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Maturità, le tracce dei volponi

by Carla de Falco
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Compio gli anni il 21 di giugno e, da sempre, il mio compleanno corrisponde al giorno della prima prova degli esami di Stato. Anche quest’anno, come d’abitudine, il pensiero delle 8 è stato il seguente: che tracce saranno state proposte ai ragazzi? H 9: leggo le tracce. Brevi considerazioni a caldo. E’ difficile, certo, accontentare tutti, ma solo persone sideralmente lontane dalla scuola agìta e dagli adolescenti veri avrebbero potuto proporle e sceglierle.

Davvero brutta la poesia di Quasimodo. Allo scarso valore artistico di una lirica occasionale e oggettivamente poco riuscita, si aggiunga che Quasimodo non è quasi mai oggetto di studio a scuola. Non “ci si arriva”. Lo sa anche il bidello.
Certo, l’analisi formale è comunque possibile, come lo strutturalismo ci ha insegnato, ma così – a naso – non è rischioso indurre i giovani a credere che si possa analizzare e/o commentare compiutamente ciò che si ignora?

Sprezzanti del pericolo i nostri esperti aggiungono una seconda analisi del testo: Moravia. Che solo i docenti (quelli bravi, forse) leggono ancora, ma di certo non spiegano a scuola. Perché, in assenza di un canone riconosciuto per i grandi del secondo Novecento, tra Gadda, Pasolini e Pavese, Moravia non è certo il più vicino alla sensibilità dei giovanissimi e per di più… vale quanto detto per Quasimodo: lo si può analizzare iuxta propria principia, ma ciò equivale ad analizzare il nulla, a banalizzare testo e contesto, a contribuire alla gigantesca bufala che su tutto si possa, si debba avere un’opinione, pur senza conoscerne niente.

Andiamo alle tracce argomentative. Chabod e l’idea della Nazione Umana. Andava bene negli anni ’70. E forse anche un po’ dopo, quando in molti lo abbiamo studiato all’Università. Ora, francamente, anche no.

Piero Angela. Una spanna sopra tutti la scelta dell’autore, ma non certo del brano proposto. Passaggio generico, tesi un po’ banale, facile immaginare che molti studenti si butteranno lì. Peccato che gli adolescenti neppure sappiano cosa sia stata la Kodak e non abbiano, per la maggioranza, mai vista la pellicola fotografica fulcro dell’esemplificazione della tesi addotta. Insomma, la traccia andava bene per un cinquantenne.

Immensa e controversa, ho sempre amato la Fallaci. Quella di “Un uomo” sopra tutti. “Intervista con la storia” è però uno dei suoi testi più deboli, a mio avviso. Ovviamente a scuola di lei non si parla mai (che fai… spieghi Pirandello o parli di Fallaci?). Impropria del tutto, poi, la classificazione “artistico-letteraria” per un testo che è, semmai, di taglio storico-filosofico e presenta, peraltro, un’argomentazione irrisolta e fumosa. Fallaciana, suvvia.

Lettera aperta del 2021 al Ministro Bianchi sull’esame di Maturità. No, dai. Ditemi che è uno scherzo.

Elogio dell’attesa nell’era di Whatsapp. Belpoliti non me ne voglia. Nel testo proposto dice cose sacrosante, ma per chi ha 50, 60, 70 anni. Come farebbe mai un nativo digitale a comparare la comunicazione e lo stile di vita attuale con le attese delle letterine dal penfriend del bel tempo che fu? Perché poi suddetto adolescente dovrebbe piegarsi ad una implicita laudatio temporis acti, e banalizzare un’analisi generazionale per la quale nessuno, a 18 anni, avrebbe potuto prepararlo? I confronti tra generazioni necessitano di una prospettiva comparativa tipica di chi di strada ne ha percorsa un po’ e sono da sempre, a ben guardare, appannaggio dei “vecchi”.

In sintesi, quest’anno come regalo di compleanno ho ricevuto, da docente, la mortificazione del mio lavoro. Un anno intero su Paradiso dantesco, lirica dannunziana, diari di guerra, teatro pirandelliano, ogni guerra è una guerra civile, dissoluzione del cronotopo narrativo, avanguardie letterarie e paroliberismo, estetica della ricezione, correlativo oggettivo, delitto Moro, anni di piombo, parità di genere e diritti umani ignorati da un Ministero che mi appare, per dirla con Woody Allen, sempre più fuori fuoco.

L’anno prossimo, per il mio compleanno, mi faccio un regalo: i ragazzi li preparo col supporto di “Gente”. Se reperisco i numeri degli anni ’80.