Ci ha pensato Sangiuliano all’HUB Turistico di Pompei che su questo giornale definivamo desaparecido. L’HUB è infatti re-aparecido. Lo possiamo affermare per il piglio “decisionista” di alcune dichiarazioni rilasciate dal Ministro della Cultura a RAI 3 su Pompei, nel più vasto panorama di rilancio di Napoli e del suo patrimonio monumentale. A partire dal recupero di Palazzo Fuga, più noto ai Napoletani come Albergo dei Poveri, forse il più grande edificio dell’Europa occidentale. Uno dei primati architettonici di Napoli Capitale.
Ma chiariamo subito al lettore che il Sangiuliano di questo articolo non è il San Giuliano martire venuto dalla Dalmazia e venerato a Sora dal Secondo secolo d.C. E’ piuttosto Gennaro Sangiuliano, ministro napolicampano della Cultura.
Egli è l’unico a tenere alta la bandiera napoletana nell’attuale Consiglio dei ministri meloniano, dove è all’opera anche il ministro Calderoli intento a ideare danni per il Meridione d’Italia, lui che – fin dai tempi del CAV, mai rimpianti – se ne intende su come far danni al Sud. E l’ha già fatto con la tesi della “spesa storica” e similari contorsioni logico-finanziarie, micidiali per il Meridione d’Italia, già oggi e ancora di più per il futuro, che vedrà, purtroppo, il Paese sempre più spaccato.
In breve, nel corso della trasmissione di RAI 3 ‘Che tempo che fa’ il Ministro Sangiuliano ha annunciato qualche giorno fa: “un treno veloce collegherà presto Roma agli scavi di Pompei e anche alla Penisola Sorrentina”, continuando poi più o meno così: “questo sarà possibile grazie al completamento del nuovo HUB ferroviario di Pompei, un progetto da 30 milioni di euro che dovrebbe essere terminato nei prossimi mesi. La stazione Pompei Scavi prevede il collegamento tra i binari della Circumvesuviana e delle Ferrovie dello Stato”. Infine, Sangiuliano ha aggiunto: “…ciò permetterà di avere collegamenti diretti tra Roma e Pompei attraverso l’alta velocità con Frecciarossa e Frecciargento. Saranno possibili partenze anche dall’aeroporto di Fiumicino”.
Dunque, la nuova Fermata RFI di Pompei Scavi svolgerà anche funzioni di HUB Turistico oltre che ripristinare – dopo mezzo secolo di dismissione avvenuta negli anni Sessanta del Novecento – la omonima vecchia fermata ex FFSS. Essa, in effetti, allora non era altro che ancora la antica fermata borbonica degli Scavi di Pompei dell’Ottocento, realizzata prolungando la storica Napoli-Portici verso Nocera Inferiore. Quella fermata delle Regie Ferrovie, poi FFSS, ha costituito per ben oltre mezzo secolo – e praticamente fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale – un valore aggiunto per gli Scavi di Pompei. Sì, perché quella fermata fu determinante per la diffusione del “Mito pompeiano” tra le classi piccolo-borghesi e la gente comune che si affidava alle ferrovie per giungere a Pompei in massa.
In quella fermata scese il giovane avvocato Bartolo Longo nel 1872, arrivando a Pompei per incarico della Contessa De Fusco a svolgere il ruolo di amministratore delle proprietà De Fusco in Valle di Pompei. In quella fermata l’avvocato pugliese fu accolto da due coloni dei De Fusco armati di fucili da caccia – allora detti “ribotti” – perché ancora fresco era il ricordo delle scorribande vesuviane del Brigante Pilone, ucciso dalla polizia savoiarda in un agguato in via Foria a Napoli pochi anni prima. All’epoca Valle di Pompei era soltanto “una espressione geografica”, un borgo abitato della periferia di Scafati, che poi lo stesso Bartolo Longo indirizzò verso la dignità di nuovo Comune autonomo.
Fu un suo merito indiscusso e indiscutibile, anche se Bartolo Longo, oggi Beato, chiuse la propria straordinaria vicenda terrena qualche anno prima che, nell’anno 1928, fosse decretata la istituzione del nuovo Comune di Pompei. Un Comune autonomo e dotato di strutture di caratura sovracomunale, ancora oggi ineguagliate, perché Bartolo Longo pensava in grande, da manager. Non a caso, una di tali strutture, l’ex Palazzo del Sacro cuore, una sorta di “Albergo dei Poveri” pompeiano, sarà oggetto di acquisizione da parte dell’odierno Comune di Pompei, affinché esso possa svolgere il ruolo, atteso invano da generazioni, di Centro Museale Pompeiano, una sorta di Expo’ a scala comprensoriale, o un Beaubourg vesuviano a disposizione del Turismo Internazionale mosso dall’Archeologia.
Ma torniamo alla nuova Stazione di Pompei Scavi che, grazie al Ministro Sangiuliano possiamo definire di nuovo un HUB – re-aparecido – e che sarà incardinato sulla linea ferrata ex FFSS Napoli-Salerno, permettendo così l’interscambio ferroviario passeggeri e merci con la linea ex Circumvesuviana Napoli-Sorrento, oggi Eav.
Questa scelta – dibattuta, accantonata e oggi riemersa – rediviva dopo quattro o cinque anni trascorsi dal primo annuncio dato da Franceschini, permetterà “… il miglioramento dell’accessibilità ai grandi attrattori turistici costituiti dagli Scavi stessi e dal Santuario Mariano presente nel comune vesuviano.”, come si legge nel freddo linguaggio tecnico del progetto.
Noi non possiamo che esprimere un plauso nei confronti della inequivoca perentorietà dell’annuncio di Sangiuliano, dato anche in considerazione dell’unicità dei siti archeologici vesuviani che fanno da corona a Pompei. Essi, dopo il miglioramento dell’accessibilità al sito pompeiano con la realizzazione della nuova fermata ferroviaria – che funzioni però anche da HUB turistico – saranno messi in grado di innescare anche processi virtuosi autonomi a beneficio dell’intero bacino comprensoriale vesuviano/costiero e dei flussi turistici napoletani e campani in generale.
Come peraltro è già avvenuto in passato, a partire dal difficile ultimo dopoguerra, in cui Pompei, Sorrento e Capri hanno fatto da traino al grande Turismo che a Napoli stentava ad attecchire, per mille motivi, non certo per carenza di attrattività della capitale del SUD. Il Tempo, stavolta davvero Galantuomo, lo sta dimostrando. E già soltanto questo dato – oggettivo e sotto gli occhi di tutti – dovrebbe sgombrare ogni dubbio o preoccupazione per il futuro, che pure affiora dalla stampa locale di ambito territoriale sorrentino.