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La lettera di Leopardi da Torino a Napoli

by Piera De Prosperis
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Un’iniziativa meritoria del Ministero della cultura! Finalmente abbiamo di che complimentarci.

Il 19 maggio 2022 la Soprintendenza archivistica e bibliografica del Piemonte e della Valle d’Aosta comunica alla Regione Piemonte e alla Città metropolitana di Torino che, se il Ministero della cultura non eserciterà il diritto di prelazione, sarà possibile acquistare una lettera autografa di Giacomo Leopardi al cugino Giuseppe Melchiorri di Roma. Due pagine in quarto, mm. 210 x 160. La lettera è ripiegata e imbraghettata all’inizio del primo volume dell’Epistolario di G. Leopardi, Le Monnier, 1883. Data 29 agosto 1823. Prezzo diecimila euro.

Ma il Ministero della cultura ha esercitato il diritto di prelazione e la lettera è andata ad arricchire il fondo Leopardi della Biblioteca Nazionale di Napoli che custodisce in originale l’opera del poeta ed oltre il 90% delle lettere inviate da Leopardi a parenti ed amici. Come detto, la lettera è stata rinvenuta piegata e montata su striscioline di carta o di tela ripiegata (brachette) nel volume dell’Epistolario del poeta. Quindi nel volume la lettera non era contemplata ma qualcuno, forse uno zelante bibliotecario, ha voluto chissà quando e come riempire questa lacuna inserendola nel testo.

Intanto a Napoli, cinquant’anni dopo la morte del poeta, avvenuta nel 1837, l’amico Ranieri aveva disposto il passaggio per lascito testamentario alla Biblioteca Nazionale di Napoli di tutti gli autografi. Solo nel 1907 il prezioso archivio troverà dimora nella nostra città, dopo una lunga controversia giudiziaria e una verifica compiuta da una commissione presieduta da Carducci per accertarne l’autenticità. Oltre agli autografi della maggior parte dei Canti, delle Operette morali e di tutte le sue opere in prosa, il fondo comprende l’epistolario e materiali preparatori come schede di lavoro, annotazioni bibliografiche, programmi di lettura. Insomma una produzione sterminata che ancora non è stata tutta pubblicata.

Cosa dice Leopardi al cugino, il marchese Giuseppe Melchiorri? Questo l’incipit:

Caro Peppino, Veramente le amicizie o non si dovrebbero mai stringere, o strette che fossero non si dovrebbero mai rompere. Sono però ben certo e bene persuaso che la colpa in ciò non sia stata vostra.

Nella lettera si citano la rottura con Pietro Visconti, con cui nel 1824 Melchiorri avrebbe fondato le “Memorie romane di antichità e belle arti”, la morte di Papa Pio VII e il successivo conclave. Le lettere tra i due cugini coprono un arco di tempo di circa dieci anni. Del caro Peppino, Giacomo traccia questo ritratto in una lettera al padre Monaldo: veramente non è un cattivo giovane, anzi è più di tre volte buono, e smaniosamente infatuato della letteratura assai più di quello che sia mai stato io medesimo (Roma, 29 nov. 1822). Nella lettera, quasi a conferma dei comuni interessi, si riporta la discussione tra i due cugini sulla collezione dei classici latini edita da Pomba, editore torinese, tra il 1818 e il 1835, dal titolo “Collectio Latinorum scriptorum cum notis”.

L’epistolario ci svela il Leopardi privato, il suo percorso di crescita umana e culturale, i suoi interessi, gli affetti sicuri su cui contare. La riflessione sull’amicizia con cui si apre questa epistola ritrovata rivela la conoscenza dei classici: Leopardi doveva conoscere il Laelius de amicitia di Cicerone e le Epistulae morales di Seneca. In entrambi gli autori del passato il valore dell’amicizia è fondamentale ed eterno, quando c’è comunanza di sentimenti. Anche Leopardi sembra su questa lunghezza d’onda. Le vere amicizie non dovrebbero mai rompersi. “Nulla è tanto adatto alla natura umana e tanto conforme sia alla buona che alla cattiva sorte. Chi osserva un vero amico, osserva l’immagine di se stesso” (Cicerone).

Maria Iannotti, direttrice della biblioteca così commenta: “Si ringrazia la Direzione Generale Biblioteche del Ministero della Cultura , che con il suo intervento ha permesso dal 2018 ad oggi l’acquisizione di ben 6 lettere leopardiane di particolare interesse bibliografico e storico  e questa non è da meno”.