Il tifo è bipolare. Parliamo di calcio, ovviamente. I tifosi oscillano tra euforie sopra le righe e fasi depressive, a seconda dei risultati della propria squadra, e quando le cose non vanno per il verso giusto, cercano il capro espiatorio. Che in generale è l’allenatore ma, a seconda dei casi, sono presi di punta volta per volta singoli giocatori, l’intera squadra, il presidente della società, gli arbitri, i poteri forti del calcio.
Non di rado la critica verso la propria società, o verso il sistema calcio nel suo insieme, si fa violenza. Una violenza che non è necessariamente legata solo ai momenti di scoramento di una tifoseria. Il substrato del tifo è l’identificazione di se stessi con i colori della maglia e con le sorti della propria squadra; un identitarismo che rasenta il fideismo, tanto più presente tra i tifosi socialmente più marginali, quelli che non riescono a guardare con serenità al proprio futuro sociale, per i quali l’amore per i propri colori è una vera e propria ragione di vita. Molti di essi sono così esasperati da vedere nei tifosi di una squadra avversa dei nemici da combattere. Proprio lo scorso primo ottobre, in Indonesia hanno perso la vita 125 persone, tra le quali molti bambini, a seguito di un’invasione di campo. La partita, Arema-Persebaya, due squadre di centro classifica dalle tifoserie rivali, si era conclusa con la vittoria degli ospiti del Persebaya per 3 a 2 ed i tifosi di casa avevano fatto irruzione sul rettangolo di gioco, scatenando l’inaudita risposta della polizia. Non è stata la prima e maledettamente non sarà l’ultima strage connessa al gioco del calcio.
Non sorprenda perciò se, tra le maglie della tifoseria più esagitata in tutto il mondo, si infiltri o provi ad infiltrarsi la criminalità organizzata. Per reclutare, per addestrare alla violenza e per selezionare la propria manovalanza, ma anche per insinuarsi nel grande business del football, utilizzando la massa d’urto delle tifoserie organizzate allo scopo di ricattare ed estorcere le società, di condizionare i risultati del campo e lucrare così sul calcioscommesse con profitti enormi. Infine, gestendo biglietti dello stadio ottenuti da società sotto ricatto ed esibendo con ostentazione i suoi rapporti promiscui con i campioni, la criminalità accresce il proprio radicamento, la capacità di assoggettamento e la forza di intimidazione sul territorio. Sotto questo aspetto, uno dei grandi, immensi meriti della lunga presidenza del Napoli di Aurelio De Laurentis sono state la determinazione e la tenacia con le quali ha contrastato l’infiltrazione della camorra nello spogliatoio e sugli spalti del Napoli. Che è poi anche la ragione delle reiterate recriminazioni di parte della tifoseria ultras verso il ‘pappone ADL’.
Non sono del tutto alieni a questi intrecci molti cronisti sportivi. Anche loro non sono immuni da minacce e pressioni violente da parte dei tifosi organizzati o dalle lusinghe para-corruttive dell’ingresso in tribuna stampa e dei rapporti amicali con gli atleti ed i membri degli staff delle società. Non vale per tutti, ovviamente, ma è difficile, specie tra i tanti giovani alle prime prove nel mestiere che scrivono sottopagati o non pagati del tutto, riuscire a sottrarsi alle pressioni dell’ambiente, fossero anche solo quelle psicologiche.
Inauguriamo dunque questa sezione ‘calcistica’ di Gente e Territorio pienamente consapevoli del dovere di stare in guardia dal lasciarci trascinare dagli umori delle tifoserie, che trovano eco sui media old e new, o che da essi stessi sono condizionati. Alla luce di una lunga esperienza da tifosi appassionati, eppure impermeabili agli sbalzi di umore tipici del tifo organizzato, analizzeremo l’andamento del massimo campionato di calcio del nostro Paese, facendone il punto per ora a cadenza quindicinale. Con un occhio di riguardo – diciamola tutta da subito – alla nostra squadra del cuore, il Napoli.
