fbpx
Home Arpac Spazio Ambiente Il ruolo del geologo nella tutela ambientale

Il ruolo del geologo nella tutela ambientale

by Stefano Sorvino
0 comments

L’Autore è Direttore Generale dell’Arpac.

 

Qualche giorno fa sono intervenuto, su gradito invito del Presidente Egidio Grasso, al convegno di celebrazione del trentennale dell’Ordine regionale dei Geologi della Campania soffermandomi sulla figura professionale del geologo con riferimento alle funzioni esercitate dall’ARPAC. Quindi controllo, monitoraggio, pianificazione e tutela delle matrici ambientali. Impegni attuali e potenzialità di applicazione della geologia ambientale nell’epoca della transizione ecologica.

La geologia ambientale si affaccia oggi su prospettive nuove che esplorano i sempre più complessi rapporti ed interazioni tra le attività antropiche e l’ambiente fisico, in stretta correlazione con le discipline che concorrono alle scienze ambientali: geologia applicata e geomorfologia, ingegneria per l’ambiente e il territorio e naturalistica, geochimica, scienze naturali e non solo.

In questo scenario si collocano anche le attività funzionali dell’Agenzia ambientale, che è un ente tecnico per eccellenza, operante soprattutto attraverso un qualificato corpo professionale costituito in larga parte da tecnici laureati rappresentativi di un ampio spettro di professionalità, per lo più sanitarie e tecnico-territoriali. In ARPAC i tecnici si articolano tra i laboratori delle Aree analitiche, riservate alle professionalità sanitarie, soprattutto biologi e chimici, e le Aree territoriali che si occupano delle attività esterne, dai monitoraggi e controlli ispettivi alle istruttorie tecniche per pareri e conferenze dei servizi nei procedimenti autorizzatori, in cui operano soprattutto ingegneri e geologi, dottori agronomi, naturalisti, periti e tecnici ambientali.

Ma tra le diverse culture professionali operanti nell’intero sistema agenziale ambientale (ARPA – ISPRA – SNPA) spicca la figura del geologo, e in particolare del geologo ambientale. Professionista polivalente, capace di operare incisivamente negli svariati settori della protezione ambientale, soprattutto per il monitoraggio delle acque, dei suoli e bonifiche ambientali per distinguerle da quelle idrauliche. Sono attualmente in servizio nell’organico di Arpa Campania 23 geologi, di cui 17 funzionari di comparto e 6 dirigenti, variamente operanti nelle aree territoriali dei cinque Dipartimenti provinciali e nella Direzione tecnica regionale. Una dotazione apparentemente significativa ma in realtà insufficiente rispetto al fabbisogno. Dovrebbero essere almeno il doppio. In corrispondenza della esponenziale moltiplicazione di compiti e responsabilità attribuite in questi anni all’ARPAC da leggi e provvedimenti statali e regionali.

L’inadeguatezza numerica dei geologi in Agenzia è solo un sottoinsieme del ben noto problema della diffusa insufficienza dei geologi nella Pubblica Amministrazione centrale e territoriale, che già denunciava il grande Giulio De Marchi alla fine degli anni ’60 (nella relazione conclusiva della famosa inchiesta tecnico-amministrativa svolta dalla Commissione interministeriale da lui presieduta sull’alluvione di Firenze del 1966 e sul dissesto idrogeologico in Italia). Già nel 2017 rilevai in ARPAC una grave carenza generale di personale tecnico, successivamente aggravatasi per via dei molteplici pensionamenti sopravvenuti. Poi siamo riusciti in qualche modo ad invertire o almeno limitare la tendenza con un ridotto reclutamento di poche unità, pur nella perdurante insufficienza delle risorse finanziarie. Si è così potuto registrare un minimo di riequilibrio nella necessaria prospettiva di un massiccio reclutamento concorsuale di quadri tecnici.

Ma di cosa si occupano prevalentemente i geologi in ARPAC? Di una molteplicità di compiti professionali delicati ed impegnativi. In sintesi: monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee; pareri e controlli per la bonifica dei siti inquinati; controllo sulle procedure di riutilizzo delle terre e rocce da scavo; monitoraggio per il consumo di suolo; dragaggio dei sedimenti; rilievi aerei con utilizzo di droni per il supporto ad indagini.

