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Chi è Rishi Sunak

by Alfonso Bianchi
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L’Autore, Alfonso Bianchi, vive tra Londra e Bruxelles e ha lavorato per testate come il Corriere del Mezzogiorno, Eunews, La Stampa, prima di approdare a Europa Today.

 

Il Regno Unito ha il suo primo premier di colore e di origini immigrate, nonché il più giovane da 200 anni a questa parte. Rishi Sunak era considerato da tempo l’astro nascente dei conservatori britannici, ma nessuno avrebbe immaginato che sarebbe arrivato a guidare il Paese in tempi così rapidi. All’inizio del 2020, a soli 39 anni, fu catapultato nell’importantissima posizione di Cancelliere dello Scacchiere, il ministro dell’economia britannico, dall’allora premier Boris Johnson. Fino ad allora era stato soltanto un deputato, eletto per la prima volta nel 2015, appena cinque anni prima. Durante la pandemia Sunak, la cui eleganza e i cui capelli sempre in ordine risultavano agli antipodi dello stile a dir poco scapigliato di BoJo, è diventato il politico più popolare della nazione dopo aver speso centinaia di miliardi di sterline in misure di emergenza come il pagamento del 70% dei salari dei cittadini e l’organizzazione di generosi programmi di sovvenzioni e prestiti per le imprese. Nei periodi più bui del coronavirus e stato il volto buono dello Stato, l’uomo che ha aiutato i britannici nel momento di maggiore difficoltà, facendo arrivare gli aiuti tra l’altro puntuali come un orologio svizzero.

