L’architetto Bruno Discepolo è da anni assessore all’urbanistica e al governo del territorio della Regione Campania. In questi giorni fioccano le polemiche su alcune scelte regionali in materia di rigenerazione urbana, siamo quindi andati a trovarlo per capirne di più.
Se dico rigenerazione urbana cosa rispondi?
Rispondo che, aldilà di tanta retorica, è una scelta che necessita di molta onestà intellettuale. L’urbanistica come sistema volto a costruire regole per la trasformazione di aree libere in aree urbanizzate è alle nostre spalle e dobbiamo voltare pagina: consumo di suolo zero e recupero del patrimonio esistente, in moltissimi casi sottoutilizzato, dismesso, in obsolescenza, in eccesso. Penso alle aree ferroviarie oramai sovradimensionate, agli spazi militari, alle aree industriali dismesse. Ma questa rigenerazione non avviene a costo zero, anzi il recupero è più costoso della nuova costruzione e non può farsene carico la mano pubblica da sola. Occorrono regole per incentivare il mercato e costruire le necessarie condizioni di convenienza e sostenibilità economica e finanziaria.
A che punto è la legge regionale?
Stiamo finendo di aggiornarla, Assessorato al governo del territorio e Ufficio legislativo della Regione, discutendone con la Commissione che nel frattempo il presidente De Luca ha voluto seguisse tutti gli elementi più innovativi della legislazione regionale e che ci aiuterà anche in termini di semplificazione del testo. Conto che entro la fine di settembre questo lavoro sarà completato e quindi di poterla presentare di nuovo al Consiglio regionale a partire dall’inizio dell’autunno, sarebbe un ottimo risultato.
In che modo la nuova normativa incentiverà il mercato?
Prima di tutto, con una serie di semplificazioni dei procedimenti e del sistema su cui si regge la pianificazione, anche comunale. E qui operiamo un grande cambiamento passando dalla doppia componente – strutturale e operativa – al solo Piano strutturale obbligatorio per i Comuni, lasciando alla loro discrezionalità di dotarsi di un Piano più complesso. Poi con alcune premialità, oramai presenti in tutte le Regioni italiane: una demolizione e ricostruzione può arrivare fino al 35% di incremento fra superfici e volumi; riduzione degli oneri concessori e via dicendo. Elementi di incentivazione che non devono più, come è stato fino ad oggi, rappresentare elementi derogatori ma essere assorbiti nella disciplina di Piano che deve già prevederli naturalmente. Questo può spostare l’asse. Una volta si individuavano le aree per la nuova edificazione, oggi tentiamo di limitarle a quasi niente favorendo la riqualificazione con le premialità che consentono all’operatore privato di trovare convenienza economica.
Alcune Associazioni ambientaliste, a cominciare da Italia Nostra, però sono contrarie.
Aldilà di atteggiamenti tra l’ideologico e il pregiudiziale, credo che spesso non si conoscano nel merito le norme e le questioni. Nelle more della discussione in aula della legge regionale, che mette insieme il paesaggio, il territorio, l’urbanistica, l’edilizia, l’ambiente e una serie di elementi collaterali come la pianificazione delle aree industriali, commerciali e quant’altro, in queste ore siamo in Consiglio regionale con una norma di quattro articoli in tema di semplificazione edilizia e di rigenerazione urbana in cui, da un lato, tentiamo di mettere ordine in una disciplina diventata abbastanza caotica negli ultimi mesi (bonus, super bonus, ecc.) e, dall’altro, inseriamo due norme sulla rigenerazione urbana con le quali tentiamo di passare dalla vecchia concezione del Piano Casa ad una nuova disciplina che troverà una sua specificità nel Testo Unico.
Ma si inserisce in questo quadro la proposta di De Luca sulla nuova torre della Regione dietro la ferrovia?
