Premetto che, da nostalgico Craxiano, sono tra chi segue con interesse e senza pregiudizi l’azione del Presidente del Consiglio on. Giorgia Meloni, pur non condividendone la collocazione politica. E sono incline a riconoscere l’impegno intenso quotidiano che dedica ai problemi del Paese. Non ho quindi riserve nell’apprezzare le sue scelte, quando condivisibili, nonostante alcuni suoi ministri e alleati che era meglio perdere che trovare. Ecco perché penso che stavolta Lei, politica verace di lungo corso nonostante la giovane età, sia stata mal consigliata.
Non giudico grande davvero l’idea di venire a Pompei antica ad inaugurare – con il Ministro Sangiuliano – la riapertura al pubblico della Domus pompeiana “Casa delle nozze d’argento” utilizzando però, in particolare, il primo viaggio di un treno AV/Alta Velocità da Roma a Pompei, direttamente via Napoli, senza altre fermate, prima di quella di Pompei Città, dove è scesa la nostra Presidente del Consiglio dei Ministri.
E procedo a spiegare perché.
Inizio dunque quest’articolo, saccheggiando uno stralcio del mio libro “Monsignor Roberto Ronca prelato e partigiano combattente a Pompei nel dopoguerra”, da me pubblicato a Pompei nell’anno 2010 per la collana de “I Saggi dell’Istituto Italiano di Studi Mediterranei Pompei”. In questo scritto, illustravo la figura del presule mons. Roberto Ronca, emissario diretto del Papa Pio XII, che lo volle a Pompei nell’immediato dopoguerra.
Infatti il prelato Ronca si insediò nella Prelatura Nullius di Pompei nel 1948, dopo aver portato a termine coraggiosamente un incarico delicato e pericoloso per conto del Papa Pio XII durante la guerra, in violazione della ferrea vigilanza della polizia nazifascista a Roma, ricevendo per questo suo impegno una medaglia d’Argento come “Partigiano combattente”.
E addirittura l’apprezzamento di Pietro Secchia, proprio a lui che era un fiero anticomunista militante. Quasi feroce, se possibile per un uomo di Chiesa, di cui si vociferò poi l’appartenenza ai Servizi segreti americani, mai dimostrata, ma…
Erano i tempi di Roma Città aperta, riconosciuta così nel tentativo di tenerla immune dai bombardamenti aerei che insanguinarono invece Napoli a lungo e tragicamente, vittima di ben oltre cento bombardamenti arerei alleati. Ronca nascose nel Seminario Maggiore di Roma praticamente tutto il gotha multiculturale dell’antifascismo militante romano, rischiando la propria vita, ma salvando la vita di decine di uomini, che travestiva da Seminaristi e Chierichetti, sotto il naso delle SS che li ricercavano.
Tra quegli uomini ci furono anche i leaders socialisti Pietro Nenni e Giuseppe Saragat. In particolare di quest’ultimo rimase sempre amico fraterno, nonostante la propria personale vicinanza a Luigi Sturzo, che aiutò nella operazione politica romana che prese il nome proprio dal leader della destra cattolica militante, la famosa “Operazione Sturzo”.
Cosa c’entra questo incipit con la inaugurazione della prima fermata a Pompei di un AV/Alta velocità Frecciarossa di Trenitalia che da Domenica 16/Luglio 2023 – con cadenza mensile, nella terza domenica di ogni mese, per la precisione – congiungerà Roma con Pompei al fine di sviluppare il turismo diretto a Pompei?
Intanto rassicuro il nostro amico e Direttore di questo giornale Gente e Territorio, che ospita l’articolo, anticipandogli che, nonostante la mia età, non certo proprio veneranda, ma non più proprio acerba, non sto s…ragionando.
E posso dunque affermare: Tanto rumore per nulla. O quasi…
Intanto, ecco qui di seguito lo stralcio, integrale dal mio libro, dove scrivo che il Prelato Roberto Ronca: (…) A Pompei, tra l’altro, organizza importanti incontri di studio e dibattiti aperti a giovani di varia estrazione politica: democristiani, liberali, repubblicani, socialisti democratici e socialdemocratici.
E non solo, perché egli apre al contributo dei giovani del Movimento Sociale Italiano-MSI, coinvolgendoli a parlare di democrazia partecipativa con anni luce…d’anticipo sui più lungimiranti dei politici della cosiddetta prima Repubblica.
A Roma segue attentamente gli sviluppi della politica italiana e con la propria organizzazione dà battaglia al ministro Segni al fianco di don Luigi Sturzo e degli economisti liberisti che si oppongono alla riforma agraria voluta dalla Democrazia Cristiana, accusata di essere condizionata dal Partito Comunista Italiano.
