Sessantotto pagine fitte suddivise in venti capitoli formano il programma elettorale del Terzo Polo, l’aggregazione politica nata dalla unione di Italia Viva con Azione, la cui leadership è stata affidata a Carlo Calenda. L’Italia è un Paese le cui energie sono da troppo tempo represse e soffocate da ideologie di tutti i tipi e dalla mancanza di meritocrazia e pari opportunità.
Negli ultimi 30 anni la produttività totale dei fattori (la misura di “quanto bene funziona la nostra economia”) è rimasta sostanzialmente ferma, e così anche il reddito pro-capite e i salari reali. Il Terzo Polo si propone di sbloccare questa condizione, assegnando tale ruolo alla cosiddetta Agenda Draghi, vale a dire l’azione pragmatica di riforma avviata dal primo ministro ora dimissionario nel corso dei diciotto mesi del suo governo.
Le ragioni di questa involuzione politica del nostro Paese sono chiare: dapprima i conservatorismi e poi i populismi (di destra e di sinistra) hanno impedito all’Italia di realizzare quelle riforme profonde che erano necessarie per rilanciare la crescita e sfruttare le opportunità della globalizzazione.
Compito della politica è mettere tutti sulla stessa linea di partenza, e lasciare che ognuno possa dispiegare liberamente il proprio potenziale. proponiamo un Programma che abbia tre obiettivi generali: favorire una crescita economica inclusiva e sostenibile, allargare le opportunità per tutti e semplificare radicalmente la vita ai cittadini.
Si propone di introdurre il salario minimo, come prevede la direttiva europea, detassando anche i premi di produttività per incentivare la crescita delle retribuzioni aggiuntive connesse al miglioramento della competitività. Inoltre, dopo il primo rifiuto di una occupazione, va eliminato il reddito di cittadinanza; l’attuale configurazione costa oltre 20 miliardi di euro all’anno, e determina occupazione solo per il 4,5% dei percettori.
Per la ripartenza della produttività il Terzo Polo propone zero tasse per i giovani che avviano un’attività imprenditoriale, indica la necessità di misure per facilitare la crescita dimensionale delle imprese e per stimolare l’innovazione tecnologica e gli investimenti, aiutando le imprese a trovare forze di lavoro qualificate, completare le riforme sulla concorrenza.
Per il Mezzogiorno la proposta prevede un rafforzamento delle istituzioni, il completamento dell’alta velocità, il rilancio delle zone economiche speciali, la centralità dei porti meridionali nel disegno dello sviluppo, fare del Sud l’hub energetico del Paese, aumentare la diffusione di internet.
Su energia e ambiente il primo obiettivo, nel breve periodo, è quello di raggiungere autonomia dal gas russo; nel medio periodo è necessario ridurre del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030 con fonti rinnovabili, mentre nel lungo periodo occorre includere il nucleare nel mix energetico per arrivare ad “emissioni zero” nel 2050.
Per la transizione ecologica occorre ridurre l’impatto del trasporto merci e diminuire l’uso di mezzi privati inquinanti, abbassare i consumi di energia, migliorando l’efficienza energetica degli edifici. Andrà finalmente affrontata la crisi idrica realizzando nuovi invasi e bacini, ristrutturandola rete idrica e promuovendo un piano per il riuso delle acque di depurazione. Vanno realizzati almeno 70 impianti per il trattamento dei rifiuti, per un investimento pari a 10 miliardi di euro.
Bisogna semplificare il rapporto tra Stato e cittadini: il manuale di istruzioni per la compilazione della dichiarazione dei redditi è composto di 341 pagine, una spia molto chiara di una inutile complicazione che allontana la trasparenza e che rende complessa qualsiasi operazione che il cittadino deve effettuare quando entra in relazione con lo Stato. Tutto il ricavato che deriva dalla lotta alla evasione fiscale deve essere utilizzato per ridurre il carico fiscale di chi paga le tasse.
La giustizia deve essere riorganizzata completamente per assicurare lo svolgimento celere dei processi. La magistratura deve essere valutata sulle prestazioni, come accade per tutti i mestieri. Nella sanità vanno finalmente introdotti i livelli minimi di assistenza, e, nel caso in cui le Regioni non siano in grado di assicurarli, deve subentrare lo Stato. Va varato un piano straordinario per ridurre le attese per le prestazioni specialistiche, per invertire una tendenza che la pandemia ha certamente peggiorato, con gravi danni per la salute pubblica.
Nella scuola il programma propone di portare l’obbligo scolastico da 16 a 18 anni, rimodulando complessivamente i cicli: si termina un anno prima il corso delle scuole superiori in modo tale da allinearci con tutti gli altri Paesi occidentali. Va reintrodotto il processo di valutazione, congelato dai governi Conte, e vanno superate le situazioni di svantaggio territoriale, soprattutto con riferimento alla dispersione scolastica. Le Università vanno trasformate in fondazioni private con capitale interamente pubblico. La ricerca di base deve essere rilanciata con maggiori risorse disponibili.
Sui diritti particolare attenzione viene posta ai diritti delle persone con disabilità ed al riequilibrio della condizione femminile soprattutto sul mercato del lavoro, con incentivi alla imprenditoria femminile e con misure per la riduzione del gender gap salariale. Bisogna implementare il percorso avviato con il Family Act dal Governo Draghi, per sostenere l’educazione dei figli, l’introduzione di incentivi per il lavoro femminile, la riforma dei congedi parentali.
Va riformato il terzo settore, che ormai svolge una serie di compiti fondamentali per l’area dei diritti sociali: deve essere messo in condizione di affrontare le sfide del nostro tempo con la capacità di valorizzare le esperienze delle diverse figure professionali coinvolte. Nella pubblica amministrazione devono essere favoriti i processi di modernizzazione, la valutazione del merito, la capacità di guidare processo amministrativi complessi come la realizzazione degli investimenti del PNRR.
Nel delicato settore dell’immigrazione occorre allo stesso tempo combattere l’immigrazione clandestina realizzando però nello stesso tempo interventi e politiche per la integrazione dei migranti regolari nella società italiana. A tal fine si propone l’istituzione di un Ministero delle Migrazioni, per coordinare ciò che oggi avviene in modo non raccordato sotto l’egida di amministrazioni differenti.
Il Programma del Terzo Polo abbraccia molte altre tematiche e testimonia una vivacità di analisi e proposta che costituisce oggi un patrimonio prezioso, in un panorama della politica che francamente è schiacciato più sulla ricerca del consenso per governare che non sulla capacità di maturare proposte per affrontare i problemi del nostro tempo.
Non si discuterà di queste proposte, molto probabilmente, ma si tenderà di più a valutare la geografia del posizionamento di questa forza politica rispetto alle altre tre polarità che si confrontano in questa vicenda elettorale. Mancano i luoghi di una discussione articolata, come erano i comizi e come erano i confronti nei circoli politici. Si parla sostanzialmente di niente. E su questo niente ci stiamo confrontando.
1 comment
Grazie a Pietro Spirito per la chiarezza e sinteticita di questo articolo che ho letto con grande interesse. Personalmente, mi auguro che questo pezzo possa essere ripreso da molti altri canali d’informazione perché gli elettori meritano di avere tutte le possibili informazioni al fine di andare a votare con la “coscienza” e non con “l’istinto viscerale delle contrapposizioni”: stiamo scivolando su una china assai pericolosa la cui inclinazione, allorché sarà misurata, risulterà essere tardiva e impervia da riscalare. Grazie Sig. Spirito!
(Guido Mondino – Montreal, Canada)
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