Una nutrita e qualificata delegazione del Comitato SOS Scafati – di recente costituitosi, ma già molto attivo da ben prima che l’amministrazione Salvati andasse a infrangersi da sola sugli scogli della Politica politicante – si è incontrato con il vertice del Parco Archeologico di Pompei. Il Comitato vanta tra i partecipanti, oltre che numerosi, autorevoli e impegnati cittadini scafatesi e non, anche varie Associazioni locali, oltre che la Sezione scafatese Valle del Sarno dell’Associazione nazionale L’Altritalia Ambiente, riconosciuta dal Ministero competente e, per certi aspetti, vicina al dicastero diretto dal Ministro Sangiuliano.
I delegati del Comitato SOS Scafati sono stati ricevuti dal Direttore Generale Gabriel Zuchtriegel, affiancato dall’architetto Anna Onesti dello staff tecnico del Parco pompeiano. Va dato atto al giovane Direttore pompeiano della capacità di cogliere tempestivamente l’attimo, anche in chiave di “politica” gestionale, facendo quello che non ha saputo fare il Sindaco scafatese disarcionato.
Zuchtriegel, infatti, ha fornito ampie delucidazioni sullo status – peraltro davvero complicato – della gestione degli immobili demaniali costituenti il complesso borbonico, dichiarandosi pronto a interloquire fattivamente con il Commissario prefettizio D’Acunto appena insediatosi al Comune di Scafati, per definire le sorti della loro gestione.
E ciò, dopo avere concordato con la Soprintendenza mista di Salerno i rispettivi ruoli e competenze, per disposti normativi concorrenti, ma anche collidenti. Ma questa è questione tutta interna ai BBCC.
Tema dell’incontro è stato il riscatto e il rilancio del Polverificio nella interezza – quindi Fabbricato monumentale e Parco dei platani – con una finestra speciale di attenzione per la Comunità scafatese, nell’incontro rappresentata dal Comitato SOS Scafati, che spera in un ruolo attivo, anche nel futuro del Complesso monumentale, dopo la sua apertura al pubblico.
Il complesso borbonico, costituito dal grande corpo di fabbrica che fa da ingresso monumentale allo sterminato parco annesso, è vasto ed esteso per circa dieci ettari. Lo stesso Parco, caratterizzato da uno straordinario viale di platani – anch’esso in sé un monumento vegetale – con la sua lunghezza di circa mezzo chilometro, si sviluppa tra l’asta fluviale del Fiume Sarno e il seicentesco Canale Bottaro, circondato da un alto muro, oltre il quale svettano i platani secolari, che contrassegnano i siti borbonici, generalmente.
Il terminale del Parco monumentale è il suo fronte postico, rappresentato dallo stesso muro, ubicato esattamente sul confine segnato dalla antica Via Astolelle, che divide la Provincia di Salerno dalla Provincia di Napoli e, quindi il Comune di Scafati dal finitimo Comune di Pompei, da cui si accede al Parco attraverso un ingresso di servizio preesistente nel muro e recentemente riattato.
Il Direttore del Parco Archeologico di Pompei è stato il primo – tra gli Enti che il Comitato SOS Scafati aveva individuato come interlocutori – a dichiararsi disponibile all’incontro, che si è svolto proficuamente.
Oggetto dell’incontro era comunque in primis lo stato di grave e colpevole abbandono in cui il Palazzo monumentale versa oggi, dopo innumerevoli depredazioni. Sono sopravvissuti ai furti, casualmente, un busto di Ferdinando II di Borbone e sei cannoni, tratti da una batteria di 24 cannoni dell’artiglieria borbonica rinvenuti nel 2009 nelle acque del Porto di Napoli (!). I cannoni furono poi acquistati dal Comune di Scafati, che all’epoca curava il Polverificio come un fiore all’occhiello e volle depositarli a fianco alla Chiesetta di S. Barbara, situata nel cortile posteriore del Palazzo.
Altri tempi davvero, poi seguiti da tempi di abbandono e incuria. Eppure il Polverificio presenta il proprio ingresso nel pieno del territorio comunale di Scafati, lungo la via Pasquale Vitiello, sulla quale si affaccia anche la ottocentesca Villa Nunziante sostanzialmente coeva al Polverificio.
La Villa fu costruita più o meno con l’avvio dell’attività di produzione delle polveri da sparo occorrenti all’Esercito Borbonico che Ferdinando II di Borbone aveva voluto edificare lungo le sponde del Sarno. Il Re chiamò poi a guidarne le sorti il gotha della intellighenzia meridionale, nel segmento della fisica meccanica, della balistica e, quindi, dell’artiglieria militare.
Fu tra questi esperti il colonnello Alessandro Nunziante, appartenente ad una tra le famiglie nobili regnicole più apprezzate da re Ferdinando II, anche perché suo padre Vito Nicola Nunziante nell’anno 1815 era stato protagonista della fucilazione di Gioacchino Murat, sbarcato a Pizzo Calabro alla disperata ricerca di uomini e armi per riconquistare il potere e Napoli.
Una fucilazione tormentata, in quanto Vito era stato al servizio di Re Gioacchino come colonnello e ne aveva ammirato le doti di coraggio indomito in battaglia.
Ma procedette a una fucilazione che potremmo definire “lealista”, seppure generosa – secondo i rigorosi canoni morali del tempo – che risparmiò il viso al condannato a morte, su sua stessa coraggiosa richiesta.
La vicenda, umanamente drammatica, ha poi dato origine al famoso detto napoletano, forse cinico, ma vero: “Giuacchìno facett’ ‘a Legge e Giuacchìno fùje acciso.”
La digressione – fatta ad uso del lettore – serve però a far capire meglio perché il Comitato SOS Scafati in più di un comunicato ha definito il Polverificio borbonico un Monumento Identitario per Scafati. Opportunamente, ad avviso di chi scrive.