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Cosa vogliamo

by Flavio Cioffi
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Un giornale non è mai la verità! Lo scriveva un bel po’ di tempo fa Salvatore Di Giacomo. E’ vero e guai se aspirasse ad esserlo, siamo già pieni di categorie che si ritagliano un ruolo etico e pretendono di insegnarci cosa è bene e cosa è male invece di fare al meglio il loro lavoro. Può però rappresentare un contributo di riflessione, di analisi, di approfondimento. Può essere un mediatore, un catalizzatore affinché qualcuno scriva e altri leggano cose che, secondo un progetto, vale la pena divulgare: E il progetto è quello di raccontare il nostro territorio alla nostra gente.

Un territorio devastato, abitato da persone disinformate e sbandate in un contesto materiale e di conseguenza morale in buona parte sottosviluppato e pericoloso. Come definirle? Abbiamo scelto gente, populistico quanto si vuole, ma idoneo a definire una comunità che non ha sufficiente coscienza di sé, che non riesce ad essere popolo, ed è costretta a barcamenarsi, arrangiarsi, industriarsi. Che non controlla e consente ai prepotenti di approfittarne e speculare. Per colpa dell’atavico sfruttamento, delle forme trogloditiche della produzione nel Mezzogiorno, del sistematico esproprio di sovranità da parte della classe dirigente che non dà conto di sé, per una miriade di concause che non è questa la sede per analizzare, ma resta il fatto che abitiamo una terra martoriata senza uno straccio di progetto per il futuro.

Non vogliamo essere la verità. Vogliamo offrire un contributo di informazione corretta e analisi attenta, vogliamo dare voce e visibilità a questa benedetta gente: ai lavoratori, al volontariato, all’associazionismo, al mondo professionale, alla comunità scientifica, ai controllori della legalità, alle eccellenze produttive, alla politica attenta quando c’è e dove c’è, anche tenendo un faro acceso sull’operato di chi dovrebbe programmare e controllare e di regola, ahimè, non lo fa, vuoi per colpevole inerzia, vuoi per inconfessabili interessi, vuoi semplicemente per incapacità.

Le lacerazioni del sistema sono sotto gli occhi di tutti e sono strutturali, prescindono dai singoli personaggi e dai movimenti politici o dalle amministrazioni che essi rappresentano. I modi della produzione stanno determinando nuovi equilibri sociali. Ma senza indulgere al determinismo bisogna modificare i comportamenti, prendere coscienza, pretendere che chi ci governa non se ne stia appallottolato per autodifesa come un armadillo, magari tenendosi stretto un pezzetto del nostro stipendio, della nostra salute, istruzione e via dicendo. Inerzia amministrativa anche di gestione del contingente, mancanza delle competenze necessarie, eccesso di proclami destabilizzanti, nessun investimento serio, soprattutto nessuna progettualità di lungo periodo e nessun controllo reale del territorio, sono i rischi che corriamo o forse la realtà nella quale viviamo.

Per provare a disegnare un quadro d’insieme coerente e consentire ai lettori di farsi un’idea, se non un convincimento, parleremo di:

  • Ciclo integrato dell’acqua. Dalle fonti agli acquedotti, dalla distribuzione alle tariffe, dalla depurazione al riuso irriguo della risorsa. Le gestioni pubbliche e quelle private.
  • Difesa suolo. Il rischio idrogeologico. Il rischio incendi. La prevenzione e il controllo. Le sentinelle del territorio. La manutenzione e i nuovi interventi.
  • Rischio sismico. I relativi piani. L’adeguamento infrastrutturale.
  • Controllo di legalità. Gli organismi preposti. La magistratura, le forze dell’ordine. La loro azione, la conseguente visione d’insieme. Il connesso mondo professionale.
  • Protezione civile, nelle sue articolazioni nazionali, regionali e comunali, ma anche nell’azione di volontariato attraverso le mille piccole organizzazioni troppo spesso dimenticate e male utilizzate.
  • La raccolta differenziata. Lo smaltimento. Le discariche abusive. I nostri piccoli gesti quotidiani sbagliati, i grandi interessi anche criminali.
  • Sanità. I relativi presidi. I pronto soccorso. La lottizzazione politica delle ASL. Le organizzazioni volontarie di sostegno.
  • Le attività produttive d’eccellenza (impiantistica, metalmeccanica, aerospaziale, ecc.).
  • L’università. La scuola. L’alternanza scuola-lavoro.
  • Credito, troppo spesso negato, ma anche agevolato dai consorzi e dalle associazioni interbancarie locali.
  • Cultura, se mi si passa il termine abusato e pretenzioso. La musica, l’editoria, il teatro e via dicendo.

Ossia tratteremo la politica del territorio, che significa anche, inevitabilmente, sfociare nella politica tout court..

Alla comunità professionale e scientifica chiederemo un supporto di analisi, di idee, di proposte, di approfondimento critico.

Individuare le criticità come le eccellenze, analizzarle, farle conoscere, collegare realtà diverse, nell’ottica di un approfondimento serio ed autorevole, è la finalità con la quale è nato questo giornale.

Informare perché la gente possa capire e scegliere