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Parità di genere nelle aziende

by Redazione
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E’ stata presentata oggi a Milano l’anteprima della ricerca, condotta da ALTIS Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e Bureau Veritas Italia, in un convegno dal titolo: “Parità di genere: ecco i focus per cambiare davvero”. Cioè: genitorialità condivisa e congedi per i padri, divario retributivo, processi di mobilità interna, formazione dedicata. A un anno dall’avvio delle prime certificazioni sulla parità di genere in Italia, è emersa una iniziale fotografia della considerazione delle Pari Opportunità nel nostro Paese, primo passo per un’indagine più ampia che sarà svolta nei prossimi mesi.

Le curatrici della ricerca, Laura Maria Ferri e Chiara Arrighini, hanno mostrato i risultati emersi dal campione analizzato nella ricerca, composto da 48 micro, piccole e medie imprese, sulla base di 6 indicatori: cultura e strategia; governance; processi HR; crescita e inclusione; equità remunerativa; tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.

Vi proponiamo la sintesi dell’anteprima così come è stata diffusa.

La ricerca ha analizzato i dati relativi alle aziende operanti in Italia che per prime hanno affrontato il percorso per la certificazione UNI/PdR 125:2022 con Bureau Veritas, denotando un alto livello di attenzione e preparazione nei confronti di queste tematiche. Le 48 aziende considerate – su una base di circa 400 certificate ad oggi – hanno permesso di cogliere i primi segnali attorno ai comportamenti più consolidati e agli ambiti su cui è, invece, necessario stimolare un impegno più incisivo. I risultati mostrano che:

  • La quasi totalità delle imprese considerate si è dotata di strategie, politiche e processi utili per introdurre il tema delle Pari Opportunità nella cultura e nell’operatività dell’organizzazione: delle 48 aziende del campione, 45 hanno definito processi di gestione e sviluppo delle risorse umane a favore dell’inclusione, della parità di genere e dell’integrazione e 35 delle 43 piccole, medie e grandi aziende sono dotate di processi per la gestione di forme di non inclusività. Considerando solo le 28 medie e grandi aziende del campione, 25 hanno dedicato un budget allo sviluppo di attività a supporto dell’inclusione.
  • I dati segnalano spazi di miglioramento in relazione all’impegno nella formazione ad hoc e all’effettiva presenza e considerazione delle donne nell’attività. in particolare, le aree da attenzionare riguardano le opportunità di crescita e l’inclusione lavorativa. Le donne faticano ancora a vedersi attribuire posizioni di responsabilità: solo 19 piccole, medie e grandi aziende delle 43 del campione registrano una presenza di donne dirigenti migliore rispetto al settore (medie e grandi aziende) o all’ultimo biennio (piccole aziende). In 16 delle 28 medie e grandi aziende, si rileva un dato superiore rispetto alla media di settore in relazione alle donne che ricoprono posizioni in prima linea a diretto riporto dei vertici aziendali o che hanno delega sulla gestione del budget. Questo segnala l’importanza di sostenere politiche che garantiscano la possibilità di crescita interna verso posizioni manageriali.
  • Le imprese scontano un divario retributivo sia in relazione alla retribuzione media, sia rispetto alla componente variabile: in 16 delle 48 aziende certificate il divario della retribuzione per medesimo livello è superiore al 10% e in 11 delle 28 medie e grandi aziende la percentuale di donne promosse è inferiore a quella degli uomini.
  • Occorre sviluppare anche la capacità di integrare meccanismi attraverso cui valorizzare la genitorialità, tramite benefit e iniziative che consentano di esaltare le possibili nuove competenze e di tutelare la relazione con l’organizzazione: 11 delle 48 aziende, infatti, non hanno policy per il mantenimento di benefit e iniziative che valorizzino l’esperienza della genitorialità.
  • Risulta assai limitato l’utilizzo da parte degli uomini di congedi parentali il che denota, da un lato, il permanere di una cultura orientata al prevalere del ruolo della madre nei primi anni di vita dei figli e, dall’altro, una probabile difficoltà nella promozione di misure efficaci per la piena attuazione del congedo parentale e della paternità. Solo 17 delle 28 medie e grandi aziende dispongono dei dati relativi all’utilizzo dei congedi parentali da parte degli uomini.