HO VISTO UN RE. Ha visto un re! Ah beh, sì beh…Un re che piangeva seduto sulla sella…Piangeva tante lacrime…Ma tante, che Bagnava anche il cavallo…Povero re…E povero anche il cavallo!…Sì beh, ah beh, sì beh, ah beh.
Così cantava Enzo Iannacci nell’anno 1968, un testo di Dario Fo con quel suo stile inimitabile fatto di una leggerezza melanconica e graffiante, improvvisamente urlata.
Si era nel pieno dei favolosi anni Sessanta che avevano intanto già ceduto il passo alla Contestazione giovanile che aveva scosso e risvegliato l’Europa intera, prima che l’Italia. Il bel paese era intanto era appena uscito dal Boom Economico della Lira forte e credibile nel mondo. In quegli anni la squadra di Calcio del Savoia, che in passato ha portato sulla maglia anche lo stemma dei Savoia, poi opportunamente stilizzato – era tra le squadre più vincenti della Campania e vantava un curriculum di tutto rispetto, a partire dalla sua antica fondazione, avvenuta nell’anno 1908 dell’Italia post umbertina di Vittorio Emanuele III per l’iniziativa di un gruppo di industriali di molini e pastifici di Torre Annunziata, detta allora anche la patria dell’arte bianca.
Non a caso il colore fondamentale del Savoia è bianco, come la farina.
Basti pensare che la squadra del Napoli – quello che oggi detta legge in Italia e in Europa con Spalletti e i suoi boys – fu fondata soltanto circa venti anni dopo (!) nell’anno 1926, durante il quarto anno dell’Era fascista, regnante ancora lo stesso Vittorio Emanuele III.
Questo re, detto anche “sciaboletta”, per la sua modesta statura, fu poi una sciagura per l’Italia. Ma anche una vergogna, per la sua precipitosa fuga che lo portò da Roma a Bari ad imbarcarsi e prendere il largo, lontano dalle macerie di una guerra persa e da un paese semidistrutto, stremato e ridotto in ginocchio dalle bombe alleate. Forse fu quello il giorno della morte della Patria, come afferma il giornalista e storico Ernesto Galli della Loggia.
Ma – tornando all’attualità – il vostro cronista deve precisare che il Re, o almeno l’aspirante Re, Principe ereditario Emanuele Filiberto di Savoia, lo ha visto davvero camminare sull’erba sintetica del campo Sportivo Bellucci di Pompei nel pomeriggio freddo, al limite del gelo, di Domenica 22 Gennaio 2023. E non era una visione onirica né una allucinazione, perché l’augusta persona di Emanuele Filiberto – a piedi e non seduto sul cavallo – ha sfiorato il vostro umile cronista, che ha potuto osservarne da vicino la figura giovanile, leggera ma ingrigita, di ex ballerino della Soap Opera nella TV nazionalpopolare.
E la sua mano salutava volentieri, mentre il suo volto visibilmente soddisfatto distribuiva sorrisi al risuonare delle grida ripetute che piovevano dagli spalti – “Evviva Filiberto! Forza Savoia!” – e che le sue orecchie forse percepivano per esteso, come: “Evviva Filiberto di Savoia!”. Il vostro cronista era appostato dietro la rete tra i tifosi torresi, accorsi in grande numero, almeno triplo rispetto a quello dei tifosi pompeiani, per assistere alla partita del Campionato di Eccellenza tra il Pompei Football Club e il Savoia.
Entrambe le squadre sono redivive sul rettangolo di gioco. Il Pompei dopo venti anni di assenza. Il Savoia dopo una parentesi prolungata di sconfitte sportive sul campo, e non solo, durata alcuni lunghi anni. Fino al fallimento e al successivo “ripescaggio” avvenuto soltanto quest’anno, per la stagione calcistica 2022-2023.
Anche il Pompei in verità è stato “ripescato” quest’anno, ma c’è da dire con chiarezza che per il Pompei il Campionato di Eccellenza rappresenta un punto di arrivo, addirittura inatteso Invece per il Savoia l’ Eccellenza dovrebbe rappresentare soltanto un punto di ri-partenza verso le tre Serie maggiori, come la Serie D, la Serie C e la Serie B, nelle quali il Savoia nella sua lunga vita ha militato con successo, fino a raggiungere il titolo di Campione dell’Italia Meridionale. Era il campionato di Serie A 1923-24 e in quella occasione la Finalissima fu vinta dal Genoa. Ma ecco la sconfitta rimediata oggi dal Savoia, messo sotto dal Pompei – che non ha mai vinto niente di che in particolare – con uno schiacciante 4-0. Un poker di ottima fattura calcistica che non fa ben sperare per il futuro, almeno per questo Campionato.
Con buona pace di Emanuele Filiberto di Savoia, anzi del Savoia Calcio, che conserva, nonostante tutto e nonostante Filiberto, una straordinaria tifoseria. Essa si è però divisa sulla opportunità della presenza al vertice della squadra di calcio del principe ereditario.
Che dire a questo punto? Semplicemente che Enzo Iannacci chiudeva la canzone così:
“…E sempre allegri bisogna stare. Che il nostro piangere fa male al re. Sì beh, ah beh, sì beh, ah beh.”