Più in dettaglio, i nostri geologi svolgono un ruolo essenziale per i prelievi delle acque superficiali e sotterranee di falda, elaborando su scala regionale i dati del monitoraggio territoriale finalizzato alla classificazione dei corpi idrici.

Nel settore delle bonifiche ambientali, di assoluto rilievo in Campania, il know-how professionale del geologo risulta essenziale nelle fasi di indagine preliminare dei siti potenzialmente contaminati e poi di caratterizzazione dei siti contaminati per l’elaborazione del modello della contaminazione delle matrici ambientali del suolo, sottosuolo e delle acque sotterranee. Così come per la predisposizione e valutazione delle analisi di rischio – con l’individuazione dei bersagli della contaminazione – e dei progetti di bonifica, con le relative attività di controllo. Nella città di Napoli, come noto, vi sono ben due siti di interesse nazionale (SIN): l’ex area industriale di Bagnoli-Coroglio, da sempre al centro del dibattito pubblico, e quella di Napoli Orientale, di enorme estensione tra aree a terra ed aree marine antistanti. Quest’ultimo costituisce il più grande progetto di bonifica finora approvato in Italia, che a settembre prossimo dovrebbe finalmente attivarsi con le relative attività di controllo – con campionamenti ed analisi – in capo alla responsabilità della nostra Agenzia ambientale.

Il geologo in ARPAC riveste un ruolo essenziale anche nel controllo delle procedure relative alle terre e rocce da scavo, per verificare la correttezza e regolarità delle dichiarazioni di riutilizzo ed i piani di gestione, in virtù della sua dimestichezza nel valutare le indagini, i volumi e le ubicazioni dei siti di prelievo e deposito dei terreni. Nel monitoraggio del consumo di suolo – svolto in raccordo con ISPRA – in virtù della specifica capacità nei sistemi di fotointerpretazione delle immagini satellitari e dei programmi GIS. Nella gestione dei sedimenti soprattutto per i dragaggi, in quanto esperto di dinamica dei fenomeni di sedimentazione ed erosione marina oltre che di prelievo e misurazioni marine (per tutti, gli interventi nei porti di Napoli e Salerno) e per il ripascimento degli arenili soggetti ad erosione.

Proprio in questo ambito, il drammatico evento franoso-alluvionale di Ischia-Casamicciola, consumatosi il 26 novembre dello scorso anno, ha visto l’attivazione di una straordinaria ed intensa collaborazione di Arpa Campania – in particolare del Dipartimento di Napoli – a supporto della struttura del Commissario delegato Legnini, della Regione, della protezione civile e del Comune di Casamicciola per la rapida, efficiente e rigorosa gestione in regime emergenziale dei vari e delicati aspetti ambientali del difficile post-evento. Qualche giorno fa la Regione Campania, a seguito di una straordinaria campagna di controlli Arpac-Ispra, ha potuto approvare il progetto di immersione deliberata in mare di sedimenti per consentire il necessario dragaggio del porto ostruito dai detriti. È stata svolta dai nostri tecnici un’attività delicata ed impegnativa, sia di campo che di analisi, per assicurare la rapidità del procedimento e dell’autorizzazione in condizioni di assoluta sicurezza ambientale.

Inoltre, i geologi ARPAC si sono specializzati nei rilievi e nelle riprese aeree con utilizzo di droni per l’effettuazione di delicate attività di controllo e monitoraggio, spesso svolte a supporto di indagini di polizia ambientale su richiesta delle Procure.

E’ opportuno sottolineare che Arpa Campania concorre, come struttura operativa della rete SNPA, al sistema nazionale e regionale di protezione civile ma non esercita specifiche funzioni istituzionali in materia di difesa del suolo e difesa idraulica ed idrogeologica, come invece avviene per le Agenzie ambientali di altre Regioni e per Ispra (che ha, a suo tempo, incorporato il servizio geologico nazionale).

In definitiva l’articolato territorio della Campania offre un complesso ed impegnativo scenario di lavoro per i professionisti tecnici, tra diffuse criticità e difficoltà ma in un laboratorio vivo non privo di sperimentazioni e soluzioni avanzate ed innovative. In questo quadro la comunità professionale dei geologi – siano essi liberi professionisti, quadri tecnici dell’amministrazione o espressioni del mondo scientifico ed universitario – può esprimersi al meglio delle sue risorse e potenzialità culturali, contribuendo così anche ad orientare tecnicamente una fase di grandi trasformazioni.