Ancora Pinocchio! Ancora l’eterno romanzo di formazione! Invece no, siamo agli antipodi della storia di Collodi perché il punto di vista del racconto, la focalizzazione della narrazione, è quella di Mastro Geppetto. Il falegname, uomo vecchio, solo, abbandonato da tutti, sta perdendo la memoria e la parola, precipitando nell’afasia. Gli abitanti del paese, crudeli come sanno esserlo quelli che si annoiano e cercano di dare un senso alle lunghe serate invernali, lo prendono in giro facendogli uno scherzo crudele. Gli fanno credere che il pezzo di legno che mastr’Antonio gli regala sia magico. Da quel momento Geppetto comincia a far nascere il suo bambino, immaginando per lui le avventure picaresche che vivrà.
La trama del romanzo ripercorre le vicende del burattino di Collodi: la scuola, la fata, il gatto e la volpe, l’impiccagione, Mangiafuoco, la balena… ma tutti letti senza le lenti rosa della favola. A scuola il maestro è connivente con i paesani nel prendersi gioco di Geppetto e collabora nel far credere al babbo che Pinocchio è scappato. La fatina non è che una fanciulla che passa davanti casa e sorride leggera. Il gatto e la volpe sono un cieco e uno zoppo anche loro coinvolti nel drammatico scherzo. La balena è il Pesce-cane, il padiglione di un ospedale psichiatrico dove sono reclusi coloro non suscettibili di guarigione.
Una rilettura o per meglio dire un disvelamento della storia di Pinocchio che ci mette davanti ad una realtà orribile. Soprattutto colpisce la cattiveria della comunità verso un diverso, un debole destinato a soccombere e che non trova compassione in nessuno. Estremizzazione della descrizione della vecchiaia e della malattia. Eppure sappiamo quanto sia terribile per chi ne soffre e per chi gli sta vicino, affondare nella dimenticanza e nell’afasia dell’Alzheimer, la terribile malattia piaga della terza età. Non a caso l’autore si congeda dal personaggio, in forma di lettera, ricordandone la genesi creativa suggerita dal legame infantile con uno zio particolarmente amato cui fu diagnosticata questa patologia.
Un testo diverso che pure affonda le radici nella più nota delle tradizioni, un testo angosciante, una favola capovolta.
Non c’è l’ossessione di Pietro Citati dell’iperlettore che diventa artista senza essere autore di romanzi, ma raccontando e studiando, e in qualche modo riscrivendo, i libri altrui (Di Paolo), ma come dice lo stesso autore arriva un punto della vita in cui bisogna fare i conti con Pinocchio e, complice lo stallo della pandemia, Stassi ha regolato i conti con la favola.
La dolente figura di Geppetto ha, però, un lato positivo e commovente, si ostina a credere nel futuro del suo bambino, di quanto saranno belle le avventure che vivrà, di come lui gli starà sempre vicino.
Uno scrittore dalla prosa ricca, immaginifica e metaforica. Da leggere.