Al termine dell’ottava di campionato, in testa troviamo il Napoli e l’Atalanta, entrambe snobbate dagli opinionisti di maggior grido alla vigilia del torneo. Le squadre quotate erano invece il Milan e l’Inter per lo scudetto, Roma, Lazio e Juve per gli altri due posti di Champions. Al Napoli ed all’Atalanta, insieme alla Fiorentina, pronosticavano l’Europa League e la Confederation Cup nella migliore delle ipotesi. Per non dire dell’Udinese, neanche calcolata nelle analisi dei più ed oggi a un solo punto dalle due capolista e due punti sopra Milan e Lazio. Delle più quotate in estate, solo il Milan sta confermando i pronostici, mentre Juve ed Inter per ora annaspano.
Ha dunque chance il Napoli di aggiudicarsi finalmente lo scudetto a 32 anni dal secondo ed ultimo trionfo? Sembrerebbe di sì, pur se occorre grande cautela. Negli anni ‘ordinari’, in generale la griglia per lo scudetto è quella della dodicesima giornata quando, assestatesi le varie squadre, si possono definire la pole position e le prime file a seguire. Dalla tredicesima, parte poi la corsa fino alla trentesima giornata, durante la quale è da mettere nel conto qualche sorpasso. Arrivati ad otto giornate dalla conclusione inizia il rush finale, che decide il vincitore. Siamo solo all’ottava; per la pole position di questo campionato dovremmo quindi aspettare la dodicesima giornata. Questo però non è un campionato ‘ordinario’. Consumata la quindicesima giornata il 13 novembre, la competizione sarà sospesa per poco meno di due mesi a causa della concomitanza con il Campionato del Mondo in Qatar; quindi riprenderà l’otto gennaio, ripartendo dalla sedicesima giornata. Un campionato anomalo dunque. Per comodità definiremo – mutuandolo dal lessico argentino – la prima parte del campionato come torneo di ‘apertura’ e la seconda come torneo di ‘clausura’.
Se questo è, sì, il Napoli può vincere il torneo di apertura, quindi potrà ricominciare a gennaio dalla pole position per quello di clausura. Ma non sarà affatto semplice, delle rivali oggi in linea col Napoli, Atalanta ed Udinese, non avendo le coppe, hanno il grande vantaggio di poter giocare ogni sette giorni. Non è poco, possono preparare le partite negli allenamenti settimanali con la dovuta attenzione e corrono meno rischi di infortuni muscolari. Rispetto a loro la squadra azzurra ha tuttavia il vantaggio di una rosa molto ampia e di valore. Se mister Spalletti gestisce bene il turn over, può reggerne l’urto. È però il Milan la più attrezzata per il sorpasso: è una gran bella squadra, con un mister sapiente ed un fuoriclasse assoluto tra i suoi ranghi, Leao. Il suo limite però, almeno per ora, è proprio la dipendenza dal fuoriclasse, quando manca lui la squadra fatica a segnare. E poi, già sta soffrendo di troppi infortuni muscolari. Per parte loro Lazio, Roma, Juve ed Inter, anch’esse impegnate nelle coppe, finora hanno peccato in continuità. Insomma il trofeo di apertura è alla portata del Napoli. Conterà poco e niente, ma comporterà il vantaggio di poter ri-allenarsi in piena serenità nel mese e mezzo di intermezzo. Senza fare drammi se magari il prossimo tredici novembre starà a pari punti con altre squadre o dietro di qualche punto.
Due segnalazioni per chiudere. L’ottava giornata è stata quella della prima volta di un arbitro donna in una partita di serie A: la Maria Sole Ferriera Caputi è stata inappuntabile, complimenti. Ed è stata anche la giornata in cui è saltata la seconda panchina della serie A, dopo Stroppa del Monza è stata la volta di Giampaolo della Sampdoria ad essere esonerato. Ci risentiamo tra quindici giorni, buona salute a tutti.