E siamo a cinque. Ossia alla quinta tappa del viaggio di Gente e Territorio alla scoperta del Dipartimento provinciale Arpac di Napoli. Troverete alla fine i riferimenti delle precedenti puntate. Oggi entriamo nel laboratorio che si occupa di ecotossicologia e di REACH, ossia registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche. Siamo, come consuetudine, con il dottore Dario Mirella, Direttore del Dipartimento, e con la dottoressa Beatrice Cocozziello, Direttrice dell’Area analitica, insieme alla dottoressa Teresa Verde, biologa collaboratrice tecnico professionale, e Anna Montanino, dirigente ambientale in formazione.
Di cosa si tratta?
Cocozziello. L’attività di questo laboratorio, che seguo personalmente con la collaborazione della dottoressa Verde, fu a suo tempo avviata direttamente da Arpac. I laboratori di cui abbiamo parlato sinora presentano un approccio classico ai problemi della tutela ambientale e della salute umana. In questo caso invece la prospettiva è diversa. Se l’ ecotossicologia permette di fare una valutazione complessiva dell’impatto sull’ambiente di matrici contaminate da una o più inquinanti,
l’applicazione del regolamento REACH ha la finalità di migliorare la protezione della salute umana e dell’ambiente dai rischi che possono derivare dall’uso delle sostanze chimiche immesse nell’ambiente e sul mercato. Prevede che qualunque produttore utilizzi o trasporti sostanze chimiche, fornisca una completa documentazione sulla loro tossicità. Gli Enti deputati ai controlli, Asl e Arpac, a campione verificheranno la corrispondenza della documentazione e l’idoneità dei prodotti.
Mirella. Alcune delle attività e determinazioni eseguite presso i Laboratori di ARPAC hanno come obiettivo la tutela della salute dell’uomo e quindi con un approccio in cui il principale bersaglio di ogni contaminante è l’uomo. Il mutamento dell’orientamento scientifico in materia ambientale che si è avviato già dal secolo scorso, focalizza l’attenzione sull’intero ecosistema e quindi la specie bersaglio privilegiata non è più l’uomo, che probabilmente ha una capacità di ammortizzare l’impatto dei contaminanti in maniera molto più efficace, bensì organismi che seppur più semplici rispetto all’uomo, sono più sensibili e vulnerabili perché suscettibili anche a piccolissime concentrazioni di contaminanti. E quindi si studia l’impatto, cioè la tossicità di contaminanti chimici su queste specie per definire se le matrici sono più o meno contaminate.
Cocozziello. Le prime analisi eco-tossicologiche sono state previste dalla legge Merli, che indicava come organismo bersaglio i pesci. Ma nessuno in Italia aveva spazio, organizzazione e tempo per lavorare con i pesci. A partire dal 1999 sono stati introdotti organismi via via più semplici da mantenere in allevamento, più sensibili nella risposta alle sostanze tossiche o a miscugli di sostanze. La ecotossicologia è una branca giovane che ha ancora bisogno di approfondimenti metodologici, maggiore rigore nella definizione dei protocolli da utilizzare, e quindi ci aspettiamo dagli enti di ricerca e soprattutto da ISPRA la standardizzazione delle procedure analitiche e valutative. Il regolamento REACH riguarda invece le sostanze chimiche, delle quali è necessario conoscere tutto prima di autorizzarne l’utilizzo e l’immissione sul mercato e nell’ambiente. Il REACH non è rivolto sole alle materie prime ma ai prodotti, anche quelli di uso comune e giornaliero. Penso a i mobili, oggetti come borse, vernici, inchiostri colle su cui si va a controllare la presenza di sostanze chimiche eventualmente presenti in quantità non compatibile con l’uso a cui sono destinate o perché determinano problemi alla salute umana e all’ambiente. Per continuare con un intrigante elenco di oggetti di uso comune sottoposti a controllo penso ai bottoni, ai gioielli, agli inchiostri per i tatuaggi, ai prodotti per la pulizia della casa e via dicendo. Fu il disastro di Seveso a determinare la nascita della prevenzione sull’uso delle sostanze chimiche.
Veniamo ad un maggiore dettaglio.
Verde. Il laboratorio si occupa, su tutto il territorio regionale, della valutazione di tossicità acuta, cioè della tossicità che ha effetto nell’immediato, e cronica, cioè di quella che si manifesta a distanza di tempo, su varie matrici ambientali: dalle acque reflue alle acque superficiali ai sedimenti. A seconda del tipo di test e di matrice, utilizziamo organismi diversi. Se per esempio valutiamo la tossicità su acque reflue, costituite in larga parte da acqua dolce, utilizziamo organismi di acqua dolce per abbattere le variabili. La mortalità degli organismi è infatti uno degli end point, cioè una delle informazioni che servono per verificare se c’è tossicità o meno, e quindi dobbiamo abbattere tutte le variabili esterne, cioè le cause di morte dell’organismo diverse dalla tossicità.