No, riguarda un possibile progetto per la città di Napoli, del quale si parla poco e male, che è sostanzialmente un progetto trasportistico che si sta studiando da anni. Italferr lo ha elaborato nell’ambito di un accordo tra Regione, Sistemi Urbani, EAV ed altri, e riguarda la trasformazione dell’HUB trasportistico di Piazza Garibaldi con interventi di grandissimo interesse. Si arretra la stazione della Circumvesuviana che completa Piazza Garibaldi. Si copre il trincerone che da Corso Garibaldi arriva fino a binari di via Galileo Ferraris. Si trasforma tutta l’area attuale del deposito merci-pullman che è a fianco della stazione. Si canalizza sottoterra la vecchia uscita dell’autostrada NA-SA e si realizza lì un sistema di smistamento stradale, di parcheggi auto e bus, e in superficie va tutta un’area verde sul fascio dei binari. Nel progetto, Sistemi Urbani vuole trasformare una parte di volumetrie in volumetrie di sviluppo immobiliare con nuove funzioni ed ha chiesto al Comune di Napoli di rivedere la norma urbanistica di quell’ambito. In questo quadro si è inserita la proposta del Presidente De Luca di comprendere tra le volumetrie la nuova sede della Regione, per evitare la dispersione sul territorio. Oggi gli uffici regionali vanno da Fuorigrotta a via Don Bosco, via Marina, Santa Lucia, Centro Direzionale ecc. Altra cosa è dire che sia il luogo più adatto, ci può essere un’ipotesi diversa, ma è un discorso che riguarda le scelte urbanistiche della Città di Napoli.
Da est a ovest: Bagnoli. E’ cambiata la prospettiva?
La prospettiva è certamente cambiata e va dato atto al Governo di aver preso atto del fallimento dell’idea del Commissario di emanazione governativa che avrebbe da solo risolto le contraddizioni di Bagnoli. Aver dato al Sindaco la possibilità di governare il processo di rigenerazione può rappresentare un nuovo inizio. E’ in corso da parte del Sindaco una verifica complessiva e noi come Regione stiamo cercando di dare una mano. Non è facile e ancora non intravediamo con chiarezza tutti gli elementi, anche se la prossima settimana dovrebbe tenersi una cabina di regia per sancire la ricostruzione di Città della Scienza e le transazioni per eliminare tutto il contenzioso in atto, paradossalmente, tra organi statali e comunque pubblici.
Transazione avvenuta dopo la sentenza penale di assoluzione generale.
Si, forse anche questo ha potuto incidere favorevolmente, cercando di mettere un punto fermo ad una stagione avvelenata in cui il problema era di andare a cercare i colpevoli piuttosto che capire quali potevano essere le soluzioni ai problemi complessi. Una criminalizzazione che non aveva davvero nessun senso nei confronti di personaggi che sappiamo essere dei galantuomini, come Tino Santangelo e molti altri.
Lasciamo Napoli, tre criticità regionali.
La prima, sicuramente, è quella del decollo della Città Metropolitana. Il futuro della nostra regione è in gran parte affidato alla possibilità che questa riesca ad esprimere fino in fondo tutte le sue potenzialità e diventi un luogo di produzione complessiva, di attrattività e di competitività. Una seconda sfida riguarda le cosiddette aree interne, che reclamano giustamente un aiuto a ridefinire il proprio ruolo nell’ambito di equilibri territoriali complessivi. Dobbiamo arrestare processi come lo spopolamento e l’invecchiamento di queste aree e rimetterle al centro di un progetto di valorizzazione innervandole di funzioni e di servizi. Altro tema importante è quello dello sviluppo della rete delle città intermedie. Una rete di una ventina di città, indicate nella nuova programmazione regionale 2021/27 Verso un’agenda territoriale della Regione Campania, che dovranno assumere il ruolo di poli urbani, cioè di luoghi di aggregazione di aree target che nel loro insieme, in una logica di area vasta, costituiscano dei poli che restituiscano forza al nostro territorio regionale.