D’altra parte, la non eccessiva distanza tra Pompei e Roma gli consente di essere presente in Vaticano almeno un paio di giorni a settimana, forse con il dispetto di chi aveva immaginato di liberarsi di una presenza tutto sommato scomoda.
Il presule, in più, esercita anche la propria influenza sul Ministero dei trasporti per ottenere che numerosi treni “rapidi” si fermino alla stazione delle Ferrovie dello Stato di Pompei Città, a pochi passi dal Santuario. Insomma, i suoi anni pompeiani sono densi e fruttuosi. Soprattutto per la città moderna di Pompei.”
Alla luce del brano trascritto, insomma, posso ben scrivere che quello di oggi è uno scoop ferroviario, fatto però con tre quarti di secolo di ritardo! E senza tema di smentite.
Io intanto sono qui costretto, con questo articolo – tre quarti di secolo dopo – a sottolineare il fatto che già nell’immediato dopoguerra la Città Pompei era servita– QUOTIDIANAMENTE – da più treni “rapidi” delle Ferrovie dello Stato,
I rapidi d’allora sono paragonabili – mutatis mutandis, ovviamente – ai Treni Frecciarossa di Trenitalia e ai Treni Italo dell’AV/Alta Velocità, in funzione oggi.
E mi corre l’obbligo anche di far presente come, negli stessi anni del primo dopoguerra era ancora in piena efficienza – QUOTIDIANAMENTE – la Stazione FFSS di Pompei Scavi (costruita dai Borbone alla Metà dell’Ottocento), distinta e distante da quella Pompei Città.
Devo ribadire però al lettore il fatto che si tratta di cose di circa tre quarti di secolo fa.
Oggi, invece, è venuta giù dai Palazzi romani la Politica con la “P” veramente maiuscola, scortata, come sempre, dal codazzo dei caudatari, civili e militari, di prammatica protocollare, compreso un uno sbrigativo e quasi (s)fuggente Presidente De Luca, a inaugurare una fermata – NON QUOTIDIANA MA MENSILE – di un treno AV/Alta Velocità.
Cioè, per intendersi, si tratta un treno che congiungerà Roma a Pompei una sola volta al mese!
Se mi faccio un rapido calcolo maccheronico – sulla punta del naso ci riesco ancora – posso concludere che da oggi a Natale sono previsti ben sei Treni AV/Alta Velocità, i quali porteranno turisti a Pompei, a mezza mattinata. E se – sempre calcolando sulla punta del naso – faccio il conto finale, magnanimamente stabilendo che ogni volta scenderanno dal treno un paio di centinaia di turisti, da qui a Natale i circa TRE MILIONI di turisti annui su cui conta Pompei Antica resteranno circa TRE MILIONI, cui se ne aggiungeranno ancora un po’ più di un migliaio. A questo punto però vale la pena precisare, a chi non lo sappia, che già nell’Ottocento la Compagnia Internazionale di Thomas CooK portava a Pompei vagonate di turisti da ogni dove, con corse speciali diretta da Roma, via Napoli.
Un po’ come dire: nulla di nuovo sotto il sole…
E, stando ai Palazzi romani e regionali di Trenitalia, si sa anche che dovrebbe divenire realtà un HUB Turistico a Pompei Scavi, (non si sa quando, anche se le pratiche vanno avanti e indietro da oltre un quinquennio) il quale dovrebbe rimettere in funzione la Stazione Borbonica di Pompei Scavi.
Il condizionale, a questo punto è d’obbligo, visto che l’HUB Turistico è dapprima aparecido, poi desaparecido, quindi reaparecido, nel quinquennio di chiacchiere trascorso.
La domanda che ci tocca fare è questa: quanto ancora devono attendere l’Hub Turistico Trenitalia i turisti di ogni parte del mondo e le altre centinaia di migliaia di cittadini del comprensorio vesuviano, i quali trovavano il loro naturale baricentro di interscambio su ferro a Pompei, grazie ai Borbone?
La Stazione di Pompei Scavi nei tardi anni Sessanta del Novecento, quindi dopo un secolo di onorato servizio, fu unilateralmente e sciaguratamente soppressa. Poi ignominiosamente venduta a privati dalle allora Ferrovie dello Stato.
Ovviamente il misfatto – dannoso per l’utenza comprensoriale e turistica, ma anche autolesionistico – fu compiuto senza dar conto ai cittadini del perché.
E a questo punto… ho detto tutto!!
Come diceva il Principe Antonio De Curtis, in arte Totò.
*Ringrazio l’amico pubblicista fotografo Carlo Manfredi per le istantanee