Ed ora dove e su chi sgancerà la bomba atomica? La minaccia più sinistra dell’autocrate del Cremlino, la sua ultima carta per ribaltare i rapporti di forza nella guerra da lui stesso sciaguratamente avviata, è disinnescata. Il suo nemico sta sul suolo russo.
Scriviamo mentre si accavallano le notizie sulla rivolta di Prigozhin, che ha occupato Rostov-sul-Don, sede del quartier generale militare russo dove finora sono state coordinate le operazioni militari in Ucraina, e ora sta marciando a ritmi sostenuti su Mosca a capo dei suoi miliziani wagneriti. Era circolata in tarda mattinata anche la voce che Vladimir Putin avesse lasciato il Cremlino e si fosse rintanato in una località segreta, ma subito il suo portavoce, l’ineffabile Dmitry Peskov, l’ha smentita. Il presidente, a suo dire, sta regolarmente svolgendo le sue attività nel suo studio al Cremlino. Alle voci incontrollate, ai proclami delle due parti ed alle consuete smentite, si aggiungono le preoccupazioni dell’Occidente. Ed ora cosa succederà? Davvero Prigozhin siederà al Cremlino e rappresenterà la Federazione Russa nel mondo? Sarà il ‘musicista’ mercenario ad avere il controllo sul bottone nucleare russo? Vuoi vedere che ‘si stava meglio quando si stava peggio’, cioè con Putin al Cremlino?
No, il peggior pericolo non solo per l’Occidente, ma per il mondo intero, era e resta Vladimir Putin. Senza di lui, ipotizzando per ora che venga defenestrato, pur se è ancora tutto da vedere, sarà più facile raggiungere la pace. Era ed è Putin il nemico della pace.
Il discorso di Prigozhin, con il quale ha dato avvio alla presa di Rostov ed alla marcia su Mosca è inequivoco. In sintesi: la storia della guerra iniziata per difendere l’Ucraina dai nazisti è una bufala, come lo è la scusa di averlo fatto per difendere la popolazione russofona; non c’era nessuna minaccia né da parte di Kyiv né da parte della Nato; si sarebbe potuto risolvere la questione del Donbass facilmente dialogando con Zelens’kyj invece che con le armi; Putin, istigato da Shoigu, ha ordinato l’invasione dell’Ucraina commettendo un errore drammatico, che sta comportando un genocidio della popolazione russa; Shoigu e i suoi sono dei criminali che con la guerra volevano solo arricchirsi; l’autocrazia del Cremlino, sia quella civile che quella militare, è corrotta fino al midollo; sul campo la Russia sta subendo cocenti sconfitte e non è più in grado di ribaltare i rapporti di forza.
Già durante la battaglia di Bakhmut il capo della Wagner si era prodigato in elogi ai ‘valorosi soldati ucraini’. C’è anche chi, riportando in modo circostanziato luogo, data ed ora dell’incontro, giura che abbia passato ai servizi ucraini informazioni preziose sulla dislocazione delle truppe russe. Uno che fa queste affermazioni e si comporta in questo modo ha intenzione di chiudere la partita della guerra al più presto. Sta dicendo al popolo russo che quegli inetti dello Stato Maggiore hanno perso la guerra – una guerra inutile per giunta! – e con essa la vita di centinaia di migliaia di ragazzi, e che lui, patriota vero e l’unico che abbia riportato una vittoria sul campo, si farà garante della sicurezza della Russia. La pace è possibile senza Putin ed io posso essere il garante della Russia, questo il succo del ragionamento.
È un’evoluzione della vicenda russo-ucraina i cui segnali erano già leggibili da un paio di mesi a questa parte. Noi stessi, nel nostro piccolo, avevamo ventilato questa eventualità su questo giornale lo scorso 9 marzo (https://www.genteeterritorio.it/ucraina-chi-firmera-la-pace/ ).
Ma ora, come si concluderà il tentato golpe di Prigozhin?
A questo proposito va innanzitutto evidenziato come le forze armate dell’esercito russo, al comando di Shoigu, Gerasimov ed Alekseev – quest’ultimo primo vice capo del Gru, l’intelligence militare russa – stia opponendo una resistenza ai wagneriti fiacca, ai limiti dell’inconsistente. A Rostov-sul-Don non hanno sparato nemmeno un colpo per difendere il proprio quartier generale militare. Le truppe stanziali in Russia non stanno seguendo i loro ufficiali, mentre quelle più efficienti e meglio equipaggiate sono dislocate in Ucraina. Lo Stato maggiore russo deve decidere se farle rientrare in Russia per fermare Prigozhin, aprendo il campo alla controffensiva ucraina, oppure se lasciarle lì, con la conseguenza che in poche ore i wagneriti arrivino alle porte di Mosca. Sono ormai a 400 km dalla capitale!
C’è anche da dubitare che i generali stessi abbiano tanta voglia di battersi per salvare Putin, in fin dei conti il presidente fino a qualche settimana ha giocato con il fuoco, utilizzando vistosamente Prigozhin per far minacciare gli stessi Shoigu e Gerasimov. Certo, ora si batteranno contro Prigozhin, ma per salvare se stessi, non di certo Putin.
La guerra civile russa, iniziata stamane all’alba, ha dunque già la sua prima vittima politica: Vladimir Putin. Lo zar è arrivato a fine corsa, ora lo scontro si sposta tra la gerarchia militare e il mercenario wagnerita.