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Sisma e frana di Ischia, 3. Risorse mancanti e questione condoni

by Pietro Spirito
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Puntate precedenti: https://www.genteeterritorio.it/sisma-e-frana-di-ischia-il-rapporto-del-commissario-legnini-1/https://www.genteeterritorio.it/sisma-e-frana-di-ischia-2-la-contabilita-dei-danni/

 

Alla fine dell’esercizio 2022, risultava accreditata al Commissario Straordinario per la ricostruzione post sisma e post frana ad Ischia la somma complessiva di 175,6 milioni di euro. La disponibilità finanziaria residua, considerati tutti gli stanziamenti sino al 2027, è pari a 164,1 milioni di euro, cifra distante sideralmente rispetto al fabbisogno finanziario per la ricostruzione stimato complessivamente pari a 1 miliardo e 260 milioni di euro.

Se poi si considerano anche le risorse in conto capitale per investimenti, le somme complessivamente stanziate, destinate alla ricostruzione pubblica e privata, e non vincolate alla copertura di specifiche ulteriori esigenze finanziaria (es. TARI, spese funzionamento) sono le seguenti:

  • residuo di euro 101.974.939,31 (utilizzabili per la ricostruzione pubblica e privata)
  • somme stanziate per gli anni 2023-2027, pari a euro 230.000.000
  • importi impegnati con provvedimenti commissariali precedenti al 2023 ammontanti complessivamente ad euro 15.904.264,09 (di cui euro 8.145.000 per la ricostruzione private e euro 7.758.000 per la ricostruzione pubblica).

Il totale stanziato per gli investimenti in conto capitale relativi alla ricostruzione ammonta pertanto ad euro 347.879.203,40, che vengono arrotondati per comodità a 348.000.000. Pertanto, gli ulteriori finanziamenti necessari al completamento della ricostruzione post sisma e post frana per gli anni futuri sono pari alla differenza tra 1.260.000.000 e le somme sino ad oggi stanziate per investimenti di circa 348.000.000,00: parliamo di circa euro 912.000.000.

Il tessuto delle norme che sono state predisposte per l’operatività della ricostruzione hanno affidato un ruolo centrale al Commissario straordinario, che deve assicurare “una ricostruzione unitaria e omogenea nei territori colpiti dal sisma, anche attraverso specifici piani di delocalizzazione e trasformazione urbana, finalizzati alla riduzione delle situazioni di rischio sismico e idrogeologico e alla tutela paesaggistica”.

Uno dei problemi che è stato affrontato, anche se non del tutto superato, riguarda la larga diffusione dello stato di mancanza di legalità nella condizione delle strutture abitative coinvolte negli eventi del sisma e della frana.

La questione delle pratiche di condono ancora pendenti è uno dei principali nodi da risolvere per garantire il definitivo decollo della ricostruzione privata. Si può stimare che il 50 % degli edifici danneggiati dal sisma sia interessato dal problema dei condoni, il che quindi condiziona fortemente il buon esito dell’iter di approvazione delle domande di contributo.

Prima di poter procedere alla concessione del contributo, è necessario esaminare in Conferenza dei servizi preliminare la pratica di condono ed ottenere il rilascio del titolo in sanatoria. L’iter prevede un tempo massimo di approvazione delle istanze di condono di 60 gg, al netto del tempo necessario al tecnico incaricato per fornire risposte alle integrazioni da parte della Soprintendenza.

Ad oggi lo stato delle richieste di condono pervenute ai sensi della nuova procedura è molto basso e si attesta tra il 10% e il 20% di quelle attese complessivamente; pertanto, nonostante le pratiche già portate in Conferenza dei servizi abbiano avuto un esito positivo nel 90% dei casi, si rileva ancora un numero esiguo di istanze presentate.

Al riguardo è da segnalare la recente disposizione contenuta nell’ordinanza commissariale n. 24, in base alla quale i comuni sono obbligati a trasmettere entro 30 giorni alla struttura commissariale tutte le pratiche di condono già istruite e munite del parere della commissione locale del paesaggio, affinché possano essere esaminate dalla Conferenza dei servizi, senza ulteriori formalità.

Tale misura dovrebbe consentire un’accelerazione nella definizione dei condoni, quale presupposto essenziale per la presentazione delle domande di contributo. Per dare ulteriore impulso all’esame delle domande di condono e alle domande di contributo per la ricostruzione, il 23 giugno 2023 è stato siglato un accordo istituzionale tra il Commissario Straordinario e il Soprintendente per l’Archeologia, Belle Arti e il Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli.

Gli obiettivi principali dell’accordo consistono nell’intensificare la collaborazione per favorire una maggiore sinergia nella gestione delle pratiche di condono e di richiesta dei contributi per la ricostruzione privata post-sisma, e nel definire procedure amministrative efficaci e spedite per una ricostruzione nel segno della sostenibilità e del rispetto del patrimonio storico-artistico e del paesaggio.

L’intesa ha consentito di avviare lo snellimento e velocizzazione della gestione delle pratiche di condono e delle richieste di contributi, favorendo la massima circolazione e la pronta trasmissione dei documenti e di tutte le informazioni. Fra i punti qualificanti dell’intesa il rafforzamento del principio dell’unitarietà del procedimento: la definizione della domanda di condono avverrà all’interno dell’apposita Conferenza dei servizi e, in caso di esito favorevole, si procederà all’esame del progetto degli interventi di riparazione e ricostruzione e alla successiva approvazione e concessione del contributo.

Le pratiche potranno essere valutate anche sotto la forma aggregata di Unità Minime Intervento (Umi), vale a dire ad un insieme di edifici a loro volta eventualmente costituiti da più unità immobiliari. L’accordo prevede la finalizzazione dell’esame della domanda di condono degli interventi abusivi, laddove essi risultano ammissibili, al recupero di valori paesaggistici compromessi o degradati con possibilità di dettare prescrizioni migliorative condizionanti l’approvazione di un progetto complessivo di riqualificazione urbanistica e paesaggistico-ambientale ai fini della concessione del contributo.

Il parere reso dalla Soprintendenza contiene l’esplicita prescrizione degli interventi ritenuti necessari per il miglior inserimento delle opere abusive nell’ambiente circostante, al fine della riqualificazione architettonica degli immobili, valutata con riguardo ai caratteri della zona territoriale protetta in cui ricade. Attraverso tale concertazione è stato stabilito un percorso con ancora maggiori certezze.

Resta dunque il tema del divario drammaticamente ampio che esiste tra le risorse disponibili e le risorse necessarie per completare il percorso della ricostruzione. Si tratterà di affrontare la questione con chiarezza di orizzonti, per evitare che i tempi di esecuzione si allunghino in modo insostenibile per la comunità ischitana.