Da subito è stato considerato l’erede di Johnson, l’uomo che aveva creduto in lui per primo portandolo sul palcoscenico della grande politica e difendendolo nei momenti di difficoltà. E come un novello Bruto è stato proprio lui a sferrare lo scorso luglio il colpo mortale al suo mentore, dimettendosi in polemica con le sue richieste economiche per il dopo pandemia e lasciando il governo quando Johnson, già in difficoltà per il Partygate, era più debole. Fu proprio il tradimento nei confronti di BoJo, ancora popolare nella base, uno dei motivi per cui alla fine gli iscritti al partito gli preferirono Liz Truss, la candidata della continuità. Una scelta però rivelatasi disastrosa, proprio come Sunak aveva ampiamente previsto. Fu lui per primo, durante la campagna delle primarie di luglio, ad avvertire che la ricetta per il Paese della sua sfidante, che prometteva strabilianti tagli delle tasse, era solo una “favoletta” che non poteva sposarsi con la “dura realtà” del momento, con il Regno Unito (come il resto del mondo) che non aveva fatto in tempo a uscire dalla crisi del Covid che si era ritrovato in quella energetica, scatenata dalla guerra in Ucraina. Dopo l’enorme spesa pubblica del periodo dei lockdown, per rimettere in sesto le finanze dello Stato, il Cancelliere Sunak aveva per questo aumentato le tasse ai livelli più alti degli ultimi 70 anni, portando le imposte sulle società dal 19% al 25% e mantenendo l’aliquota di base dell’imposta sul reddito al 20%, annullando la riduzione prevista di un punto percentuale. Ma alla “dura realtà” i conservatori hanno preferito la favoletta che ha portato alla disfatta di chi la raccontava, ma anche dell’intera nazione. Il disastro finanziario scatenato dal piano fiscale di Truss, che tagliava le tasse (ai ricchi peraltro) senza recuperare le entrate perse, è stato la rovina della donna che sarà ricordata come la premier in carica per il tempo più breve della storia del Paese, 48 miseri giorni. Ma è stata la fortuna del suo ex sfidante, che si sarà sfregato le mani nel vedere il dramma compiersi e la sterlina precipitare ai minimi storici. “The prophet of doom”, il profeta della sventura lo ha denominato il Times quando Sunak si è candidato per sostituire la donna che lo aveva battuto e di cui adesso ha preso il posto con la promessa di rimettere in sesto l’economia. La sua scelta però non è stata sancita dal voto della base, ma è arrivata per il semplice fatto di essere stato alla fine l’unico contendente, e questo indebolisce la sua posizione davanti al partito e al Paese. Il consenso popolare se lo dovrà guadagnare, visto che il credito accumulato durante la pandemia ormai è praticamente esaurito. Né il nuovo premier potrà sperare di contare su una sorta di “effetto Obama”. Nonostante sia di colore e di origini straniere non è stato accolto dalla popolazione allo stesso modo dell’ex presidente statunitense. La sua colpa è di essere uno degli uomini più ricchi del Paese, cosa che rende difficile per la gran parte dei britannici neri o di colore, o comunque di origini straniere, identificarsi con lui. Il padre di Sunak, Yashvir, medico di famiglia, e la madre Usha, farmacista, sono nati e cresciuti rispettivamente nell’attuale Kenya e in Tanzania, prima di trasferirsi nel Regno Unito negli anni Sessanta. Entrambi erano figli di immigrati indiani che, come tanti altri connazionali, si erano trasferiti nei due Paesi dell’Africa orientale, Paesi che però con l’affermarsi dei movimenti indipendentisti negli anni Sessanta, divennero per loro sempre meno ospitali. Educato in una delle scuole private più prestigiose d’Inghilterra, Sunak ha un curriculum brillante in campo economico, con lauree a Oxford e Stanford, a cui poi è seguito un periodo di lavoro presso la banca di investimento Goldman Sachs. Proprio da quella posizione l’attuale premier ha cominciato a costruire la sua fortuna personale, che si è ingigantita con gli hedge fund. Nel 2009 si è poi sposato con l’indiana Akshata Murty, figlia di un magnate dei sofwtare di Bangalore, e proprio grazie ai dividendi che arrivano dalla società di famiglia della moglie, la Infosys, i due hanno raggiunto una fortuna complessiva di circa 730 milioni di sterline, circa il doppio del patrimonio di re Carlo III e della consorte Camilla. A Londra, dove le persone normali si trovano spesso a condividere gli appartamenti fino a 40 ma anche 50 anni, hanno una casa con cinque camere da letto a Kensington, che secondo le stime vale più di sette milioni di sterline. Questo per i conservatori, che credono nel liberismo e nel successo personale, non è certo un problema. Ma la ricchezza diventa un problema quando si vuole fare i furbi e non pagare le tasse. Ad aprile si è scoperto che sua moglie aveva dichiarato di non essere domiciliata in Gran Bretagna, risparmiando milioni di sterline all’anno in tasse sui dividendi delle azioni della società del padre. Questo scandalo era montato al punto tale da mettere in dubbio il futuro politico di Sunak, contro cui si levarono diverse richieste di dimissioni, richieste a cui Johnson non volle mai dare ascolto, difendendolo sempre. Alla fine la diatriba si è risolta con la promessa di Akshata Murty di sanare la situazione e cambiare il suo domicilio.

A rendere difficile il paragone con Obama anche il fatto che Sunak continuerà a portare avanti la linea intransigente contro l’immigrazione, linea tra l’altro messa a punto da altre due donne che come lui sono figlie di immigrati indiani provenienti dall’Africa orientale: Priti Patel e Suella Braveman. La prima, Segretario di Stato agli Interni sotto Johnson, è figlia di rifugiati scappati dall’Uganda negli anni Settanta, la seconda, che ha ricoperto lo stesso ruolo sotto Truss ed è stata riconfermata da Sunak, è figlia di immigrati arrivati sempre in quegli anni da Kenya e Mauritius. È stata Patel a scrivere le nuove, durissime, regole sull’immigrazione del post-Brexit e addirittura a elaborare il piano per deportare i richiedenti asilo che arrivano nel Paese (proprio come i suoi genitori) in Ruanda. Tutte politiche che saranno ora attuate da Sunak e Braveman.