi. Come a dire allo Stato democratico: non ci fai paura, qua comandiamo noi!