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Il presidente Spirito: il programma del Porto nuovo

by Flavio Cioffi
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Il Presidente Spirito ha appena compiuto un anno di mandato alla guida del sistema portuale campano e abbiamo voluto delineare con lui un primo bilancio.

Salerno si è sempre opposta ad un’Autorità portuale unica. Cosa è cambiato?

All’inizio c’era, inevitabilmente, la volontà di mantenere la propria identità. Il che è parte della nostra storia. Il nostro Paese è fatto di identità comunali che affondano le proprie radici in una storia più di campanile che di sistema. Nell’ultimo anno abbiamo lavorato per dimostrare che la costruzione di una struttura organizzativa unitaria consente a tutto il sistema della portualità campana di esprimere una voce più forte e più capace di offrire servizi al territorio. Sia gli operatori che le Istituzioni hanno quindi compreso che ci sono più vantaggi che svantaggi a fare sinergia.

 

Si parla di un accordo Del Rio/De Luca. Il presidente dell’Autorità in quota al Ministro e il segretario generale, salernitano, in quota al Presidente della Regione.

Quando ho partecipato alla selezione pubblica per diventare presidente, il Ministro mi ha fatto un colloquio. Io preferivo andare a Civitavecchia, ma lui mi spiegò che era opportuno che venissi a Napoli perché tra i candidati idonei ero l’unico napoletano che mancava da Napoli da più di trent’anni e quindi ero competente, conoscevo la cultura locale e non avevo interessi specifici. Queste caratteristiche erano funzionali per realizzare un’operazione di discontinuità molto forte. Poi mi disse di aver valutato positivamente l’ingegner Messineo quale segretario generale e mi invitò a conoscerlo, verificarlo e compiere liberamente le mie scelte. Io l’ho fatto e l’ho giudicato più che adatto e l’esperienza di questo anno me lo ha confermato. Quindi è stata una scelta di carattere professionale.

 

Le chiedo qualche parola di commento su ognuno degli interventi che le elenco. Immacolatella Vecchia.

Ieri ho firmato il contratto per la sua ristrutturazione. Adesso l’impresa dovrà fare il progetto esecutivo e poi realizzare i lavori. Come direttore dei lavori ho scelto il Sovrintendente ai beni culturali e sono contento che abbia accettato per la grande importanza storica dell’edificio.

 

Molo di San Vincenzo.

Entro quest’anno termineremo la ristrutturazione della passeggiata, che è il primo elemento. I napoletani ne hanno perso la memoria. Io ho visto il molo di San Vincenzo per la prima volta nella mia vita il primo gennaio 2016, durante una manifestazione pubblica con il Sindaco, ed in quella occasione ho dichiarato che ritenevo indispensabile che i napoletani tornassero a conoscerlo. Esiste una questione che riguarda il primo tratto della passeggiata che ricade nella competenza della Marina Militare, la quale chiede opere di sicurezza per circa un milione di euro che non ho intenzione di pagare. Vedremo come risolveremo la questione: sono sempre disponibile al dialogo ed alla cooperazione istituzionale.

 

Waterfront.

E’ un tema molto articolato perché si tratta di un’area assai vasta che va dal molo di San Vincenzo al varco Pisacane. Il progetto non si può realizzare tutto assieme perché è un’opera molto complessa. Abbiamo avviato la prima fase che è quella di realizzare la nuova stazione marittima passeggeri al molo Beverello e il progetto esecutivo è stato approvato in conferenza di servizi a inizio dicembre 2017. Adesso aspettiamo che il ministero finanzi l’opera e poi potremo bandire la gara.

Seguirà la progettazione della ristrutturazione degli ex Magazzini Generali, dove realizzeremo il museo del mare e della migrazione e, a fianco, la sede dell’università Partenope con la quale esiste già un protocollo d’intesa.

 

Dragaggi.

I lavori sono cominciati con le opere di predisposizione a terra e la bonifica dagli ordigni bellici. Entro 14 mesi il dragaggio sarà completato.

 

Darsena di levante.

La darsena è stata collaudata e riceverà tutti i residui derivanti dalle operazioni di dragaggio.

 

Sinergia con la bonifica di Bagnoli.

E’ un impegno che abbiamo preso sin dall’inizio con il Governo e con il Commissario Nastasi. Siamo in attesa di conoscere la quantità di materiale che sarà rimosso dal mare a Bagnoli. I risultati si conosceranno nei prossimi mesi, a valle delle analisi in da parte dell’Istituto Dohrn, per poter predisporre una colmata adeguata a raccoglierlo. Poi il Ministero dovrà finanziare l’intervento.

 

Cosa ci dice della paventata sanzione da parte dell’Unione Europea per aiuti di Stato?

