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Si è tenuto oggi al Palazzo delle Arti di Napoli l’incontro dal titolo: “Dalle ceneri di Gramsci agli Scritti corsari – Pier Paolo Pasolini”, curato dall’associazione Vivoanapoli presieduta da Emilia Leonetti. Relatore Franco Zabagli del Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux di Firenze, considerato uno dei massimi esperti “pasoliniani”. Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo fatto qualche domanda.
Come nasce il suo rapporto con la figura di Pasolini?
Fin dalla mia adolescenza, quando ho cominciato a frequentare i cineclub, il cinema d’essai nella mia città, Firenze, ho scoperto e apprezzato moltissimo il cinema di Pasolini. Poi i miei studi sono stati letterari, mi sono laureato in filologia italiana all’università di Firenze, e il mio interesse per la letteratura ha accolto anche Pasolini, che ho letto molto e continuo a leggerlo, ed è diventato certamente per molte ragioni un autore per me di riferimento. In seguito, la mia vita professionale si è svolta presso il Gabinetto Vieusseux di Firenze che ha fondato nella metà degli anni ’70 una sezione intitolata archivio contemporaneo, nella quale sono conservati manoscritti di scrittori del ‘900. Verso la fine degli anni ’80 gli eredi Pasolini decisero di conferire al Gabinetto tutto l’archivio Pasolini ed io fui incaricato di curarlo.
Se io dico: Pasolini poeta, regista, sceneggiatore, scrittore, attore, drammaturgo, è corretto?
Si, sempre perfettibile, però io sarei per suggerire l’idea che si possa dire semplicemente poeta.
Ma se, per quanto perfettibile, l’elenco è vero, allora stiamo parlando di un genio perché ha fatto quasi qualunque cosa. Ha fatto davvero qualunque cosa?
Si, direi che esprimeva in linguaggi diversi una medesima forma di adesione nei confronti della realtà.
Vediamo. Le chiedo un breve commento per ognuna delle definizioni. Pasolini poeta.
Uno degli ultimi grandi poeti italiani, forse l’ultimo insieme ad Andrea Zanzotto, a stare dentro la tradizione integra della letteratura italiana.
Pasolini regista.
Uno sperimentatore che ha piegato alle sue esigenze espressive, infischiandosene spesso e i cinefili gliene vogliono, la tecnica cinematografica.
Pasolini sceneggiatore.
Uno sceneggiatore che, con un apprendistato commissionatogli da grandi registi come Fellini e Bolognini o anche da registi di scarsa importanza, ha saputo elaborare una sua propria visione del cinema a partire dalla sua base letteraria e con una tecnica che ha in qualche maniera influenzato anche le altre sue forme espressive.
Pasolini scrittore.
Scrittore è uno dei dati iniziali. Pasolini quando decide di diventare un nome importante nella letteratura italiana porta avanti due progetti: Ragazzi di vita e Le ceneri di Gramsci. Un punto di partenza che ha continuato ad esistere fino in fondo.
Pasolini attore.
Lo ha fatto occasionalmente e direi che ha sempre messo il proprio corpo in primo piano nelle sue lotte e nelle sue modalità di espressione.
Pasolini drammaturgo.
Un grande sperimentatore anche da questo punto di vista, con una grande novità espressiva, ma che si riallaccia potentemente alla grande tradizione della tragedia classica e della tragedia tout court.
Io però, a questi, aggiungo un altro Pasolini: il politico. Era veramente di sinistra?
Questione ampiamente dibattuta. Pasolini era di sinistra perché prioritaria in lui era l’attenzione verso le fasce degli umili e dei più poveri e fortissima era per lui, cosa che mi pare si sia ampiamente persa negli indirizzi politici contemporanei, l’esigenza della giustizia sociale. Tutto questo si è evoluto in maniera complessa nell’evoluzione stessa del mondo. I cambiamenti che ci sono stati hanno messo in crisi palesemente l’idea di destra e di sinistra e Pasolini è stato il primo ad accorgersene, non solo in Italia.
In conclusione, tre consigli di lettura per i giovani.
Visto che siamo a Napoli, il trattato pedagogico intitolato “Gennariello”, che è compreso nelle Lettere luterane. Volendosi interrogare su che cosa è accaduto nella società occidentale, gli “Scritti corsari”. Per sentire una continuità con gli autori che i ragazzi studiano nelle loro scuole, “Le ceneri di Gramsci”. Perché sono scritte in terzine dantesche, perché c’è dentro Pascoli, Carducci e c’è l’ultima propaggine, girata in una direzione straordinariamente nuova ma anche straordinariamente tradizionale, della storia della letteratura italiana.