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Pompei Scavi: il maxiappalto della Casina dell’Aquila

by Federico L. I. Federico
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Pompei Scavi: ci siamo ormai con il Maxiappalto di ristorazione nella casina dell’Aquila in Pompei Scavi. Si aspettano gli sviluppi della gara.

Prima di inoltrarci però nella cronaca dell’imminentissimo appalto qualche parola bisogna spenderla su quel fabbricato monumentale dal vago sapore neoclassico e dal nome singolare che dal Diciottesimo secolo domina gli Scavi di Pompei, da qualunque parte ad essi si volga lo sguardo da lontano, nel territorio della Città moderna.

Prendiamo quindi a prestito in autocitazione l’incipit del volumetto, ignoto ai più, dal titolo “CASINA DELL’ AQUILA – Recupero di una immagine” che fu pubblicato in occasione della Mostra storica e del Restauro, eseguita con Fondi FIO-BEI, che ne accompagnò la inaugurazione, nell’anno 1985. “Eretta sul fronte meridionale della collina della Civita che dal suo grembo ridava alla luce in quegli anni l’antica Pompei per l’attonita e attenta emozione di eruditi e ‘antiquari’ del secolo dei lumi la ‘Casina dell’Aquila’ – costruita con ogni probabilità tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX – si staglia con autorevole naturalezza sullo sfondo delle ultime, degradanti verdi balze pedemontane del territorio vesuviano, cui orograficamente appartiene la collina della ‘Civita’ originata da una colata lavica preistorica, su cui sorse l’antico insediamento umano che doveva poi dar vita all’osca Pompei.”

Abbandoniamo ora il testo del Volumetto di quasi quaranta anni fa piluccandone le notizie essenziali e quindi leggiamo che la presenza della Casina dell’Aquila è praticamente contemporanea allo svolgersi della vicenda storica degli Scavi Pompeiani, essendo stata costruita nel loro “…cuore geografico, quasi a picco sulla antica e sottostante Via dell’Abbondanza”. Registriamo inoltre che una Pianta generale degli scavi, eseguita intorno al 1812 forse da Pietro La Vega, allora Direttore degli Scavi di Pompei, riporta la Casina dell’Aquila “…costeggiata da una strada che, attraversando l’area archeologica da Nord a Sud, univa (…) l’entroterra vesuviano con la strada Regia che da Napoli portava a Salerno”, incrociando poco più avanti – in località Valle di Pompei – la direttrice che da Nola portava a Castellammare nel luogo che oggi ospita il Santuario di Pompei e il centro storico della Città moderna.

Certamente, allora non c’era ancora il megacentro turistico MAXIMALL POMPEII, oggi in corso di costruzione a Torre Annunziata. Sarà pronto per il prossimo anno 2023. Cioè domani. Siamo atterrati precipitosamente nella realtà odierna, in divenire imminente, perché con il MAXIMALL saranno costretti a fare i conti dei flussi turistici di visitatori e avventori soprattutto i futuri, anzi prossimi, gestori della Casina dell’Aquila, dopo che si saranno aggiudicati il Maxiappalto per l’accoglienza turistica nella Casina dell’Aquila. Essi si dovranno scorciare le maniche e immaginare un’accoglienza diversa dedicata a un turismo diverso da quello del “mordi e fuggi” via da Pompei. Soprattutto in orari in cui il flusso turistico non è sottoposto a tour de force verso le più accoglienti mete Sorrentine e Capresi, cui si aggiungerà quella Torrese del MAXIMALL. Oggi ancora in costruzione, ma servito già da un casello autostradale ad hoc – non ancora inaugurato, anche se pronto all’uso – che scaricherà i flussi turistici su gomma quasi “dentro” il MAXIMALL. Anzi – a modesto parere di chi scrive – decisamente “troppo dentro” per non arrecare gravi disagi alla circolazione stradale extra Autostrada NA-SA. Ma chi vivrà vedrà e la chiudiamo qui.

Tornando invece al Maxiappalto, la sua denominazione, riportata sul sito della CONSIP, la partecipata pubblica al 100% e in prima linea per il PNRR, è la seguente: Affidamento in concessione dei servizi di ristorazione, caffetteria e catering presso l’edificio noto come ‘Casina dell’Aquila’

Un Appalto di Servizi che prevede un contratto avente a oggetto “i servizi di ospitalità per il pubblico dei visitatori degli Scavi” per un Valore totale stimato di circa diciotto milioni di euro, Iva esclusa, per una durata prevista di sei anni. Ecco il Maxiappalto, cui parteciperanno infatti Maxisoggetti concorrenti che abbiano realizzato, negli ultimi tre esercizi finanziari un “fatturato specifico annuo medio per la somministrazione di alimenti e bevande non inferiore a due milioni di euro”. I Maxisoggetti dovranno offrire un rialzo sul canone annuo di concessione – previsto in poco meno di centomila euro per anno – nonché Royalty di varia tipologia ed entità tratte dai ricavi delle vendite. E’ però prevista una facilitazione per l’avvio, con riduzione alla metà del canone annuo e delle royalty, limitatamente al primo anno di concessione. Un MAXIAPPALTO per MAXISOGGETTi, dunque.

Tutto Chiaro? Fino a un certo punto… Perché la variabile imprevista è la presenza del MAXIMALL alle porte della Città antica.