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Tetracloroetilene a Benevento, la relazione dell’Arpac agli Enti

by Flavio Cioffi
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Si chiama Tetracloroetilene (PCE), se supera i valori limite rende l’acqua non potabile ed è stato rinvenuto in alcuni campioni prelevati dall’ASL nel comune di Benevento nel mese di novembre 2022. Ne è seguita una polemica fra gli Enti a vario titolo coinvolti che non ha aiutato i cittadini a capire quale fosse la reale situazione e quali rischi stesse eventualmente correndo. Per provare a fare chiarezza ci siamo rivolti al direttore tecnico dell’Arpac, Claudio Marro.

Cosa è successo esattamente?

Che le analisi effettuate dal laboratorio Arpac di Benevento, appositamente accreditato e dotato di strumentazione all’avanguardia, su due campioni di acque prelevati dalla ASL nel Campo Pozzi Ben2 in località Pezzapiana a Benevento, rispettivamente il giorno 15 ed il giorno 17 novembre 2022, hanno evidenziato il superamento dei valori limite. Sono risultati non conformi anche altri due campioni di acque prelevati direttamente da Arpac nello stesso pozzo, nell’ambito delle attività di monitoraggio della qualità delle acque sotterranee, il 17 novembre 2022, uno a valle della vasca di clorazione ed uno a monte.

Poi il problema è rientrato, ma i cittadini di Benevento hanno davvero un deficit di potabilità dell’acqua?

Questa domanda andrebbe rivolta all’ASL che è l’Ente formalmente titolare della definizione della frequenza dei controlli, della data, dei punti di campionamento, dell’effettuazione dei prelievi dei campioni di acque, delle comunicazioni agli organi competenti, della verifica degli adempimenti del gestore e delle valutazioni in merito ai potenziali rischi per la salute umana.

Io posso dire che tutte le analisi effettuate negli anni da Arpac sui campioni di acque prelevati dalla ASL nel Campo Pozzi Ben2 hanno evidenziato concentrazioni di PCE al sotto dei Valori Limiti previsti dalla norma, fino a quelle del 15 novembre 2022. Questo deve rassicurare la popolazione di Benevento, cui peraltro appartengono anche gli stessi lavoratori di Arpac che utilizzano per uso potabile l’acqua del Campo Pozzi Pezzapiana.

Però l’Arpac ha anche altro da dire ed anzi lo ha scritto.

Si, il Dipartimento Arpac di Benevento ha redatto una corposa relazione tecnica inviata alla Procura di Benevento e a tutti gli Enti interessati, mettendo a sistema tutte le informazioni ed i dati disponibili in relazione alle attività inerenti nello specifico la situazione dell’acquifero denominato “Piana di Benevento” che afferiscono a tre ambiti: quello sanitario relativo all’uso dell’acqua potabile, di competenza dell’ASL; quello relativo al monitoraggio ambientale della falda, di competenza di Arpac; quello relativo al sito potenzialmente contaminato, di competenza del Comune di Benevento. I tre ambiti sono comunque connessi fra loro e, dunque, la problematica esige la massima collaborazione fra gli Enti coinvolti ai fini di tutelare la risorsa idrica, la salute umana e l’ambiente nel suo complesso.

Dalla relazione emerge anche che ci sono dei controlli cosiddetti interni effettuati dalla GESESA, gestore del servizio idrico integrato a Benevento, e dei controlli esterni effettuati da ASL e Arpac. Questi ultimi, in quanto controlli ufficiali, non di parte, hanno evidenziato i superamenti prima citati. Tengo a sottolineare che i dati analitici forniti dal Laboratorio Arpac di Benevento, che da oltre 20 anni svolge annualmente oltre 1000 analisi sulle acque potabili e la cui competenza è attestata da un organismo internazionale super partes esterno (Accredia), sono rigorosi e tecnicamente corretti, eseguiti da dirigenti e funzionari (chimici, biologi, ecc.) altamente specializzati.

 

 

L’Arpac esegue i monitoraggi delle acque sotterranee, avete mai riscontrato la presenza di PCE nei pozzi di Pezzapiana?

Ma la presenza di PCE in questa falda, anche se in concentrazioni molto più basse e non pregiudizievoli per l’uso potabile, è nota da tempo. L’Arpac l’ha evidenziata anni fa pubblicando anche uno studio in merito già nel 2017. Due anni dopo, la presenza del PCE è stata confermata dal Piano di Indagini Preliminari realizzato dal Comune di Benevento. Per questo il sito è stato definito potenzialmente contaminato ed ha comportato la redazione di un Piano di Caratterizzazione da parte del Comune di Benevento, approvato dalla Regione Campania in ultima fase nel luglio 2020.

A chi spetta eseguire il Piano di Caratterizzazione?

Al Comune di Benevento, nel rispetto delle norme tecniche di settore, ma a quanto ci risulta il Piano adesso è fermo. Il Comune deve comunicare ad Arpac quando riprenderà le attività in modo da consentire di effettuare i dovuti controlli ambientali.

Quali possono essere le cause degli sforamenti di metà novembre?

Le particolari caratteristiche chimico-fisiche del PCE, quali la scarsa solubilità in acqua, l’elevata densità e bassa viscosità, possono dare origine a stati di contaminazione per i quali è difficile individuare le sorgenti di inquinamento, in quanto la sostanza non si degrada facilmente nel sottosuolo ed i suoi accumuli nei substrati meno permeabili sono mobilizzati e trasportati lentamente in falda, a causa della bassissima solubilità. L’acquifero di riferimento, denominato Piana di Benevento, che si presenta isolato idraulicamente a nord e a sud da quelli confinanti, è caratterizzato dalla classica geometria “a catino”, con una serie di piccoli serbatoi delimitati da soglie corrispondenti a locali risalite del substrato “impermeabile” i quali potrebbero essere messi in comunicazione in corrispondenza di particolari condizioni di ricarica dell’acquifero.

Gli episodi del novembre 2022 di concentrazione molto elevata di PCE rispetto alle medie dei valori storici riscontrati in zona, potrebbero essere teoricamente attribuiti, per un contaminante dalle caratteristiche chimico fisiche del tetracloroetilene, a diverse cause tra cui la condizione di ricarica dell’acquifero, l’emungimento che potrebbe aver mobilizzato contaminante stratificato e averlo attirato nell’area dei pozzi, l’attivazione di sorgenti primarie di contaminazione (sversamenti, perdite localizzate ed altro).

E quindi come si deve intervenire?

Atteso che la risoluzione radicale della problematica attraverso la bonifica della falda necessiterà di complessi accertamenti prima (caratterizzazione, in corso) ed interventi di lungo orizzonte temporale poi (bonifica ed eventuale monitoraggio post bonifica della falda), Arpac ha suggerito, anche al di là delle proprie competenze:

  • di ricorrere all’uso di specifici filtri (carboni attivi) almeno per diminuire ulteriormente, entro un certo range, la concentrazione del PCE nelle acque;
  • di accelerare il procedimento di bonifica, con la realizzazione in primis del Piano di Caratterizzazione già approvato;
  • di valutare, per scopi precauzionali, di sostituire il campo pozzi Ben2 con altra fonte di approvvigionamento;
  • di intensificare la frequenza delle attività di controllo delle acque per uso potabile del pozzo Ben2 in modo da rassicurare ulteriormente la popolazione.