Mirella. La ecotossicologia è una branca in grandissima espansione che dà un effetto diretto dell’impatto di una determinata sostanza o di un pool di sostanze tossiche sull’ambiente. Quindi viene proposta dalla nuova normativa come primo passo da fare in qualsiasi gestione di matrici ambientali, perché una valutazione eco-tossicologica favorevole esclude la necessità di approfondimenti su tutto lo spettro di sostanze chimiche potenzialmente tossiche. Quindi, se una matrice è compatibile con organismi che hanno una elevatissima sensibilità, non è necessario fare anche una complessa speciazione chimica su quella stessa matrice.
Quali sono i risultati delle analisi?
Verde. Noi analizziamo circa 500 matrici all’anno. I campionamenti, su tutta la Regione, per la ecotossicologia vengono eseguiti da personale dell’Arpac e per il Reach da personal delle Asl, che accompagniamo e supportiamo. Su 400 campioni di acque di scarico siamo sui 70 campioni non conformi, sostanzialmente nella norma. Per quanto riguarda le analisi che abbiamo fatto dal 2014 ad oggi sul rilascio di nichel sui gioielli, adesso cerchiamo anche cadmio e piombo, non abbiamo mai riscontrato alcun positivo.
E la Terra dei Fuochi che fine ha fatto?
Mirella. Quando scoppiarono i grossi scandali, come quello della diossina, la Campania fu passata al setaccio stretto. La regione più analizzata in assoluto e da parte di tutti i laboratori d’Italia e di alcuni della Svizzera e della Germania. I risultati complessivi di questa indagine megagalattica registrarono sforamenti forse del 2% dei punti rispetto ai valori di base attesi. I territori della “Terra dei Fuochi” sono senz’altro molto impattati e continuamente oggetto di abbandoni illeciti di rifiuti, spesso dati alle fiamme, ma, fatta eccezione per alcuni hot-spot oggetto di attenzioni ed indagini, non sono ad ora noti fenomeni diffusi di inquinamento ambientale.
Qualche giorno fa è stato autorizzato lo smaltimento dei detriti, portati dalla frana, dal porto di Casamicciola. La decisione è stata assunta sulla base delle vostre analisi?
Verde. Delle nostre e di quelle del laboratorio Mare, del laboratorio Fitofarmaci e da ISPRA, perché la norma prevede un approccio multidisciplinare unendo varie analisi che consentano poi una valutazione complessiva. L’ecotossicologia è stata valutata utilizzando tre organismi di livelli trofici differenti, e solo un punto ha evidenziato criticità sia per i risultati ecotossicologici che per presenza di talune sostanze chimiche.
Cocozziello. Si tratta di un angolo del bacino portuale con scarso ricambio d’acqua nel quale è stato individuato probabilmente un inquinamento pregresso che non ha nulla a che fare con la frana.
Con il personale e le attrezzature siamo a posto?
Cocozziello. Gli addetti sono due più uno in formazione, oltre a me come responsabile, supportati per le attività sul REACH dalla dott.ssa Colantuono, una collega che si occupa di analisi sugli alimenti. Infatti la ricerca di metalli nei gioielli e negli articoli da sartoria e minutaglia ha un approccio analitico assai simile alla ricerca di inquinanti sul materiale a contatto con gli alimenti. Quanto all’attrezzatura, è adeguata. Però se volessimo assolvere a tutti i compiti del REACH andrebbe almeno raddoppiata, per iniziare con investimenti economici importanti, e nessuno in questo momento nelle ARPA ha investito solo sulla tematica regolamento REACH.
Mirella. Il REACH prevede un’attività che può essere programmata, sulla quale il nostro laboratorio è assolutamente all’avanguardia con competenze significative su scala nazionale. L’ecotossicologia è invece legata spesso ad attività che si devono completare in tempi molto ristretti. Per esempio, proprio nel caso di Casamicciola si è dovuta abbandonare qualsiasi attività ordinaria per dedicarsi esclusivamente ai sedimenti per riuscire a dare le risposte nei tempi previsti dal Commissario di Governo per l’emergenza. Quindi i flussi lavorativi sono difficili da gestire con così poco personale.
Precedenti puntate:
- acque ad uso umano, (https://www.genteeterritorio.it/qualita-dellacqua-il-lavoro-sul-territorio-del-dipartimento-arpac-di-napoli/);
- mare (https://www.genteeterritorio.it/il-laboratorio-mare-dellarpac/);
- alimenti (https://www.genteeterritorio.it/il-laboratorio-alimenti-dellarpac-di-napoli/);
- acque reflue (https://www.genteeterritorio.it/il-laboratorio-acque-reflue-dellarpac-di-napoli/).