Qualcuno per caso ricorda la teoria della 5a Strada di Donald Trump? “Anche se mi mettessi a sparare contro qualcuno nel bel mezzo di 5th Avenue di Manhattan… non perderei nemmeno un voto.” Lo aveva detto lui, The Donald, nel 2016. Per quanto sembri il delirio di un folle, la storia gli ha “quasi” dato ragione e ora la solidità della sua teoria sarà verificata con i capi d’accusa che gli sono stati mossi dal Procuratore di New York, Alvin Bragg.
A parte un vero e proprio omicidio nel pieno centro della Grande Mela, Trump ha fatto tutto l’umanamente possibile, in un solo mandato, per provare la sua tesi e far scadere la funzione presidenziale nel criminale: scandali sessuali, corruzione, evasione fiscale, tentativi di frode elettorale, minacce (velate e non) a Procuratori e Governatori e, ciliegina sulla torta, istigazione all’insurrezione. Non male, soprattutto considerando che è tuttora il candidato numero uno del Partito Repubblicano che fa di “legge e ordine” il proprio vessillo. Solo che, adesso, non si tratta più di insinuazioni o notizie portate avanti dai media ma piuttosto di capi d’accusa formalmente depositati dalla Giustizia.
Da qualche settimana si parla di fondi raccolti a fini elettorali e deviati per comprare il silenzio della porno diva Stormy Daniels. Anche se viene da ridere a pensare che il nome “Stormy” significa tempestosa, fa divertire molto meno che molti Repubblicani ribattano che è scandaloso accusare formalmente un (ex) Presidente solo per aver “giocherellato” con i fondi elettorali. Sic!
Sinora nessuno ha ancora visto a chiare lettere di quali crimini sia accusato Donald Trump. Il New York Times scrive che si tratta di oltre “due dozzine” di capi d’accusa criminali (felony). La questione dei fondi stornati sembra poca cosa in confronto ad altre inchieste criminali tuttora in corso (reiterati tentativi di influenza sul voto in Georgia, incitazioni all’insurrezione a Capitol Hill, documenti Top Secret ritrovati nella sua residenza in Florida) ma si tenga conto che l’avvocato che versò il denaro alla bamboletta Stormy in nome e per conto del “ciuffone”, tal Michael Cohen, si è beccato una condanna a tre anni di galera con tanto di radiazione dall’albo professionale.
Comunque si tagli la torta, resta il fatto che Trump è il primo presidente della storia USA a essere accusato davanti alla giustizia del suo Paese: ecco perché sarà interessante verificare la solidità della sua teoria della 5a Strada. Lui, The Donald, pur parlando di caccia alle streghe, insiste che tutto ciò è funzionale e provvidenziale per rilanciare la propria candidatura ed eccitare ancor più le sue scalmanate truppe.
I grandi capibastone del partito Repubblicano definiscono la sequela giudiziaria “una mossa anti americana”. Per loro, è quanto mai difficile rinunciare al trumpismo capace di solleticare decine di milioni di voti. Ma si gioca alle tre scimmiette. Ron De Santis (Governatore della Florida) e principale avversario dell’ex Presidente per la corsa alla nomina del partito Repubblicano, è un perfetto slalomista politico: “Non so bene cosa comportino dei pagamenti occulti a una porno star per assicurarsi il silenzio su un’avventura extra-coniugale”, ha detto. Senza rispondere ai reiterati insulti di The Donald, il quale tenta di distruggerlo agli occhi degli elettori del Great Old Party (GOP), il Governatore nel contempo deplora la politicizzazione della magistratura. Per colmo d’ironia, De Santis, giurista egli stesso, afferma che la Florida non concederà l’estradizione di Donald Trump allo stato di New York, violando a sua volta una formalità obbligatoria della costituzione americana.
L’ex governatore del New Jersey, Chris Christie, invita a tagliare i rapporti con Trump e molti finanziatori del GOP chiedono a gran voce di trovare “un candidato qualunque che non sia Trump”. Giovedì sera, su CNN l’ex Vice Presidente Mike Pence ha denunciato l’accanimento del Procuratore di New York per una vicenda minore (a sua detta), insinuando che si tratta di una strategia “politica” visto che “tutti i procuratori sanno che si può portare come accusatore anche un sandwich al prosciutto”: anch’egli cavalca la tigre del trumpismo facendo finta di dimenticare che il cappio in mano ai rivoltosi del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill era destinato al suo collo.
Tuttavia… allorché le accuse saranno rese pubbliche… quando Trump dovrà presentarsi in tribunale… e nel momento in cui gli altri capi d’accusa saranno formalizzati… beh, l’ex Presidente apparirà per quello che è: un perdente che porterà la sua fazione politica a una nuova sconfitta. Di fatto, usare il trumpismo per farsi eleggere e allo stesso tempo arrampicarsi sugli specchi per distanziarsi dal suo fondatore, è un gioco equivoco che non pagherà.
Personalmente ritengo che le accuse non aiuteranno né elimineranno Trump dalla corsa alla presidenza. Magari ci saranno disordini e chiasso, ma tutto ciò sarà anche il miglior modo per perdere le elezioni 2024. Ai repubblicani, alla fine della fiera, non resterà né legge né ordine. Vero è che con Trump non si può mai predire nulla, ma penso che la teoria della 5a Strada martedì 4 aprile (e nelle settimane a seguire) conoscerà la sua confutazione nell’aula del tribunale all’angolo di una strada non lontana dalla Trump Tower.