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La sinistra woke alle prese con la sovranità alimentare

by Bruno Gravagnuolo
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La stangata di Damocle Ue pende su di noi. La commissione parlamentare preposta ha approvato la tempistica che colpirebbe il 74 per cento degli immobili italiani di classe inferiore alla D. Livello da raggiungere entro il 2033, mentre la classe E va conseguita entro il 2030. Cappotto termico, infissi, caldaie, pannelli, pavimenti. Lavori immani dal costo proibitivo. Circa 30mila euro. Una follia tecnocratica e dispotica che fin da ora minaccia il valore degli immobili e per la quale non vi sono risorse sufficienti a meno di non andare a debito privato e pubblico. E infatti la Bce è contraria e la ritiene ufficialmente una follia, vedi Lagarde, poiché sa bene che comporterebbe debito e inflazione oltre a paralisi del mercato immobiliare per aumento dei prezzi, compensabile solo da un intero e nuovo Pnrr.

Chi c’è dietro questa totale insensatezza? Le lobby eco-tecno-industria. Falchi del rigore che vorrebbero penalizzarci tassando i proprietari cittadini ritenuti titolari di privilegio, cioè l’Italia che vivrebbe sopra i suoi mezzi. Lobby immobiliari e finanza che vogliono fare incetta di immobili svalutati e non vendibili senza lavori. E infine gli psico-ecologisti maniacali e ideologici, gli stessi che per salvare il pianeta caldeggiano la proibizione degli allevamenti anche piccoli e medi per mettere i campi a riposo e senza azoto. Con le farine chimiche e la carne clonata e staminale in reattori energivori, che oggi consumano energia di un terzo superiore all’agroindustriale classico, e annullano la qualità del cibo e la bio distintintività protetta. Distruggendo la filiera agricola, come sta accadendo già in Olanda, dove vengono proibite stalle con 900 capi e anche molto meno. Il che significa poi non solo carne vegetale e bio chimica, ma anche dipendenza da sementi ogm di cui le multinazionali detengono i brevetti, e che son protetti da copyright non imitabili. Per la gioia dei contadini ricattati ed asserviti. Di là da effetti sconosciuti biologici e campi agricoli plasmati a fiorire solo con un certo tipo di sementi.

È un conglomerato di effetti che salda l’alleanza tra eco-psicotici e tecno industria alimentare, che violenta contesti e mondi vitali mutando abitudini e cancellando gusto, tradizioni e identità.

Opporsi a tutto questo è opportuno e necessario! A cominciare dal metodo oltre che dal merito. Un conto è limitare le emissioni con caldaie diverse e fonti rinnovabili, altro invece imporre dall’alto utopie tecnologiche tipo Città del Sole e cibo chimico con Ukaze e invasioni striscianti di cibi con etichette microscopiche, che distruggono la nostra piccola impresa con consorzi e posti di lavoro.

Sovranità alimentare significa questo, non certo sovranismo protettivo. E questa è una battaglia popolare che vede al centro campesinos e indios in tutta l’America Latina. Contro le multinazionali dilaganti che ricattano e impongono cibo e sementi.

Quanto all’attacco agli immobili ora comincia la battaglia in Parlamento. Si lotterà su tempi ed esimenti. Una delle quali resta per ora l’impossibilità tecnica o economica dei singoli paesi ad attenersi alla nuova normativa, fino a nuovo ordine. Vaghe eccezioni che non cambiano le cose. E allora due cose per finire. Primo: sono distratti e superficiali quelli che dicono “tanto non passerà questa legge”; struzzi disinformati e svagati, preferiscono rimuovere tutto, come stupide pecore al macello. Secondo: che fa la sinistra già colpevole fin qui di subalternità tecnoindustriale ed eco perbenista? Eccola l’altra bancarotta ideale che rende la sinistra invisa di bel nuovo.