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LAVAGNA. Città di mare, crocevia di genti e storie diverse

by Ivana Dondero
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L’Autrice, nata a Lavagna, è esperta nella gestione di progetti “smart city”.

 

Lavagna, il Borgo del Castello / dell’anatra nera, / madre feconda di molti uomini illustri, / rispecchiante l’incanto dei suoi orti e / delle sue colline, / l’eleganza dei suoi grandiosi palazzi.

 

La storia

Culla di nobili tradizioni, Lavagna vanta un passato di gloriosi condottieri, pittori, poeti e scrittori che hanno immortalato la propria gente e la vita di terra e di mare. Tra questi Lord Byron, che piantava sulla spiaggia di Cavi Borgo di Lavagna il giglio marino che da allora cresce lungo la riva.

La città nasce come un piccolo borgo sviluppatosi in epoca romana con il nome di Lavania. Contea dei carolingi e soggetta successivamente ai vescovi di Genova, fu roccaforte feudale del nascente ramo nobiliare della famiglia dei Fieschi creando, fino al 1198, una sorta di indipendenza anche da Genova. Questa famiglia, che avrà come sede il vicino borgo di San Salvatore di Cogorno, costruirà un vasto dominio nobiliare nel Levante ligure, ed essendo i maggiori proprietari fondiari e detentori delle decime del patrimonio vescovile, influenzerà profondamente le sorti della città.

La decima, infatti, permette di avere il controllo della produzione locale ed è perciò strumento di sviluppo del territorio, mentre la gestione delle chiese e delle pievi fa sì che i detentori divengano i protettori naturali delle comunità locali e acquisiscano una autorità che nel tempo li rende padroni della via marittima e delle altre vie commerciali. Nobili, ricchi e potenti i Conti Fieschi di Lavagna si consolidano nei loro feudi impalmando le loro donzelle con principi e feudatari e allo stesso tempo costruiscono alleanze con Genova, che ne riconosce le prerogative al punto di concederle un privilegio singolarissimo, ovvero che il “maggior nato della famiglia sedesse sopra gli Anziani presso il Duce”.

Alla Famiglia appartengono anche due pontefici – Innocenzo IV e Adriano V – di cui persino Dante fa menzione nella Divina Commedia facendo dire al secondo, Ottobuono dei Fieschi, “Intra Siestri e Chiaveri s’adima una fiumana bella, e dal suo nome lo titol del mio sangue fa sua cima” (Purgatorio, XIX, v. 100-102)

 

 

 

Le architetture

Ma ai Fieschi, oltre che lo sviluppo della città, si deve anche il patrimonio architettonico, fatto di chiese ed edifici civici costruiti nel XIV e XV secolo, che gli stessi hanno curato e preservato negli anni.

Tra i più importanti, la “Basilica di Santo Stefano”, sede pievana dal X secolo e collegiata dal 1610, ricostruita intorno al 1653 sotto la direzione dell’architetto ticinese Giovanni Battista Ghiso. L’edificio barocco mutò l’orientamento in modo più scenografico con la facciata verso sud e la città. I due campanili, uno rivolto a mezzogiorno e uno a levante per difendersi dalle incursioni dei Turchi, furono completati nel 1657, mentre la facciata marmorea, finita nel 1936, completa questo splendido edificio preceduto da un sagrato decorato con le “rissue”, tipici ciottoli di mare policromi.

 

 

Nella zona sottostante la Chiesa, si può ammirare il Porticato Bignardello realizzato nel 1897 dal concittadino Nicola Bignardello per congiungere, senza passare dall’ampia scalinata della chiesa, la piazza al monumentale cimitero ubicato alle spalle della basilica, che per pregio artistico è considerato secondo solo al cimitero monumentale Staglieno di Genova.

Altra architettura di rilievo è il “Santuario di Nostra Signora del Carmine” costruito tra il 1617 e il 1631 ad opera dei carmelitani scalzi. Riaperta al culto religioso nel 1806 dopo la soppressione dell’ordine religioso per i decreti napoleonici, subì notevoli interventi di restauro e rifacimento nel 1835. L’annesso convento, oggi di proprietà comunale, è sede della biblioteca civica “Giovanni Serbandini Bini”.

E ancora il “Santuario di Nostra Signora del Ponte”, che deve il suo nome al fatto di essere stata costruita ai piedi di un antico ponte in legno – poi trasformato in pietra ad opera di Ugo Fieschi – che attraversa la fiumara Entella. Dopo vari rimaneggiamenti è stata riedificata nel 1492 con pianta a navata unica e un campanile in stile simil gotico che raggiunge i 40 metri di altezza e ospita un concerto di 8 campane.

 

 

Tra gli edifici civici il più noto è “Palazzo Franzoni”, eretto nel 1696 e oggi sede del municipio, uno dei più importanti nel panorama lavagnese. Originariamente appartenente ai marchesi Franzoni, fu dapprima occupato nel periodo napoleonico dalle truppe francesi, in seguito convertito ad ospedale per fronteggiare alcune violente epidemie e poi dal 1907 adibito a struttura alberghiera. Nel 1931, grazie ad una sottoscrizione popolare, venne acquistato dal Comune di Lavagna che ne ha fatto la sede del Municipio.

Ancora la “Casa Carbone”, inserita nel patrimonio del F.A.I. e impreziosita da un raffinato arredamento ottocentesco, che ospita una interessante pinacoteca.

Infine, la “Torre del Borgo” la cui edificazione risale al XVI secolo come torre di avvistamento e di difesa. Dopo vari usi, compresa un’abitazione con annessa cappella gentilizia, è ora sede della “Galleria artistica dell’ardesia” e della “Collezione Alloiso”, dove si possono ammirare opere in ardesia e ceramica oltre a reperti archeologici provenienti da varie parti del Tigullio.

 

La città

Una città di mare, ricca di storia, vicende e personaggi che l’hanno portata negli anni ad un florido sviluppo. Sede di uno tra i più importanti porti turistici internazionali del Mediterraneo, centro nevralgico del distretto industriale della nautica da diporto, Lavagna riveste un ruolo da protagonista nell’economia territoriale del Golfo del Tigullio. Il binomio costa-entroterra, con i suggestivi itinerari che si spingono dal mare alle retrostanti colline, e i percorsi volti alla scoperta della Val di Fontanabuona costituiscono importanti prerogative dell’offerta turistica complessiva della città.

Lavagna è nota anche per la produzione di ardesia – la famosa pietra grigia originariamente chiamata “lavagna”, alla quale deve il suo nome – che veniva usata già intorno all’anno mille quando si era sviluppata una vera e propria attività estrattiva ed anche prime forme di commercializzazione aldilà dei confini locali via mare. Dalla seconda metà del Novecento l’attività estrattiva si è trasferita nell’entroterra, nella Valle di Fontanabuona. E non si può non ricordare che si tratta della lavagna di scuola, sulla quale scrivevamo con il gesso e poi cancellavamo con il cancellino di feltro.

Ma Lavagna è di più. E’ una città ricca e particolare, dove camminando negli antichi “caruggi” si può assaporare quell’aria di mare che la caratterizza e sentire quel freddo pungente che ti penetra nelle ossa e non ti lascia più sino a primavera. Una città dove il sole raramente d’inverno spunta, dove la pioggia ti bagna continuamente e dove camminando nei “caruggi” ti accorgi che “quell’espressione un po’ così” non è solo la frase di una splendida canzone di Paolo Conte, ma anche la caratteristica tipica di Lavagna.