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Andata quarti di Champions, solo uno il risultato amaro

by Luigi Gravagnuolo
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Quanto al gioco messo in mostra, le quattro sfide del primo round dei quarti di finale di Champions League hanno rispettato le attese. Né ci sono stati risultati sorprendenti, anche se non era scontata la vittoria dell’Inter a Lisbona, contro un Benfica che fino ai quarti aveva fatto vedere un gioco spumeggiante, veloce ed incisivo. Così come, per le dimensioni, non lo era il tre a zero del City sul Bayern. Le due vittorie, comunque, ci stavano nelle congetture della vigilia. Il due a zero del Real sul Chelsea, poi, era ampiamente prevedibile e previsto.

Lo era, alla vigilia, anche la vittoria per uno a zero del Milan sul Napoli al Meazza. I rossoneri stavano in un periodo di buona forma ed avevano appena umiliato gli azzurri al Maradona con un inappellabile zero a quattro. Il Napoli, viceversa, al di là della mazzata del Maradona, appariva affaticato, pesante sulle gambe, con la mente annebbiata. E poi, mancavano agli azzurri tutti i centravanti della rosa, a cominciare da Osimhen-Iradiddio. Insomma, da tifoso del Napoli, ieri mattina ci avrei messo la firma su una sconfitta al Meazza con un solo goal di scarto. Alla luce della prestazione sul campo, invece, ai napoletani resta l’amaro in bocca. La squadra di Spalletti ha messo sotto i milanesi per buoni tre quarti di partita, dominando il centrocampo e tenendo costantemente nella loro metà campo gli avversari. Ed ha continuato a dominare anche quando è restata in dieci contro undici. Se torna a casa con la sconfitta lo si deve a tre motivi: l’abissale differenza di qualità tra i due portieri; il non essere riuscito, mister Spalletti, a trovare la soluzione giusta per il forfait dei centravanti di ruolo; un arbitraggio scandaloso.

I portieri. Persino il sagace Umberto Chiariello – eccellente notista sportivo napoletano – che fino a ieri della magnificazione delle virtù di Meret se n’era fatta una questione di onore, ha dovuto finalmente gettare la spugna: “A portieri invertiti avrebbe vinto il Napoli!” ha commentato a caldo. Ed è proprio così, Meret non è un portiere all’altezza dei quarti di Champions, questa è la verità. Indeciso a tutto quando si tratta di uscire o non uscire, muto, non chiama la palla e non garantisce regia alla difesa, trasmette insicurezza ai difensori. Ha preso pochi goal finora, vero, ma ciò è dovuto alla straordinaria capacità dell’allenatore, che ha trovato i migliori schemi difensivi immaginabili, non certo alla sua abilità di portiere. Ai quarti di Champions e fuori casa ci sta che tu lasci un’occasione agli avversari, ci mancherebbe. Se però quell’unica occasione diventa una rete subita questo è un problema. Peraltro il tiro di Bennacer, ancorché forte, non era impossibile da parare: a mezz’altezza e sul primo palo, quello che in genere viene presidiato dal portiere. Ed invece Meret non esce a chiudergli la visuale, e può anche starci; non copre il suo palo, e questo non va; infine pretende di prendere il pallone a mezz’altezza col piede! Di contro Maignan ha subito minimo quattro tiri insidiosi, uno dei quali molto difficile da prendere, dal pur spuntato attacco del Napoli, ma li ha sventati tutti.

Senza centravanti. Mister Spalletti ha una sconfinata considerazione di Elmas, e fa bene. Il macedone è un tuttocampista prezioso, tecnicamente non raffinato ma ben dotato, disciplinato tatticamente, grintoso nei contrasti. Chiedergli di inventarsi centravanti però è stato un po’ troppo. A lungo ha girato a vuoto, né ha dato un contributo rilevante nel pressing sugli avversari in fase passiva. Con la saggezza del poi – ma giuro che lo avevo pensato e detto da subito tra amici – da falso nueve sarebbe stato più efficace Politano, o uno dei due attaccanti di fascia, Kvaratskhelia ovvero Lozano. Politano non sarebbe stato un azzardo, con Gattuso un paio di volte ha giocato in quel ruolo mettendo in mostra capacità non trascurabili di regia d’attacco e di pressing. Ovvio che la soluzione ideale sarebbe stata Raspadori, ma l’ex Sassuolo aveva i muscoli acciaccati e non era riuscito fino alla partita a sostenere un solo allenamento completo in gruppo.

Last but not least, l’arbitro. O era prevenuto ed è entrato in campo con una lucida determinazione a fischiare a senso unico, o è uno completamente inadeguato per sfide di questo rilievo. Ha condizionato la partita e, soprattutto, ha pregiudicato pesantemente le possibilità di rimonta del Napoli al Maradona togliendogli Anguissa e Kim, pilastri assoluti il primo del centrocampo e il secondo della difesa del Napoli. Spalletti ed i suoi se ne faranno una ragione e certamente troveranno i rimedi, il passaggio di turno è ancora alla portata del Napoli. Oltretutto martedì al Maradona rientrerà – si spera – Iradiddio. Dispiace però, perché, al di là del tifo, anche i calciatori che vincono, quando vincono, sono più contenti se le loro vittorie sono limpide, indiscutibili, frutto solo della superiorità fisica, tecnica o tattica in campo. Ovvero della fortuna, contro la quale nemo tenetur.

Un’ultima nota. Al termine della partita da una parte degli spalti del Meazza sono partiti dei cori contro il presidente del Napoli, il quale con il tifo milanista non ha avuto mai niente a che fare, né nel bene né nel male. Lo avevano già fatto al Maradona, nella partita di campionato, ed erano stati subito affiancati da una parte non trascurabile degli ultras azzurri. Avranno pure gli ultras delle ragioni – in verità a me sembrano ragioni più scellerate che apprezzabili, ma questo può dipendere dagli interessi e dalle storie personali di ciascuno, e comunque va analizzato e discusso in altro contesto – però, perdiana, come diciamo a Napoli, c’era proprio bisogno di andare fino a Milano pe se fa canoscer?