Il Merlo, insieme al Pettirosso e al Passero, è forse l’uccello passeraceo più conosciuto dagli Italiani, intesi come abitanti della penisola del Mediterraneo che reca il nome di Italia, dove il Merlo è noto perché è pressocché sedentario. Esso è infatti facilmente riconoscibile per la livrea nera e per il cinguettio familiare e gradevole all’orecchio umano. Il nome italiano MERLO probabilmente deriva dal termine latino classico “merula”, che è femminile, ma a sua volta mérula potrebbe derivare dal maschile “merus”, cioè semplice e puro.
Però c’è chi propende per una derivazione linguistica greca di carattere cromatico, proponendo l’etimologia dal greco “mèlas” cioè “nero”. I merli sono infatti nella quasi totalità neri. Quelli bianchi, sono tali soltanto perché affetti da “leucismo”, una disfunzione genetica dovuta all’assenza di un particolare enzima che produce la melanina. Non sono quindi “albini”… ma siamo più o meno lì, per l’aspetto finale.
La numerosissima popolazione dei merli sul territorio italiano ha dato dunque la stura, nella tradizione popolare, a numerosi detti e a leggendarie locuzioni.
Ai lettori di questi freddi giorni di Gennaio diciamo però che gli ultimi tre giorni di questo primo mese dell’Anno solare sono detti “I giorni della Merla”. Essi sono considerati nella tradizione orale i più freddi dell’anno. La leggenda che avvolge – come la nebbia – questi freddi giorni invernali è di antica estrazione centro-italica. Ma essa si è poi espansa con il tempo su tutto il territorio peninsulare e oltre. Per tutti gli Italiani quindi, dalle Alpi alla Sicilia, i giorni della Merla sono il 29, il 30 e il 31 di Gennaio.
Tra le tante leggende, a chi scrive piace ricordare quella che narra che in tempi lontani il mese di Gennaio, invidioso del merlo – che allora aveva le piume bianche – e voglioso di fargli dispetto, si fece prestare tre giorni dal contiguo mese di Febbraio, per ingannare l’uccello, prolungando il periodo del grande freddo. Una povera merla, bianca come la neve che cadeva copiosa, ma infreddolita, per cercare riparo dal gelo che imperversava, si infilò dentro un comignolo di un camino acceso. Stette così al riparo tre giorni, rimanendo viva e vegeta al caldo. Ma quando uscì dal suo nascondiglio riparato essa era completamente coperta dal nero della fuliggine. Da quel momento la nostra merla, sopravvissuta al gelo della neve, ebbe il manto fuligginoso, mentre i merli maschi suoi discendenti nacquero sempre di colore nero, per opporsi vittoriosamente al bianco del gelo.
Si narra anche che in base ai Giorni della Merla si possa prevedere come sarà il clima nel resto dell’anno. Nel senso che, più sono freddi i tre giorni di fine mese, più sarà clemente la primavera e favorevole il resto dell’anno, a partire dalla vicina Candelora del giorno 2 di Febbraio.
Parlando però dell’attualità, noi possiamo dire soltanto che – salvo ribaltoni meteorologici – il freddo in realtà anche quest’anno sembra ormai già passato. Le minime da qualche giorno sono tornate sopra lo zero. E – se nei tre giorni della Merla il freddo darà tregua – il resto dell’anno sarò meteorologicamente turbolento. Ci mancava anche questo!
Meno male però che, a sostenere le nostre speranze, ci soccorre un altro detto popolare meridionale. Eccolo: “Si nun chiov a’ Cannelòra, o’ Vierno more”. Cioè: se non piove alla Candelora, l’inverno finisce. Staremo a vedere, quindi…