Si tratta di un procedimento che va avanti da moltissimo tempo. I porti del nord Europa, nei decenni passati, hanno operato robustissimi aiuti di Stato per realizzare le infrastrutture dei porti. Ovviamente lo hanno fatto in tempo utile per non entrare in contrasto con le normative comunitarie. Noi invece siamo in ritardo, ma più volte abbiamo spiegato che questi non sono aiuti di Stato in quanto destinati al potenziamento delle strutture di uso comune. Andiamo avanti con serenità.

 

Cambiamo argomento. Qual è lo stato dei rapporti con gli operatori commerciali all’interno del porto?

Al mio arrivo ho constatato un alto tasso di litigiosità. Si facevano più cause che traffici. Ho quindi lavorato per chiudere accordi transattivi e ripristinare una situazione di serenità. Ma è necessaria anche un’evoluzione culturale. Ancora oggi i concessionari si riferiscono alle banchine come se fossero di loro proprietà. Ovviamente non è così. Sono beni di proprietà dello Stato, che li ha affidati in concessione, con precise regole che vanno rispettate. Anche se gli operatori sono presente da svariati decenni, la concessione non può mica significare usucapione.

 

Si è parlato di una delocalizzazione dei petrolieri.

Si, ma è una sciocchezza. Per delocalizzare è necessario un luogo di destino che non è stato individuato. Quindi ho spiegato alle Istituzioni che quando mi diranno dove ricollocare i depositi dei petroli ne riparleremo. Oggi il porto serve 14 milioni di cittadini, perché arrivano 4 milioni di tonnellate di petrolio e un milione di tonnellate di gas: se vogliamo continuare ad accendere la luce e riscaldare le nostre case abbiamo bisogno che, fino a quando non ci sarà una nuova localizzazione, queste attività continuino.

 

E’ stata innescata recentemente una polemica, della quale il nostro giornale si è occupato, sull’inquinamento generato dalle attività portuali e si è anche ipotizzata l’elettrificazione dei moli.

Il tema esiste. I porti devono essere ecologicamente compatibili. E’ uno scenario sul quale bisogna lavorare con idee e programmi, ma l’esperienza internazionale dimostra che l’elettrificazione è un processo molto costoso e molto complesso da realizzare, perché non si tratta solo di attrezzare le banchine ma anche le navi. Invece lo standard internazionale, che deve andare in vigore entro il 2020, va verso l’utilizzo del gas liquefatto. Quindi ho lavorato, in attuazione di una direttiva del Governo italiano e della Commissione europea, con le università campane per un pre studio di fattibilità finalizzato alla realizzazione di un deposito di stoccaggio di gnl. Entro Natale pubblicherò la manifestazione di interesse e con l’anno nuovo saranno avviate le procedure di gara. Il deposito non servirà solo per le navi ma anche per il trasporto pesante a terra, che genera molto più inquinamento. Bisogna favorire una motorizzazione dei tir adeguata ad utilizzare il gas liquefatto. Questo è un percorso concreto, senza proclami.

 

Esiste una strategia per contrastare l’illegalità all’interno del porto?

Ho parlato con il Prefetto e stipuleremo un protocollo di legalità. L’illegalità si combatte stando al fianco delle Istituzioni e le forze dell’ordine sono gli alleati indispensabili per contrastare la criminalità organizzata.

 

In conclusione, quale futuro vede per i tre porti di sua competenza?

Sono convinto che esiste uno spazio per crescere. Certo siamo consapevoli di non essere il principale sistema portuale del Paese. Genova guarda al luogo più produttivo d’Italia, noi siamo invece nel Mezzogiorno, ma l’istituzione della zona economica speciale nei porti della Campania ci darà un elemento per crescere, rafforzando il tessuto industriale della nostra regione. Già nel 2016 la Campania ha registrato un aumento del pil del 2,4%, il più alto d’Italia; per consolidare la crescita c’è bisogno di una nuova politica industriale che incentivi gli investimenti. Il presidente dell’Autorità portuale presiederà il comitato di indirizzo per gestire la zes e, assieme alla Regione ed al Governo, guiderà con molta attenzione questo percorso.

Bisogna poi ricordarsi che i porti della Campania non sono importanti solo per il traffico merci, ma soprattutto per quello passeggeri. Napoli ne movimenta ogni anno 8 milioni. Su questo bisogna lavorare in sinergia con tutti i soggetti interessati per migliorare il servizio alla clientela. Collaboriamo con l’aeroporto di Capodichino, che è un’eccellenza, voglio farlo anche con le ferrovie per la stazione di Garibaldi. Le tre porte di accesso alla città sono porto, aeroporto e stazione. Bisogna fare massa critica.